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Venti nuove Dop e Igp nel 2011 Italia leader nelle Denominazioni

Nel 2011 sono 20 le nuove produzioni italiane registrate (14 nel secondo semestre) tra frutta, verdura, salumi e formaggi, che portano a 239 i nostri prodotti certificati. L’Italia si aggiudica così la medaglia d'oro per numero di Dop e Igp. Seguono la Francia con 188 prodotti e la Spagna con 156

di Mariella Morosi
31 gennaio 2012 | 17:07
Venti nuove Dop e Igp nel 2011 
Italia leader nelle Denominazioni
Venti nuove Dop e Igp nel 2011 
Italia leader nelle Denominazioni

Venti nuove Dop e Igp nel 2011 Italia leader nelle Denominazioni

Nel 2011 sono 20 le nuove produzioni italiane registrate (14 nel secondo semestre) tra frutta, verdura, salumi e formaggi, che portano a 239 i nostri prodotti certificati. L’Italia si aggiudica così la medaglia d'oro per numero di Dop e Igp. Seguono la Francia con 188 prodotti e la Spagna con 156

di Mariella Morosi
31 gennaio 2012 | 17:07
 

ROMA - Sono venti i nuovi prodotti nel paniere agroalimentare italiano di qualità, di cui 14 registrati nella seconda parte del 2011, e battezzati al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali alla presenza del ministro Mario Catania. Un riconoscimento che dimostra come tradizione e innovazione siano determinanti per il rilancio del settore.

Sono la Farina di castagne della Lunigiana Dop (Toscana), la Formaggella del Luinese Dop (Lombardia), il Fagiolo Cuneo Igp (Piemonte), i Fichi di Cosenza Dop (Calabria), la Porchetta di Ariccia Igp(Lazio ), il Prosciutto Amatriciano Igp (Lazio), la Liquirizia di Calabria Dop (Calabria), la Coppa di Parma Igp (Lombardia ed Emilia Romagna), la Brovada Dop (Friuli Venezia Giulia), il Carciofo Brindisino Igp (Puglia), l'olio Seggiano Dop (Toscana), l'olio Terre Aurunche Dop (Campania), la Ciliegia dell'Etna Dop (Sicilia ) e il formaggio Salva Cremasco Dop (Lombardia ).



I quattordici prodotti che si aggiungono a quelli già registrati nel primo semestre 2011 - 20 in totale, 14 Dop e 6 Igp - confermano la leadership della qualità italiana in Europa con 239 prodotti registrati con il coinvolgimento di 80mila aziende e un fatturato di produzione di 6 miliardi di euro. Seguono la Francia con 188 prodotti e la Spagna con 156.

Il Rapporto Qualivita-Ismea 2011 sulle produzioni italiane Dop, Igp e Stg è stato presentato all'Anteprima Dop, svoltasi al Mipaaf, da Egidio Sardo direttore dell'Ismea - Istituto di servizi per il mercato agricolo, da Mauro Rosati segretario della Fondazione Qualivita, da Giuseppe Liberatore presidente Aicig (Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche) e da Alberto Mattiacci, professore ordinario di Economia e gestione delle imprese presso l'Università La Sapienza di Roma.

Il rapporto rappresenta una novità assoluta nell'ambito dell'analisi dei dati socio-economici del comparto agroalimentare italiano dei prodotti di qualità perché riunisce le competenze sviluppate dall'Osservatorio di Qualivita e da quello dell'Ismea fornendo nuovi strumenti e spunti di riflessione per monitorare ad ampio raggio un settore in continua evoluzione. La raccolta dei dati relativi al 2010, effettuata presso i consorzi di tutela e gli organismi di certificazione con il supporto dell'Università Sapienza di Roma, ha permesso l'elaborazione di informazioni utili alle imprese, ai consorzi,alla distribuzione,alla ristorazione ed anche alle istituzioni pubbliche.



«Non potevamo mancare - ha detto il ministro Catania - ad un appuntamento come questo che ci riporta l'attenzione alla realtà del nostro sistema agroalimentare che vede questi prodotti a denominazione di origine come la punta di diamante di una sistema produttivo tutto orientato alla qualità. Noi oggi li festeggiamo, ma non dobbiamo mai perdere la percezione complessiva che tutto il sistema Italia è caratterizzato da un'altissima connotazione qualitativa che purtroppo spesso è messa a rischio dalla contraffazione, che viene operata sia nel mercato interno che in quello estero. Negli ultimi 25 anni abbiamo fatto grandi passi per il riconoscimento europeo del nostro patrimonio agroalimentare, nonostante le continue resistenze incontrate, vincendo molte battaglie anche a Ginevra in sede Wto. Ma proprio questa realtà ci dà il senso di quanto ci sia ancora da fare. Sarebbe infatti utile programmare i volumi delle produzioni comunitarie, eliminando le disfunzioni e gli andamenti irregolari del mercato, e nello stesso tempo stabilità di prezzi,ma è anche importante informare il consumatore finale perché l'origine dei prodotti deve essere leggibile in etichetta».

Il Ministro ha anche ribadito l'impegno di mettere prossimamente in cantiere tutta una serie di operazioni a tutela del Made in Italy, invitando tutti gli organi di controllo a continuare a vigilare. «Quello delle certificazioni Dop e Igp - ha detto Mauro Rosati di Qualivita - è un modello di successo, e non è cosa comune, grazie all'impegno delle persone, per il sistema pubblico dei controlli, per le aziende che accettano di farsi esaminare e per l'azione degli organismi dei produttori. Ma ora ci sono altre sfide da affrontare. Dobbiamo saper imporre i nostri modelli anche in Europa. Facciamo la Pac della qualità ma non ci sono né osservatori né strumenti di monitoraggio o di controllo. Dobbiamo anche affrontare le istanze di alcuni Paesi nordici che accusano alcuni prodotti di contenuti eccessivi di grassi. Ricordiamo tutti la proposta dei semafori rossi e verdi. Questa sarà una battaglia che i consorzi dovranno affrontare e che rischia di penalizzarci».

Rosati ha anche sollevato il problema di un eccessivo affollamento di certificazioni, che non possono e non devono crescere all'infinito.Tutte le produzioni devono essere produttive, devono cioè essere una realtà viva di mercato. Impensabile che una piccolissima produzione possa essere valorizzata all'estero quando il consumo non è sufficiente nemmeno nel mercato interno.In questi casi perché non sostituirle? Un altro problema sul tappeto è la prospettiva della cessazione dei contributi alle imprese e l'agricoltura per sopravvivere dovrà essere remunerativa. Problema questo sempre più sollevato in varie sedi ma che - per Rosati -potrebbe essere affrontato allargando il target di chi non chiede qualità - come i giovani più attratti dal fast food - e dall'altro puntando alla garanzia di qualità.

Classico esempio è quello dell'Aceto balsamico di Modena, prima dell'Igp nel caos di produzioni incontrollabili e che ora a soli due anni dalla certificazione si è insediato nella top ten dei primi 15 prodotti Dop e Igp. Significativo il dato che le nuove 20 denominazioni del 2011 vedano coinvolte 7mila aziende per 20 milioni di fatturato: un'ulteriore dimostrazione come in un momento di crisi ci sono molte imprese italiane che scelgono di investire in qualità. Per Egidio Sardo dell'Ismea nel settore delle certificazioni i numeri confermano una costante evolutiva sia rispetto al 2010 (+14%) sia al 2009.

«Un periodo di recessione - ha detto - potrebbe far contrarre i consumi interni anche se la qualità è sempre più richiesta e allora l'attenzione dovrebbe essere concentrata sull'export: una valvola di sfogo che potrebbe incidere su circa un terzo dell'intero settore agroalimentare». Sul Rapporto 2011 come frutto della sinergia di vari soggetti si è soffermato Giuseppe Liberatore dell'Aicig. «In un contesto tanto dinamico - ha sottolineato - sono necessarie informazione e comunicazione trasversale. Serve anche un monitoraggio sulle produzioni Dop e Igp sui mercati internazionali, perché i prodotti certificati che di fatto non esistono rappresentano un elemento critico per tutto il sistema». Una targa di riconoscimento è stata consegnata dal ministro Catania alle associazioni e ai comitati che hanno permesso l'ottenimento delle nuove 14 registrazioni.


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