«Non può esistere una riforma del lavoro che dia soluzioni uniche per tutti. C'è da augurarsi che il piano di interventi che il Governo vuole mettere in atto tenga conto delle specificità di alcuni comparti produttivi, come quello del turismo. Bene invece l'idea di favorire l'occupazione femminile e il superamento del dualismo fra nord e sud con sgravi fiscali e migliori servizi anche nel settore della formazione».
Lo sostiene Lino Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio (Federazione italiana pubblici esercizi), nel commentare l'intervento al Consiglio Ue del Lavoro e politiche sociali del ministro del Welfare Elsa Fornero.
«L'elevata flessibilità organizzativa, produttiva e manageriale - spiega ancora Stoppani - è fondamentale per la vita delle imprese della ristorazione e di intrattenimento che la Federazione italiana pubblici esercizi rappresenta (in Italia sono più di 290 mila e occupano oltre 950mila addetti, producendo una ricchezza pari a 38 miliardi di euro all'anno) e pensare di rendere più costosa la flessibilità in questo comparto significa stroncare sul nascere qualsiasi tentativo di uscita dalla crisi della ristorazione».
Le ipotesi di riforma al vaglio del Governo rischiano di buttare all'aria una legislazione consolidata e adeguata alle esigenze del settore, sia per le imprese, sia per i lavoratori. Il settore del turismo ha delle peculiarità che lo distinguono da altri contesti produttivi come ad esempio quello dell'industria: non conosce pause,
festività, stagioni e orari. Le imprese del settore turistico devono, infatti, confrontarsi con flussi della domanda che cambiano continuamente anche nel corso della stessa giornata ed è evidente che per rispondere a queste esigenze ci sia bisogno di rapporti di lavoro elastici e variabili nel tempo, impossibili da coniugare solo con contratti unici o a tempo indeterminato.
Soluzioni che abbiano come obiettivo finale, in ogni caso, la stabilizzazione del contratto di lavoro, mal si concilierebbero con le esigenze del settore, soprattutto ove dovessero comportare il sacrificio di forme di rapporto di lavoro, dal contratto a termine, al lavoro a chiamata solo per citarne alcune, che pure hanno consentito la buona flessibilità e la emersione di molti rapporti irregolari. Basti pensare che nel settore turismo ogni anno vengono assunti circa 70mila lavoratori con un contratto di lavoro intermittente.
Fipe guarda con estremo interesse alla riforma dell'apprendistato, non come strumento unico, ma come contratto di riferimento 'aggiuntivo” a quello dei contratti flessibili. è importante che Governo e parti sociali convergano sull'idea che questo sia lo strumento 'principe” per l'ingresso nel mondo del lavoro e che vada ulteriormente esteso e siano rafforzati gli incentivi contributivi e fiscali.
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