D'accordo. Il gesto di affondare il cavatappi nel sughero e stappare lentamente la bottiglia rimane un momento poetico, fa parte della nostra cultura legata al vino. Ma quanti problemi ci danno questi tappi, con il sughero sempre più raro e a caro prezzo, la qualità del tappo sempre più scadente, la possibilità che il vino non venga conservato bene e 'sappia di tappo”.
La ricerca di soluzioni alternative al sughero è sempre di attualità: tappi di vetro, tappi sintetici o tappi a vite in alluminio? Questi ultimi - secondo molti esperti - sono i più comodi e a buon mercato. In Italia sono però ancora poco utilizzati. Sarà perché molti si ricordano i tappi a vite degli anni Sessanta e Settanta, quelli che chiudevano bottiglioni o bottiglie con vino di scarso valore, da osteria.
Sempre secondo gli esperti, il tappo a vite avrebbe poco da invidiare al sughero per la sua capacità di conservazione del vino. Meglio ancora: il sughero lascia leggermente passare l'aria (si dice che 'il vino è vivo e deve respirare”), invece il tappo a vite crea una barriera impenetrabile che evita in modo assoluto l'ossidazione del vino. Senza contare che poi si può chiudere e aprire la bottiglia ogni volta che si vuole, con estrema facilità.
Non sono un tecnico e quindi devo anch'io credere a quello che dicono i tecnici, i quali sostengono sempre più convinti che il tappo a vite non è più un tabù. In altre nazioni - soprattutto quelle che da pochi anni si sono affacciate al mondo del vino - questa tipologia di tappi è la norma. Da noi è ancora un'eccezione, ma non è detto che a lungo andare troveremo sempre più bottiglie chiuse in questo modo. Non storciamo il naso prima di aprirle e di avere assaggiato il contenuto, che è poi quello che conta. E lui solo, a prescindere dall'etichetta e dal sistema di chiusura della bottiglia.