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Concreto, determinato, creativo Lo stile culinario di Claudio Sadler

Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Sadler dell'omonimo ristorante di Milano, che ci ha svelato i suoi sogni e segreti: da cosa voleva diventare da grande agli ingredienti che non mancano mai nel suo frigorifero

di Clara Mennella
vicedirettore
 
22 dicembre 2012 | 12:35

Concreto, determinato, creativo Lo stile culinario di Claudio Sadler

Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Sadler dell'omonimo ristorante di Milano, che ci ha svelato i suoi sogni e segreti: da cosa voleva diventare da grande agli ingredienti che non mancano mai nel suo frigorifero

di Clara Mennella
vicedirettore
22 dicembre 2012 | 12:35
 

Claudio SadlerL'eccezionale percorso professionale di Claudio Sadler (nella foto) è di quelli che potrebbero mettere soggezione, invece la sua persona e la sua cucina sono solidi e rassicuranti, i suoi piatti sono ad 'alta definizione” con tutti gli ingredienti riconoscibili e la sua creatività esalta, valorizza, sublima e non stravolge.

La sua carriera è iniziata a16 anni e non ha mai conosciuto flessioni, le tappe sono state innumerevoli, tra queste: i Jeunes restaurateurs d'Europe, dei quali è stato co-fondatore; la presidenza dei ristoratori milanesi; la consulenza per importanti aziende e la pubblicazione di cinque libri di ricette. La sua casa è a Milano, nel ristorante che porta il suo nome e sul quale brillano due stelle Michelin, affiancato dal 'Chic'n Quick” dal taglio più informale.

Lo stile Sadler si può apprezzare anche attraverso il servizio di banqueting e all'interno del polo fieristico di Rho (Mi) nell'elegante 'Sadler in Fiera” ma... si può anche imparare! Perché Claudio si dedica da anni all'insegnamento con grande generosità presso 'Q.B. Centro di cucina enogastronomico” da lui fondato.

Con l'apertura di due ristoranti Sadler a Tokio e a Pechino è diventato uno degli ambasciatori del migliore italian style culinario. Privilegia da sempre la leggerezza degli ingredienti, forse per questo un'esperienza culinaria da Sadler... 'mette le ali”.

Da bambino cosa sognavi di diventare?
Volevo fare lo chef… o il chirurgo, ma per la seconda opzione c'era troppo da studiare e io non amo stare troppo incollato sulla scrivania. Mi piaceva l'idea di salvare le persone, fare del bene alla gente era la mia missione… ma il chirurgo era troppo complicato quindi fare lo chef infondo significava in realtà ottenere pur sempre lo stesso risultato, in maniera diversa ma in fondo il concetto base non cambiava.

Il primo sapore che ti ricordi.
Il risotto con le croste di grana di mamma Lidia.

Qual è il senso più importante?
Il gusto. Assolutamente…

Il piatto più difficile che tu abbia mai realizzato.
Il soufflé, un piatto semplice dai mille risvolti… è come una donna capricciosa… basta un non nulla e tutto svanisce… si sgonfia!

Come hai speso il primo stipendio?
Dal dentista… in casa ai tempi non si poteva spendere molto, e il mio primo stipendio se lo assorbì il dentista!!

Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare?
Spaghetti al cipollotto di Aimo e Nadia, i tortelli di zucca di Santini del Pescatore e il sushi del ristorante Umi di Tokyo.

Cosa non manca mai nel frigo di casa tua?
Lo spumante/champagne

Qual è il tuo cibo consolatorio?
Le ostriche.

Che rapporto hai con le tecnologie?
Buono, non spasmodico!

All'Inferno ti obbligano a mangiare sempre un piatto: quale?
La trippa...

Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
Gli amici veri e le persone sincere.

Quale quadro o opera d'arte rappresenta meglio la tua cucina?
Amo Baj, perché fa dei collage oppure Pollok, aiuta la composizione libera e cromatica.

Se la tua cucina fosse una canzone quale sarebbe?
'Il mio canto libero” di Lucio Battisti.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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