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Viaggio tra le eccellenze enologiche del cantone svizzero di Turgovia

Il cantone di Turgovia, nord-est della Svizzera tedesca, al confine con il lago di Costanza, è patria d’origine di un vitigno in particolare, il Müller-Thurgau. Una terra genuina di agricoltori e di produttori vinicoli

di Luigi D’Antonio
 
22 febbraio 2013 | 16:03

Viaggio tra le eccellenze enologiche del cantone svizzero di Turgovia

Il cantone di Turgovia, nord-est della Svizzera tedesca, al confine con il lago di Costanza, è patria d’origine di un vitigno in particolare, il Müller-Thurgau. Una terra genuina di agricoltori e di produttori vinicoli

di Luigi D’Antonio
22 febbraio 2013 | 16:03
 



In una gelida mattina d’inverno, la neve rende il paesaggio calmo e monocromatico. Continua a scendere copiosa mentre neanche un raggio di un pallido sole si accinge all’orizzonte. Ci troviamo nel cantone di Turgovia, nord-est della Svizzera tedesca, il cui confine fisico è il lago di Costanza. Sebbene il clima sia rigido, qui è patria di vitigni, in particolare di uno. Quale? Primo indizio: in lingua madre, Turgovia è Thurgau. Secondo: nel 1850, nel cantone nacque l’illustre botanico enologo Hermann Müller. La storia narra che, nella seconda metà del XIX secolo, il dottore volle unire le proprietà aromatiche del Riesling con la resistenza e precoce maturazione della Madeleine Royale. Questo innesto, che vide la luce in Germania all’inizio del secolo scorso e che tuttora abbellisce le valli elvetiche, venne chiamato Müller-Thurgau.

Saxer
Tra strade ghiacciate e rami di alberi sovraccaricati dalla massiccia neve, alla riva del piccolo lago Nussbaumen sorge l’omonima cittadina che ospita la famiglia Saxer (www.saxer-weine.ch). Da secoli ivi residente, la cantina Saxer è oggi gestita dal signor Fredi e dalla moglie Carmen (nella foto) con la coadiuvazione del pater familiae Alfred che, nel 1974, diede il via a questo business ed attualmente, con maestria e saggezza, si prende cura dei vigneti. Ci accomodiamo nell’ospitale e caratteristica stanza lignea dedicata alla degustazione e l’enologo Fredi subito gradisce specificare gli archetipi della sua filosofia enologica: il progresso tecnologico va bene a patto che non alteri la genuinità del prodotto primo; non vengono seguite procedure artificiali che alterano irreversibilmente il vino. «Per fare un buon vino - dice- sono necessari quattro ingredienti: acqua, terra, luce e il calore del sole. A questi, io aggiungo il cuore».

Fredi e Carmen Saxer

Nei suoi vigneti, circa 10 ettari, coltiva anche il Grüner Veltiner, d’importazione austriaca. Si presenta di un colore giallo brillante con riflessi verdognoli, al naso emana reminiscenze di pera cotta e pesca per poi aprirsi a sentori di spezie e di pepe bianco. In bocca è rotondo, vivace con evidenti noti minerali e dotato di una buona persistenza. È un vino ben strutturato, con una corretta sapidità, mirato ad un uso quotidiano. Planando sui rossi, invece, assaporiamo una piccola verticale della pluripremiata selezione di Pinot Noir della casa, la Selection Barrique Nussbaumen. Tra tutte, segnaliamo l’annata 2009, con vinificazione a freddo e 18/20 mesi di soggiorno in botti nuove di rovere francese. Il vino è una inaspettata sorpresa: intenso, di un rosso granata, con richiami terziari di animali da caccia, cuoio e muschio. Agitando il bicchiere, si danza tra ricordi di erba bagnata e note terrose, resina e legno antico. È un vino insolito, ribelle e carismatico, complesso e dai sapori terreni di sottobosco e buccia d’uva, con un finale profondo e maturo.

Wolfer
Nella quiete della valle, lasciamo la famiglia Saxer e approfittiamo di un timido sole che solletica la neve e provoca riflessi di luce policromatici. Percorriamo all’incirca 30 km direzione sud per arrivare a Weinfelden, feudo indiscusso della famiglia Wolfer (www.wolferwein.ch). Dal paesino, si può arrivare anche a piedi attraverso una piccola striscia di bosco che permette di dominare i vigneti della vallata. Qui ci accoglie Martin Wolfer, enotecnico e general manager dell’azienda a conduzione familiare arrivata alla quarta generazione. Accolti nell’accogliente saletta, iniziamo con un Müller-Thurgau 2011. Ben bilanciato, si presenta di color giallo paglierino con sfumature verdoline, fresco e fruttato inneggia alla pera, mela verde fino ad assumere sentori più citrici e di mela cotogna. Delicatamente aspro al finale, in bocca si rivela flessibile e mediamente persistente. È l’ideale per antipasti e pranzi tra amici.

Martin ci racconta che i vitigni rossi rappresentano circa il 70% della produzione e tra questi spicca il Pinot Noir. Assaggiamo il decorato e rinomato Pinot Noir Grand Vin 2010 con uve a resa volutamente bassa (400 g al metro quadrato) e con una fermentazione dei piccoli acini più larga. Il risultato è un vino nobile, pulito, assente da difetti con eleganti aromi di bacche mediterranee e frutti scuri. Si rivela un vino compiuto, vibrante, dal tannino solido e dal fascino speziato che consigliamo conservare nella propria cantina per un altro paio d’anni. Ed è proprio l’attesa un cardine della filosofia di Martin: nel suo processo di invecchiamento, il vino viene disturbato il minimo possibile e gli viene concesso il giusto tempo.

Infine, degustiamo una gemma di alchimia enologica dedicata alla dea celtica dell’acqua Sequana. L’assemblaggio è Regent, Garanoir, Leon Millot e Pinot Noir. Dal colore rosso rubino, mostra un equilibrio tra durezza e morbidezza facendo convivere in perfetta unione i quattro vitigni. Al naso, è evidente la cannella, lo zucchero di canna e la noce moscata. In bocca è sinuoso, avvolgendo in un caldo abbraccio il palato, si confermano le nuance speziate e chiude ammaliante con tannini solidi e marcati.

Qui finisce il viaggio in Turgovia, terra genuina di agricoltori e di produttori vinicoli. Il sole infreddolito cede il posto alla luna, custode solitaria dei vitigni spogli aspettando il bacio della primavera. Si riparte e si ritorna nella svizzera francese per il prossimo viaggio.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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