L’attuale momento di forte crisi sta sconvolgendo anche il settore della ristorazione e si scopre che a sopravvivere, come al solito, non sono i più forti, laddove essere forti sovente significa anche essere mentalmente pigri, bensì i più veloci. I più veloci a leggere l’evolvente realtà e perciò ad individuare nuove rotte addivenendo in definitiva a capovolgere le minacce facendole diventare opportunità di nuovo business. È il caso del wedding.
La crisi porta “i promessi sposi” a riconsiderare la cerimonia nuziale, essa ricalibrando a fronte di un budget non più “allegro” e pingue come poteva essere fino allo scorso decennio. Ne consegue un complesso paradosso. I ristoranti specificamente attrezzati per essere “matrimonifici” con i loro “ampi saloni per sponsali”, stuoli di camerieri e folte brigate di cucina e conseguenti notevoli costi di struttura, male si adeguano ad un downsizing che nei fatti è richiesto dalla domanda. Si crea mismatch tra domanda ed offerta e la domanda, provvidenzialmente, comincia a guardarsi intorno, ad individuare ristoranti non necessariamente specializzati in “cerimonie”. Sono ristoranti atti ad erogare servizio di buon livello qualitativo ad un numero di persone che può arrivare all’incirca ad ottanta.
Ecco, ed oggi la lista degli invitati “a nozze” si aggira proprio intorno a questo numero. Parenti stretti ed amici “strettissimi” degli sposi. Cosa accade? Accade che il menu si affranca dagli stanchi (e costosi) stereotipi del classico “pranzo di nozze”. Ma perché mai antipasti caldi e freddi, tre primi, due secondi, dolci, torta nuziale, confetti e magari a ricominciare la spaghettata?! Davvero, ma perché?!
Menu più oculato, più “normale”, molto simile ad un pranzo che si consumerebbe tranquillamente in quel ristorante in un giorno qualsiasi. Anzi, addirittura opzioni, scelte demandate ad un “invitato” che sa comportarsi e che frequenta abitualmente ottimi ristoranti. Non solo, ma si pensi a quanto si nobilita l’abbinamento pietanze/vini, finalmente uscendo dal cliché che vede quasi sempre vini mediocri serviti ai matrimoni.
Insomma, un pranzo (oppure cena) nuziale che diviene il momento conviviale tra sposi ed invitati in cui non ci si sottopone a supplizi (le molte ore a tavola con pietanze e servizi approssimativi), bensì ci si delizia con un ottimo ancorché sontuoso pranzo (cena) sapendo gustare le pietanze ed i vini correttamente abbinati, potendo anche effettuare scelte “ad personam” nell’ambito di un menù che abilita alcune opzioni.
Da tutto ciò andrà anche a scaturire che il prezzo pagato è corretto, è nella norma, e non è gonfiato da irrazionale e folle mark-up perché, si sa, per il matrimonio si spende e non si bada a spese! No. No. Oggi, in tempi di perdurante crisi, alla cerimonia nuziale si spende il giusto e... si bada a spese!