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Amarone, divorzio ufficiale tra le Famiglie e il Consorzio

Un'azione forte da parte delle Famiglie dell'Amarone, contrarie alle modifiche del disciplinare proposte dal Consorzio della Valpolicella, reo di non saper valorizzare le produzioni viticole delle zone di collina

di Irma Tannino
 
06 maggio 2013 | 18:29

Amarone, divorzio ufficiale tra le Famiglie e il Consorzio

Un'azione forte da parte delle Famiglie dell'Amarone, contrarie alle modifiche del disciplinare proposte dal Consorzio della Valpolicella, reo di non saper valorizzare le produzioni viticole delle zone di collina

di Irma Tannino
06 maggio 2013 | 18:29
 

L’Associazione delle Famiglie dell’Amarone d’Arte ha ufficializzato il proprio ritiro dal Tavolo di concertazione, istituito dal Consorzio tutela vini Valpolicella lo scorso agosto, oggi durante una conferenza stampa. Le ragioni dello strappo - ultimo atto di una contrapposizione tra le Famiglie e il Consorzio che dura dal 2009, anno di fondazione dell’Associazione e che ha portato all’istituzione del Tavolo - sono da ricondurre a una decisione che il Consorzio di tutela andrà a prendere nel corso del prossimo consiglio (il 10 maggio prossimo) «mai comunicata al tavolo di concertazione», sottolineano le Famiglie.

Si tratta dello stralcio dal disciplinare di produzione dell’Amarone della Valpolicella del punto 2 dell’articolo 4 che sancisce l’esclusione «ai fini dell’iscrizione all’Albo, i vigneti impiantati su terreni freschi, situati in pianura o nei fondovalle». Una prescrizione, evidentemente, finora disattesa. Sorta di incongruenza di cui solo adesso ci si rende conto - nella necessità di un riordino per allinearsi alle leggi vigenti - e che urge sanare in qualche modo.

«Speriamo - ha detto Annalisa Allegrini, neo presidente delle Famiglie - che la nostra uscita polemica dal Tavolo di concertazione abbia clamore: riteniamo che stralciare tout court l’articolo dal disciplinare sia una sorta di condono tombale per chi in pianura pratica, indisturbato, una produzione mai consentita dal regolamento».

È praticamente la goccia che ha fatto traboccare il vaso, colmo di una insoddisfazione legata alla mancanza nel disciplinare di riconoscimenti alla vocazione diversa e superiore delle aree di collina.

«Nonostante le nostre rivendicazioni - ha aggiunto Sandro Boscaini, già presidente delle Famiglie e responsabile per l’Associazione del Tavolo - la politica di gestione non tiene più conto delle zone vocate e si adegua solo ai minimi parametri di legge. Abbiamo un approccio qualitativo e crediamo che l’Amarone debba essere prodotto in terreni vocati e non in una gestione che governi la quantità sulla base delle richieste del mercato».

Da diverso tempo si discute, dentro e fuori del Consorzio di tutela, su come governare la crescita dell’Amarone negli ultimi anni tumultuosa: da 1 milione di bottiglie del 1970, ai 2 milioni del 1996 grazie a una crescita equilibrata, poi esplosa fino a 16 milioni nel 2008.

«Si tratta di una crescita - sottolineano in coro alcuni dei 12 produttori aderenti alla Famiglie presenti alla conferenza stampa - dovuta principalmente all’aumento delle produzioni della pianura e dei fondovalle, che non ha portato un valore di fatturato proporzionato alla denominazione, visti i prezzi non adeguati a cui molte etichette arrivano sugli scaffali».

Le Famiglie, con una modifica del proprio regolamento per consentire l’ingresso di altri produttori, auspicano e invitano altri produttori di collina che ne condividano la filosofia ad aderire all’Associazione e a partecipare alla prossima assemblea del Consorzio. La situazione è decisamente delicata, ma è interesse di tutte le parti salvaguardare il marchio collettivo della denominazione.

Attualmente la percentuale di uve che è permesso mettere a riposo per produrre Amarone, indifferenziata in tutte le aree, è pari al 50% (dopo la decurtazione di un 20% imposta dal Consorzio del 2009, proprio per limitare la produzione). Un’ipotesi praticabile potrebbe essere quella di diversificare le quantità di uva da destinare all’Amarone in base alla vocazionalità dei vigneti, premiando quelli di collina e riducendo la percentuale in pianura, secondo le evidenze emerse dalla zonazione dell’area di produzione. Un’ipotesi facile da enunciare, ma difficile da mettere in pratica. Non resta che aspettare l’assemblea del Consorzio per conoscere le ragioni di indirizzo generale e burocratiche delle modifiche del disciplinare di produzione.

NOTA: L’associazione Famiglie dell’Amarone d’Arte riunisce 12 aziende storiche della Valpolicella (Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi Agricola, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant'Antonio, Tommasi, Venturini, Zenato.) e rappresenta una fetta importante nel Pil vitivinicolo del settore, con un valore del fatturato complessivo che sfiora i 37mln di euro di cui oltre l’81% destinato all’export. Tra i principali sbocchi, nell’ordine i mercati di Canada, Svizzera, Stati Uniti, Svezia, Germania.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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09/05/2013 12:49:21
3) Sono d'accordo con le Famiglie
perfettamente d'accordo con le Famiglie. Bisognerebbe anche aumentare di almeno un anno il tempo di maturazione dell'Amarone, prima di metterlo in commercio. Quest'anno, all'Anteprima a Verona dell'annata 2009, molti erano semplicemente troppo giovani. Assai meglio quelli assaggiati delle medesime annate precedenti.
Nicola Corsavi

09/05/2013 12:45:43
2) Nopn sappiamo slavaguaradre i veri patrimoni
Altro che orrore.....siamo proprio incapaci di salvaguardare i nostri patrimoni a tutti i livelli. Ma naturalmente chi fa le leggi o sono posti di raccomandazione o sono sponsorizzati dal dio denaro.E non riusciamo manco a copiare: i francesi sono decine e decine di anni che discutono su allargare la zona dello champagne e alla fine hanno deciso forse per un 3/5 % di aumento della zona a denominazione, loro si tutelano e tutelano chi è nei consorzi vari e non c'è nessuno che tenta scalate o giochetti.!!!!! Impariamo una buona volta! Comunque il mercato non premia mai i furbetti del quartierino; l'amarone di collina delle Famiglie sarà sempre una nicchia poi ci saranno gli amaroni/primitivo di Manduria da poco, che aiuteranno a stare sempre più nella nichhia i Signori delle Famiglie. In fondo bisogna ringraziere chi aiuta ad approcciare certe vini molto costosi, infatti l'aumento di bottiglie e aziende negli anni ( aumento spaventoso ) non ha fatto scendere i prezzi per nulla.......anzi, per buona pace di chi crede di fare il furbo.
marco sansone
ristoratore
ristorante
07/05/2013 18:22:42
1) Va salvaguardata la qualità
Purtroppo gira molto Amarone di scarsa qualità. Pertanto ritengo sia necessario aumentare la soglia della qualità e solo nei terreni vocati. L' amarone buono costa "giusto" peccato che molti ristoratori in Valpolicella non siano in grado di servirlo col giusto amore e la passione di chi lo produce. Solo l' alta qualità e la classe rende un prodotto entusiasmante e richiesto. Orrore, allargare la zona di produzione in pianura è come allungarlo con l'acqua.
Iseo Cristanelli



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