Per l’edizione 2013 di Chef Emergente del Sud, appena conclusa, il meritato vincitore è stato il pugliese
Danilo Vita (
nella foto), dalla bianca e magica Ostuni (Br) proveniente, mentre due sono stati i vincitori alla pari del premio per il miglior pizzaiolo emergente: Tony Sorbillo e Luigi Lombardi, portatori di cognomi che a Napoli significano “pizza” da almeno tre generazioni.
Una regola del management dice che “quando una cosa funziona, allora è il momento di cambiarla”. Ci si riferisce all’innovazione, sia essa innovazione di prodotto, innovazione di processo, innovazione organizzativa. Luigi Cremona, giammai casualmente ingegnere, insieme con Lorenza Vitali e da volenterosa, entusiasta ed abile squadra coadiuvato, ha interpretato la regola nella sua tappa napoletana del collaudato format “Chef Emergente”, ovvero la simpatica competizione riservata ai cuochi talentuosi non ancora trentenni.
Due i virtuosi cambiamenti di questa edizione rispetto alle precedenti. La location, innanzitutto. Non più gli angusti ancorché augusti locali del Circolo Savoia, al Borgo Marinari, contigui al Castel dell’Ovo dove continua a svolgersi in voluta contemporaneità “Vitigno Italia”, bensì i pregevoli e molto funzionali locali di “Cenacolo Belvedere”, al Vomero, là dove lo sguardo spazia sul Golfo di Napoli: il Vesuvio che occhieggia e Capri che si lascia ammirare da lontano. L’altro cambiamento, più corretto definirlo “aggiunta” è la collaterale competizione riservata ai pizzaioli emergenti. Ciò in apodittica coerenza verso il luminoso cammino intrapreso dalla pizza, di cui molto si è già detto qui anche di recente.
Armonico il timing sui tre giorni. Si principia la domenica pomeriggio ed è il martedì il giorno delle finali. Quattro gli chef emergenti finalisti: Mirko Balzano e Giovanni Vanacore dalla Campania, Danilo Vita dalla Puglia, e Luca Abbruzzino dalla Calabria. Minor fortuna nelle batterie eliminatorie hanno avuto i pur valenti rappresentanti della Basilicata e della Sicilia. E dalle esibizioni di questi giovani cuochi si capisce che la cucina italiana sta vivendo di gran lunga migliore di quello che sta vivendo il Paese nel suo complesso.
C’è competenza, qui espressa mediante l’applicazione mai banale di tecniche apprese nei posti giusti, la scuola ma di più e di più e di più accorti e necessari stage presso le cucine dei grandi chef. C’è passione, qui resa evidente dall’approccio allo svolgimento del tema assegnato (il profumo invitante) e del tema libero. C’è talento, palesatosi attraverso realizzazioni che per definizione non possono essere perfette ma che alla lodevole esecuzione comunque tendono.