
L'obiettivo è comune (evitare i dazi sul vino minacciati dalla Cina), ma nell'appello al Governo ancora una volta il mondo agricolo italiano si mostra diviso. Agrinsieme (il cartello delle organizzazioni agricole più importanti) ha in particolare consegnato al Governo un documento sul tema, e a distanza di poche ore lo stesso è stato fatto dalla Coldiretti, marcando ancora una volta una condizione da separati in casa.
Agrinsieme (coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari) si è rivolta al governo per sottoporgli la delicata questione dell'apertura, da parte delle autorità di Pechino, di un'indagine anti-dumping e di un'indagine anti-sussidi sull'importazione dei vini europei in Cina. In una lettera inviata al Presidente del consiglio Letta e ai ministri dello Sviluppo economico Zanonato, delle Politiche agricole De Girolamo, degli Affari esteri Bonino e degli Affari europei Moavero - e firmata anche da Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini - i presidenti di Agrinsieme chiedono un forte impegno politico per scongiurare questa eventualità.
Per le organizzazioni sarebbe fondamentale, in questo senso, innanzitutto procedere ad una risoluzione amichevole dell'indagine Ue sui pannelli solari cinesi che, come noto, rappresenta la causa scatenante dell'apertura di quella cinese sul vino europeo. «È inaccettabile - scrivono - che un settore importante per l'Ue come quello vitivinicolo si trovi a scontare le ritorsioni relative ad un altro settore, e ancora più inaccettabile sarebbe una risoluzione a senso unico, che preservi da eventuali dazi i pannelli solari prodotti dalla Cina, senza un analogo trattamento per i prodotti vitivinicoli europei».
Una posizione a cui si è aggiunta poi quella del presidente della Coldiretti, Sergio Marini (nella foto), che agli stessi interlocutori (Letta, Zanonato, De Girolamo, Bonino e Moavero Milanesi) ha rivolto un appello perchè, scrive, «il mercato cinese è notoriamente quello con maggiori prospettive di sviluppo, pertanto è evidente l’enorme danno economico-sociale che deriverebbe all’Italia, e all’Europa tutta, nel caso di decisione da parte della Cina di imporre dei dazi sull’importazione di vini comunitari».
Nel colosso asiatico si è, infatti, registrato il più elevato tasso di aumento del pianeta nei consumi, che hanno raggiunto i 18 milioni di ettolitri, tanto da aver raggiunto il quinto posto tra i maggiori paesi bevitori. «Il nostro vino - continua il presidente della Coldiretti -, simbolo di eccellenza del made in Italy nel mondo, ha una portata rilevante per il Paese; sia in termini puramente economici con 4,7 miliardi di esportazioni che rappresentano il 20% dell’intero export agroalimentare, ma anche in termini sociali, con 650mila imprese e 1.200.000 occupati nel comparto. Sarebbe dunque fondamentale procedere quanto prima ad una risoluzione amichevole relativamente alla causa scatenante, condizionando la risoluzione l’indagine antidumping aperta dalla Ue nei confronti della Cina sull’importazione dei pannelli solari ad una analoga risoluzione del dossier vitivinicolo da parte delle autorità cinesi».
Considerato però che in questa fase non è possibile dare per scontata una risoluzione amichevole della questione, Marini ammonisce che «è necessario che il nostro Paese si attrezzi per affrontare le procedure aperte da Pechino». Molte aziende vitivinicole italiane hanno effettuato la procedura di registrazione presso le autorità cinesi per essere classificate come aziende “cooperanti” nell’indagine e, nel caso di applicazione del dazio per dumping, beneficiare di una “tassa” inferiore.
«Questo percorso ha però la necessità - sostiene Marini nella lettera a Letta - di essere supportato da un’assistenza legale e sarebbe auspicabile che le aziende usufruiscano di uno studio legale unico. Se il Governo cinese deciderà di non chiudere l’indagine, il costo che le aziende dovranno sostenere sarà elevatissimo e non sarebbe giusto imputare tale onere ai produttori italiani. Chiediamo quindi un impegno del Governo perché risolva quanto prima questa imbarazzante situazione e contestualmente si faccia carico dell’assistenza legale necessaria per le aziende vinicole interessate».