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Il Castello di Buttrio e i suoi vini Nel cuore dei colli orientali del Friuli

Incontro con Alessandra Felluga che ci racconta i suoi vini di eccellenza e il Castello di Buttrio, l'exclusive country house, struttura di charme unica in tutto il nordest, circondata da 40 ettari di cui 20 produttivi

di Clara Mennella
vicedirettore
 
22 luglio 2013 | 17:36

Il Castello di Buttrio e i suoi vini Nel cuore dei colli orientali del Friuli

Incontro con Alessandra Felluga che ci racconta i suoi vini di eccellenza e il Castello di Buttrio, l'exclusive country house, struttura di charme unica in tutto il nordest, circondata da 40 ettari di cui 20 produttivi

di Clara Mennella
vicedirettore
22 luglio 2013 | 17:36
 

Alessandra FellugaIncontro Alessandra Felluga (nella foto)a casa sua, un filo di donna dai lineamenti antichi e delicati da cameo, un fascino principesco eppure semplice, una dimora che si è cucita addosso e che le assomiglia. Fin qui il racconto appare “normale” ma nel caso di Alessandra stiamo parlando di un Castello... un castello vero, come quelli delle favole con una storia che risale all'anno mille e che ha attraversato i secoli alternando periodi di splendore a periodi di distruzione fino a quando, nel 1900, divenne di proprietà della famiglia Morpurgo che ne ha fatto la residenza di campagna ma poi al castello è toccato subire le vicissitudini familiari e finire in un triste stato di abbandono culminato con la messa all'asta negli anni '80.

La sua fortuna è dovuta al fatto che tutt'intorno erano stati impiantati una decina di ettari di vigneti che godevano di buona salute, grazie anche ai terreni molto vocati e che di questi si sia interessato uno dei produttori più importanti e illuminati del Friuli Venezia Giulia, Marco Felluga, papà di Alessandra.

L'acquisto all'asta negli anni '90 fu quindi per ridare un valore a queste coltivazioni, delle quali Alessandra cominciò lo studio in maniera maniacale e appassionata, pur non avendo una preparazione specifica: «Questa era diventata la mia azienda e io volevo darle un'identità, a cominciare dal nome che ho scelto per legare il Castello alla città di Buttrio - mi racconta - Mi sono aggrappata a tutte le conoscenze che papà mi ha trasmesso con il dna, l'educazione, l'esempio e facendomi vivere sin da piccola i lavori in campagna e in azienda, ho preso questo bagaglio e con tutte le mie forze ho iniziato a studiare ogni singolo appezzamento per capire quale zona rendesse meglio per ogni singola varietà, un lavoro enorme che ho concentrato in pochi anni e che mi ha portato a scegliere di produrre una gamma molto vasta di etichette ognuna con una produzione ristretta».

Tornando a parlare del Castello, Alessandra mi racconta di avere deciso di prendersi cura di questa struttura sofferente e ferita e di aver iniziato il percorso di recupero nel 2006, facendo nuovamente leva su tutta la sua decisione per affrontare i ripetuti “fermi” imposti dalla burocrazia, coordinando personalmente i lavori insieme ad un team di architetti e scegliendo in seguito arredi, telerie e suppellettili di gusto personale, alcuni antichi e alcuni scelti fra i mobili di famiglia.

Il risultato è uno dei luoghi di charme più belli d'Italia e non solo, nel quale ha trasferito la residenza della sua famiglia e del quale ha destinato una parte importante all'accoglienza, con otto camere dal panorama ineguagliabile aperte tutto l'anno 7 giorni su 7. Così come la Locanda annessa, che propone 365 giorni l'anno una cucina territoriale curatissima e ideale da abbinare ai vini di Castello di Buttrio che nascono in vigneti coltivati con un uso dei prodotti attentissimo alla natura, a più basso impatto possibile.

Vigneti che sono stati implementati lo scorso anno dall'acquisizione di metà della proprietà vicina: «Adesso ho poco meno di 40 ettari di cui 20 produttivi - racconta Alessandra - E non mi sento assolutamente arrivata, il mio percorso continua». I vini della principessa Alessandra sono i bianchi Malvasia, Ribolla Gialla, Friulano, Chardonnay, Sauvignon, Torre Buttria e i rossi Pignolo, Merlot, Uve Carate con le etichette più rappresentative di casa chiamate Mon Blanc e Mon Rouge e un passito che lascia il segno; il Mille e una botte.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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