La crisi economica e la demagogia spicciola non vanno in vacanza. E a pagarne le spese é tutto il Paese, compresi quei comparti che, come il sistema turistico, potrebbero costituire la vera opportunitá di un nuovo sviluppo dell'Italia.
Il Governo si preoccupa giustamente dell'Expo, garantendo (tardivamente) un po' di elasticitá a livello occupazionale, ma sembra dimenticare che l'ospitalitá che possiamo offrire é, per essere buoni, inadeguata. Non ci sono piani per migliorare l'accoglienza né a livello alberghiero, né per quanto riguarda i siti turistici piú importanti. Le vergogne del Colosseo, di Pompei o della reggia di Caserta, hanno sollevato un po' di indignazione... ma tutto é finito lí.
La ristorazione aspetta ancora un progetto organico di salvaguardia della tipicitá e della qualitá, mentre a Milano si presenta ormai quasi maggioritaria con gli occhi a mandorla e pochi cuochi famosi si illudono di poter salvare l'immagine del Paese.
Del resto l'Italia é un Paese quasi alla deriva e un po' schizofrenico che fra stampa e web si permette il lusso di stracciarsi le vesti sul prezzo troppo alto (ma presente in menu!) di caffé o acqua minerale.
Ma possibile che non si valuti che un conto é pagare quei prezzi in un anonimo locale di Mestre ed un altro ai tavoli di uno dei caffé piú famosi al mondo in quella piazza San Marco che di Venezia é un simbolo? Forse troppi critici improvvisati dimenticano che il valore aggiunto che c'é in un piatto o in bicchiere non é dato solo dal contenuto (che dovrebbe essere buono a prescindere), ma anche dal contesto, dal luogo, dall'ambiente e dal servizio.
Insomma in mezzo c'é quello stile che in Italia - fra extracomunitari, fast food e recensioni stupide - rischiamo di perdere.
E tutto ció mentre il sistema turistico perde i pezzi, come i duemila dipendenti in meno denunciati da
Confcommercio in Toscana.
Ministro dei Beni culturali e del Turismo, se ci sei batti un colpo!