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Matteo Marenghi conclude un biennio alla direzione dell’Oltrepò Pavese

Dopo 2 anni alla guida del Consorzio, Matteo Marenghi lascia la carica. Forte il suo impegno sul fronte della qualità e dell’identità, che ha introdotto l'obbligo della vinificazione in rosato per le basi spumante

 
07 gennaio 2014 | 12:17

Matteo Marenghi conclude un biennio alla direzione dell’Oltrepò Pavese

Dopo 2 anni alla guida del Consorzio, Matteo Marenghi lascia la carica. Forte il suo impegno sul fronte della qualità e dell’identità, che ha introdotto l'obbligo della vinificazione in rosato per le basi spumante

07 gennaio 2014 | 12:17
 

Matteo MarenghiCon il primo gennaio 2014 Matteo Marenghi (nella foto) ha lasciato la direzione del Consorzio tutela Vini Oltrepò Pavese. «Due anni intensi - spiega l’agronomo e giornalista, esperto del settore vitivinicolo - che hanno aggiunto un tassello importante alla mia esperienza professionale. L’Oltrepò è un mondo stimolante e difficile, contenitore di interessi e strategie differenziati, spesso caotici ed antitetici, dove ogni giorno la sfida è trovare una sintesi senza mai abdicare alla propria idea di sviluppo. Non è stato sempre facile, ma ci sono riuscito».

È un Marenghi molto soddisfatto quello che conclude il biennio di direzione consortile. Dal punto di vista istituzionale ha ottenuto e messo a regime l’erga omnes, attivando il sistema di contribuzione da parte di tutti i fruitori della denominazione. Contemporaneamente è avvenuto il trasloco della sede consortile da Broni al complesso di Riccagioia (Torrazza Coste).

«A livello di disciplinari non si è lavorato, non perché non lo ritenessi necessario ma perché non ve ne erano le condizioni - spiega Marenghi - ma sono fiero di aver istituito il tavolo di concertazione sulla spumantistica che ha prodotto decisive modifiche al regolamento di produzione del Cruasé (Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg Rosè) che andranno a regime con la vendemmia 2015».

Fissate regole più stringenti sul fronte della qualità (raccolta in cassetta, innalzamento da 24 a 36 mesi per il “millesimato”) e sul fronte dell’identità (obbligo della vinificazione in rosato per le basi spumante ed innalzamento della percentuale mima di Pinot nero dal 70 all’85%). Innumerevoli poi le azioni sul versante della promocomunicazione. Oltre ad aver organizzato due edizioni di Vinitaly di grandissima visibilità, nel palmares di Marenghi spiccano una campagna radiofonica da oltre 40mila euro dedicata al Cruasé (Radio 24) e quella televisiva (445 spot su La 7) sulla Bonarda appena terminata, da oltre 100mila euro.

Altro goal mai realizzato prima l’apposizione di due cartelli autostradali nel tratto oltrepadano dell’A21 che segnalano agli automobilisti la zona di produzione vitivinicola. «Nei miei due anni di direzione poi - aggiunge Marenghi - di notevole efficacia è stata la collaborazione col Consorzio del Grana Padano che ci ha visto assieme in azioni di co-marketing; mia anche la paternità delle due campagne estive (Corriere della Sera e affissioni su Milano) che hanno lanciato la Bonarda come uno dei pochi vini italici da potersi gustare anche refrigerato».

«In pratica - conclude Marenghi - ho tenuto il focus sulla spumantistica di qualità ma nel contempo ho recuperato la Bonarda, riproponendola come una delle due anime territoriali. Ho assolutamente evitato di parlare degli altri vini dell’Oltrepò; l’identità la si costruisce attorno ad uno o pochi prodotti, altrimenti è il caos». Progetti futuri? «Beh, al momento sto lavorando ad alcune importanti iniziative editoriali mentre valuto collaborazioni libero-professionali. Poi si vedrà: se arriveranno opportunità in progetti enologici di spessore, nel mondo dei consorzi o altro, certamente verranno valutati».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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