A Bagnolo Mella, in provincia di Brescia, c’è un ristorante, il “Sirani”, dove i bambini sotto i 10 anni non sono ammessi dopo le 21. Una regola che, in realtà, il locale ha adottato già da 7 anni, ma che ora ha attirato l’attenzione della stampa nazionale e sta suscitando accese polemiche in rete sui social network. «I nostri clienti sono felici così, quelli a cui non piace possono andare da qualche altra parte», è la replica dei proprietari del ristorante-pizzeria-pasticceria. Il caso è stato sollevato dal quotidiano BresciaOggi, che ha riportato la notizia dopo che sul portale di recensioni online TripAdvisor era apparso un commento negativo sul locale “vietato ai bambini” oltre un certo orario.
«Cartelli assurdi. Il locale è molto carino, tutto buonissimo e prezzi buoni - scrive un’internauta - ma se non volevano bambini dovevano aprire una gioielleria, non una pasticceria». «Quando c’erano i bambini dovevamo spesso ascoltare le lamentele degli altri clienti - replicano dal ristorante - mentre ora funziona tutto benissimo». Il divieto del locale bresciano ha diviso il web e l’opinione pubblica. Hanno protestato in molti, ma i titolari non intendono fare marcia indietro: «Come noi, altri ristoratori vorrebbero adottare questa filosofia del lavoro. Però non ne hanno il coraggio».
Eppure, come spiega Barbara Casillo, direttore di Confindustria Alberghi, «non è possibile vietare l’ingresso ai bambini, lo proibisce la legge. Un albergatore è tenuto a respingere un cliente soltanto se non ha con sé un documento di identità».
«Se a primo impatto la negazione sembra quasi una “discriminazione” nei confronti dei bambini - ha dichiarato a “Italia a Tavola” Roberto Reale (nella foto a destra), insegnante elementare - mi interrogo se questa decisione colpisce i minori o chi, come alcuni genitori, decide di portare i minori con sé fino a tarda ora. È bene ricordare che anche se i bambini non hanno una piena consapevolezza del tempo, il loro corpo sì. Andare a letto alla stessa ora ogni sera li aiuta fisicamente e mentalmente a sviluppare una sana routine relativa al sonno. Attendere che il bambino si stanchi non è una strategia funzionale perché quando si è eccessivamente stanchi si fatica a ritrovare la calma e a prendere sonno - ma questo vale anche per gli adulti. È bene ricordare anche che i pediatri consigliano di far dormire dalle 16 alle 17 ore i bambini sotto i 3 anni, 12 ore i bambini tra i 5 e 12 anni e 8-9 ore di sonno per gli adolescenti. È bene ricordare anche che ognuno di noi, bambini compresi, ha il diritto di riposare in un ambiente silenzioso e confortevole».
«Stese queste considerazioni - conclude Reale - non penso che l’iniziativa del ristoratore di Brescia sia restrittiva o discriminatoria verso i minori, bensì credo che sia “educativa” per il genitore o più in generale per l’adulto, il quale dovrebbe già conoscere le considerazioni sopra esposte, evitando di “costringere”, magari per esigenze personali, i propri figli ad orari inconsueti in ambienti poco adatti per loro».
Nata negli Stati Uniti, la tendenza “no kids” è sbarcata in Italia da 3 o 4 anni e impedisce ai bimbi l’accesso non solo in ristoranti e hotel, ma anche in altre situazioni. Alcune compagnie aeree internazionali, ad esempio, hanno voli “child-free”, per lo più diretti verso località turistiche e villaggi che condividono la stessa filosofia. In Germania sono comparsi annunci immobiliari riservati agli adulti senza bambini. In Austria l’hotel Cortisen, uno dei più gettonati, ha bandito l’accesso ai più piccoli. In Svezia sono moltissimi gli alberghi che non accettano bambini sotto i 12 anni. Infine, in Spagna la catena “Iberostar” fa pernottare solo ospiti over 14, mentre la “Sandals” addirittura over 18.
«Da noi nessuno lo vorrà mai ammettere, ma garantisco che nei locali più trendy il bambino non è mai ben visto. Ricordo quando a Massimiliano Ossini fu impedito di entrare al Coast Music Bar di Porto Cervo all’ora dell’aperitivo perché era in compagnia dei figli piccoli», racconta Roberto Piccinelli, autore della Guida al piacere e al divertimento e firma di “Italia a Tavola”.