Se è l’agricoltura, con il ritorno nei campi di tanti giovani, dà una mano al contenimento del numero di disoccupati, ecco che ancora l’agricoltura, in particolare con le aziende agrozootecniche, può dare una grossa mano al reperimento di energia alternativa.
Parliamo del biogas, miscela di vari tipi di gas (per la maggior parte, 50-80% metano) prodotto dalla fermentazione batterica in assenza di ossigeno dei residui organici provenienti da rifiuti: vegetali in decomposizione, carcasse in putrescenza, liquami zootecnici o fanghi di depurazione, scarti dell'agro-industria. L'intero processo vede la decomposizione del materiale organico da parte di alcuni tipi di batteri, producendo anidride carbonica, idrogeno molecolare e metano.
Ebbene - come è emerso a BioEnergy Italy alla FieraCremona - il biogas è una delle fonti alternative più utilizzate per la produzione di energia rinnovabile. È il frutto della degradazione, in assenza di ossigeno (processo chiamato digestione anaerobica), di sostanze organiche ad opera di numerosi batteri.
L'energia racchiusa nei legami chimici è poi rilasciata e immagazzinata principalmente in metano, che, assieme all'anidride carbonica, è il principale costituente del biogas, che possiede un alto potere calorifico e può essere convertito in elettricità e calore. Questa la nuova grande potenzialità dell’agricoltura e della ricerca italiana.
«Quest’anno a BioEnergy - ha dichiarato Antonio Piva, presidente CremonaFiere - abbiamo parlato molto di biometano, bioraffinerie e chimica verde. Settori in cui il comparto agricolo può giocare un ruolo protagonista, ma da cui anche l’industria alimentare e le amministrazioni territoriali possono trarre grandi benefici. La trasformazione degli scarti agroindustriali in energia e in nuovi sottoprodotti è sempre più strategica al fine di ampliare il raggio di business delle imprese».