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Tosto, appassionato, mediterraneo Salvatore Frequente si racconta

Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Salvatore Frequente, chef di riferimento di Tschuggen Hotel Group, che ci ha svelato i suoi segreti: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigorifero

di Clara Mennella
vicedirettore
 
04 maggio 2014 | 10:18

Tosto, appassionato, mediterraneo Salvatore Frequente si racconta

Abbiamo sollevato il cappello da cuoco a Salvatore Frequente, chef di riferimento di Tschuggen Hotel Group, che ci ha svelato i suoi segreti: da cosa voleva diventare da grande a ciò che non manca mai nel suo frigorifero

di Clara Mennella
vicedirettore
04 maggio 2014 | 10:18
 

Salvatore FrequenteL’aspetto per niente imponente, la voce per niente possente non devono trarre in inganno. Probabilmente sotto la giacca da cuoco nasconde il mantello da supereroe, oppure ogni tanto Salvatore Frequente (nella foto) ingoia una manciata di noccioline e scatena i superpoteri, perché dallo scorso mese di marzo ha acquisito la direzione del suo quarto ristorante di rango.

Chef di riferimento del prestigioso Tschuggen Hotel Group, è executive dei tre ristoranti dell’Hotel Eden Roc di Ascona in Svizzera, ognuno con una cucina, una brigata e una personalità differente: La Brezza (16 punti Gault&Millau) con haute-cuisine mediterranea; il Marina, casual e trendy (14 punti Gault&Millau); La Casetta, una villetta direttamente sul lago, un piccolo paradiso che nei mesi estivi propone una cucina leggera e creativa. Inoltre, per la stagione invernale si trasferisce a St. Moritz nel Restaurant Romanoff (15 punti Gault&Millau) all’interno del maestoso Carlton Hotel.

Trapiantato al nord, non tradisce le sue origini; siciliano di Agrigento ha frequentato l’alberghiero nella sua terra natale, ha mosso i primi passi in Sardegna per poi risalire l’Italia, portando nel suo lavoro sempre il tocco e i colori del mediterraneo.

Forte ma gentile e amabile, su una cosa non transige, la qualità delle materie prime… su questo si impone in maniera maniacale.


Da bambino cosa sognavi di diventare?
Il muratore, mi ha sempre affascinato come mettono le pietre in tufo una sull’altra mi ricordano la Valle Dei Templi.

Il primo sapore che ti ricordi?
La salsa si pomodoro fresca fatta durante la raccolta dei pomodori, si poteva sentire tutto il cuore del sole della Sicilia.

Qual è il senso più importante?
Il tatto, senza non riuscirei a trasmettere l’essenziale nei miei piatti.

Il piatto più difficile che tu abbia mai realizzato?
Credo ogni piatto che ho pensato di fare non è stato mai facile, abinare sapori e colori insieme non è sempre semplice. Per me i miei piatti devono esprimere la mia voglia di fare ma soprattutto devono rimanere impressi ai miei ospiti.

Come hai speso il primo stipendio?
Ho comprato i miei primi coltelli da lavoro, sono stato troppo fiero e contento, finalmente avevo qualcosa che mi apparteneva e che ancora conservo con tanta cura.

Quali sono i tre piatti che nella vita non si può assolutamente fare a meno di provare?
Bucatini con le sarde e finocchietto, Arancini al Burro, Pane “cunzatu”.

Cosa non manca mai nel frigo di casa tua?
Pizza e melanzane.

Qual è il tuo cibo consolatorio?
Fusilli lunghi in salsa di scorfano, finocchietto e pomodoro ciliegino, infine una spolverata di pane tostato.

Che rapporto hai con le tecnologie?
Molto utile in cucina e nella vita quotidiana, oggi un cuoco non solo deve essere bravo nel cucinare ma deve saper anche bene calcolare.

All’Inferno ti obbligano a mangiare sempre un piatto: quale?
Decido sempre io cosa mangiare ovunque mi trovo o vada.

Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
Le persone che veramente mi stanno o che mi sono state vicino in ogni momento importante della mia vita.

Quale quadro o opera d’arte rappresenta meglio la tua cucina?
“Guernica” di Picasso.

Se la tua cucina fosse una canzone quale sarebbe?
“La Cura” di Franco Battiato.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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