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L'obesità pesa sulle casse dello Stato Serve un'educazione allo sport

Nel 2013 il 42% degli italiani ha adottato uno stile di vita sedentario; questa percentuale si traduce in 200 milioni di spese per il Sistema sanitario nazionale, che deve provvedere a curare patologie come l'obesità. L'educazione ad un'alimetazione sana e alla pratica costante dello sport è la chiave per prevenire il problema

08 ottobre 2014 | 18:02
L'obesità pesa sulle casse dello Stato 
Serve un'educazione allo sport
L'obesità pesa sulle casse dello Stato 
Serve un'educazione allo sport

L'obesità pesa sulle casse dello Stato Serve un'educazione allo sport

Nel 2013 il 42% degli italiani ha adottato uno stile di vita sedentario; questa percentuale si traduce in 200 milioni di spese per il Sistema sanitario nazionale, che deve provvedere a curare patologie come l'obesità. L'educazione ad un'alimetazione sana e alla pratica costante dello sport è la chiave per prevenire il problema

08 ottobre 2014 | 18:02
 

Nel 2013, secondo l'Istat, il 42% della popolazione italiana è stata sedentaria. Un fenomeno sempre più diffuso che non fa male solo alla salute, ma anche alle casse dello Stato se si pensa che ogni punto di tale percentuale si traduce in 200 milioni di spese per il Sistema sanitario nazionale in termini di cura di patologie legate a obesità, sovrappeso e cattivi di stili di vita.

Sono alcuni dei dati emersi al convegno “Investimento nello sport, investimento anticiclico”, organizzato dal presidente del Coni Giovanni Malagò, al quale hanno partecipato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Quest'ultimo ha annunciato l'intenzione del Governo di avviare insieme al Coni un progetto per la costruzione di “mille impianti sportivi in mille giorni”.



«La sedentarietà è un problema che riguarda anche una larga fascia di giovani italiani», ha sottolineato Malagò, ricordando che il nostro Paese è il secondo, dopo la Grecia, nella classifica Ocse sul sovrappeso dei ragazzi tra i 5 e i 17 anni. Tutto questo porta con se' un problema sportivo, con perdita di qualità delle prestazioni e mancata scoperta di nuovi talenti, e uno sanitario, con costi molto elevati per il Ssn. «Serve una rivoluzione culturale» ha ribadito Malagò.

«Sui corretti stili di vita - ha rimarcato il ministro Beatrice Lorenzin - si gioca la partita della sostenibilità del sistema sanitario. Nonostante questo proprio i corretti stili di vita vengono considerati poco importanti, sebbene fumo, alcol, cattiva alimentazione e sedentarietà siano le prima quattro cause di malattia. Il diabete è un caso esemplare: aumentando il numero di persone che fa attività fisica potremmo risparmiare tre miliardi».

Il sottosegretario Graziano Delrio ha fatto eco a Lorenzin, evidenziando come «lo sport vada inserito nell'educazione a corretti stili di vita, che cambiano il destino di un Paese così come i cattivi stili di vita sono un costo. Quello culturale ed educativo è dunque il tema principale. Per questo abbiamo deciso di investire molto sulla scuola, strutturando un progetto per aumentare le ore di sport pomeridiano nelle primarie, con un collegamento tra scuole e società sportive».

Delrio ha tenuto anche a ricordare che per ridurre il gap tra Nord e Sud del Paese, in termini di dotazione di impianti sportivi, serve il coinvolgimento di investitori privati, attraverso il credito sportivo: «Servono leve finanziarie per favorire investimenti dei privati».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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