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Consumi alimentari, +1,4% dal 2014 Ma preoccupa l’italian sounding

Il primo bimestre del 2015 ha regalato soddisfazioni all’agroalimentare italiano, che registra un incremento dell’1,4% dallo scorso anno, e un +6,2% di esportazioni all’estero soprattutto negli Stati Uniti. Non si arresta però il fenomeno della contraffazione alimentare che riguarda in particolare formaggi e vino

10 giugno 2015 | 12:08
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Consumi alimentari, +1,4% dal 2014 Ma preoccupa l’italian sounding

Il primo bimestre del 2015 ha regalato soddisfazioni all’agroalimentare italiano, che registra un incremento dell’1,4% dallo scorso anno, e un +6,2% di esportazioni all’estero soprattutto negli Stati Uniti. Non si arresta però il fenomeno della contraffazione alimentare che riguarda in particolare formaggi e vino

10 giugno 2015 | 12:08
 

Dopo sette anni di crisi tornano a crescere per la prima volta i consumi alimentari degli italiani che fanno registrare un incremento dell'1,4% nel primo bimestre del 2015 rispetto allo scorso anno. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione dell’Assemblea di Federalimentare con la partecipazione del premier Matteo Renzi. Segnali positivi vengono anche dall’estero dove si registra un vero boom per l’agroalimentare italiano con un incremento del 6,2% nel primo trimestre dopo il record di 34,3 miliardi fatto segnare nel 2014.



Un andamento destinato a consolidarsi anche grazie all’effetto propulsivo generato dall’Expo che si ripercuoterà soprattutto sul turismo e sul cibo e bevande Made in Italy nel mondo. Un risultato ottenuto nonostante la congiuntura sfavorevole in alcuni Paesi come la Russia dove dall’8 agosto 2014 vige l’embargo deciso dal presidente Vladimir Putin che ha più che dimezzato le esportazioni di prodotti agroalimentari (-53,8%) nel primo bimestre del 2015 dopo che nel 2014 aveva già comportato un calo delle spedizioni di circa 100 milioni di euro.

I 2/3 del fatturato realizzato all’estero si ottiene con l’esportazione di prodotti agroalimentari verso i paesi dell’Unione europea ma il Made in Italy va forte anche nelle Americhe e nei mercati emergenti come quelli asiatici. Il prodotto Made in Italy più esportato è il vino ma rilevanti sono anche le spedizioni all’estero di ortofrutta, quelle di pasta e di olio di oliva.

L’agroalimentare si conferma una leva competitiva determinante per far uscire l’Italia dalla crisi ma all’estero il vero nemico sono le imitazioni low cost dei cibi nazionali che non hanno alcun legame con il sistema produttivo del Paese con l’italian sounding che vale 60 miliardi con quasi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre che sono falsi, dal Chianti californiano alla soppressata calabrese, dai pomodori San Marzano fino al Prisecco, dal crotonese alla mortadella Bologna ma anche il Parmesan la cui produzione nel mondo ha superato quella del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano.

«In questo contesto - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - è particolarmente significativo il piano per l’export annunciato dal Governo che prevede per la prima volta azioni di contrasto all'italian sounding che trova nei formaggi la maggiore espressione a livello internazionale, tra tutti i prodotti agroalimentari made in Italy».

«Occorre però anche cogliere l’occasione della trattativa sull'accordo di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti, Transatlantic trade and investment partnership (Ttip) che - sostiene Moncalvo - è un appuntamento determinante anche per tutelare le produzioni agroalimentari italiane dalla contraffazione alimentare e del cosiddetto fenomeno dell’italian sounding molto diffuso in Usa che rappresenta il primo mercato di falsificazione dei formaggi».

«A questa realtà - conclude Moncalvo - se ne aggiunge però una ancora più insidiosa: quella dell’italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima dai Paesi più svariati, la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia, attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l‘obbligo di indicare la provenienza in etichetta».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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