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InGalera, a cena con la speranza nel ristorante del carcere di Bollate

Un ristorante all’interno del carcere di Bollate (Mi) con ingredienti di qualità e menu per tutti i gusti; questo è InGalera, che impegna solo i detenuti autorizzati a lavorare al di fuori dell’area di carcerazione

di Manuel Sarno
Toghe & Teglie
 
02 dicembre 2015 | 10:03

InGalera, a cena con la speranza nel ristorante del carcere di Bollate

Un ristorante all’interno del carcere di Bollate (Mi) con ingredienti di qualità e menu per tutti i gusti; questo è InGalera, che impegna solo i detenuti autorizzati a lavorare al di fuori dell’area di carcerazione

di Manuel Sarno
Toghe & Teglie
02 dicembre 2015 | 10:03
 

Qualche anno addietro Lucia Castellano (oggi passata ad altro incarico), la prima e illuminata direttrice della Casa di Reclusione Milano II, meglio nota come carcere di Bollate,  disse di quell’istituto di pena  che «non è un carcere modello, è un carcere come il carcere dovrebbe essere » e cioè un luogo ove si curano la rieducazione e il reinserimento nel tessuto sociale dei condannati.



Infatti, le attività di recupero per i detenuti a Bollate sono molteplici e tutte positivamente sperimentate: tra queste, e non ultima, vi è alla scuola alberghiera che ha licenziato eccellenti cuochi e pasticceri e negli anni passati ha realizzato oltre 500 servizi di catering tramite la cooperativa ABC che impiega detenuti abilitati al lavoro esterno. Chi l’ha provata, può testimoniarne l’alto livello qualitativo.

Da poco, a Bollate, vi è una nuova iniziativa legata al mondo dell’alimentazione di cui si è già avuto notizia su queste colonne e attraverso altri mezzi di informazione: un vero e proprio ristorante interno alla struttura carceraria, aperto a pranzo e a cena esclusa la domenica (prenotazione obbligatoria al numero 334 3081189),  che si è dato ironicamente il nome, di grande impatto, “InGalera” nel quale, sotto la direzione dello chef “esterno” Ivan Manzo sono impiegati esclusivamente detenuti muniti di particolari autorizzazioni per lavorare al di fuori dell’area di carcerazione i quali, oltre ad apprendere un mestiere, sono regolarmente assunti.

Prima di proseguire, è necessario che mi presenti: Manuel Sarno, avvocato appassionato di cucina tanto da aver costituito un gruppo Facebook, Toghe & Teglie, descritto scherzosamente (ma non troppo, visto il livello qualitativo di moltissimi membri) come “luogo di incontro per chefs creativi prestati all’avvocatura”  che sta coinvolgendo e facendo divertire centinaia di colleghi di tutta Italia. Sono, però, anche componente del consiglio direttivo neoeletto della Camera penale di Milano, cioè a dire l’associazione di categoria dei penalisti, e dovendo organizzare una cena per il passaggio di consegne ho  suggerito che si svolgesse, appunto, “InGalera” riscuotendo l’approvazione immediata di tutti i partecipanti.



Responsabile della struttura, che si trova all’interno della recinzione a poche decine di metri dalla porta carraia di accesso al carcere, è quella splendida persona che risponde al nome di Silvia Pollari, dal 2004 responsabile della cooperativa ABC, la quale, dato il numero di partecipanti (circa una ventina),  ha proposto cinque menu degustazione in alternativa: due di carne, due a base di pesce, uno vegetariano e la scelta è caduta  - anche per la stagione - su uno di quelli di carne.

In un ambiente arredato con sobrietà, ma tutt’altro che freddo (ai muri spiccano manifesti di celebri film di ambientazione penitenziaria), ho sperimentato un servizio curato, cucina di ottimo livello, eccellenza degli ingredienti delle materie prime e una curata presentazione: un antipasto di affettati misti di indiscutibile qualità, tagliatelle al ragù di vitello e Soave, un tenerissimo filetto di lattonzolo ai porcini e per  concludere una squisita bavarese al frutto della passione. Il tutto annaffiato da un altrettanto eccellente Cabernet Sauvignon: la cantina, si sappia, è molto ben fornita. Naturalmente, per tavoli meno numerosi vi è la possibilità di ordinare con menu à la carte.

InGalera, il ristorante del carcere più “stellato” di Italia: assolutamente da provare, non solo per la soddisfazione del palato o per provare un’esperienza più che singolare unica, ma soprattutto perché credo fermamente che faccia bene allo spirito la prossimità con questi ragazzi che coltivano fortemente la speranza  di un futuro migliore che sanno accogliere con professionalità e calore umano, trasmettendo il messaggio che compete anche a noi tutti a non renderla remota.



Da qui usciranno con prospettive concrete di lavoro anche perché, come è scritto sul messaggio di benvenuto che si trova sul menu, la nostra presenza in un luogo fortemente simbolico unisce davvero la città con il mondo del carcere, un mondo che va compreso e aiutato piuttosto che respinto  od eluso:  la nostra sicurezza passa attraverso simili iniziative che riducono drasticamente il pericolo di recidiva dei condannati una volta riacquistata la libertà (Bollate ha un tasso largamente inferiore alla media nazionale degli altri istituti) coniugandosi con le loro legittime aspettative di un più agevole reinserimento nel tessuto sociale, nel mondo del lavoro con le giuste gratificazioni.     

Forse i lettori avrebbero voluto sapere di più dei piatti e dei vini, quali sono le altre specialità della maison: meritano ampiamente, ma non ne ho trattato con maggiore approfondimento apposta, sperando di suscitare un ulteriore motivo di interesse,  stimolando a provare questo straordinario luogo dove espiazione, impegno e allegra convivialità si fondono mirabilmente. Andate a cena con la speranza, non ve ne pentirete. Parola del patron di Toghe & Teglie.


Ristorante InGalera
Via Cristina Belgioioso, 120 - 20157 Milano
Tel 334 3081189
www.ingalera.it
clara@identicomunicazione.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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