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Protesta degli agricoltori a Bari in difesa dell’alimentare made in Italy

Dall’olio proveniente dalla Tunisia al pomodoro di origine cinese, sono sempre di più gli alimenti spacciati per italiani. Per tutelare il made in Italy a tavola, migliaia di agricoltori stanno protestando a Bari, anche sulla base del disegno di legge, che rischia di modificare in peggio l’etichettatura degli oli di oliva

23 marzo 2016 | 11:14
Protesta degli agricoltori a Bari 
in difesa dell’alimentare made in Italy
Protesta degli agricoltori a Bari 
in difesa dell’alimentare made in Italy

Protesta degli agricoltori a Bari in difesa dell’alimentare made in Italy

Dall’olio proveniente dalla Tunisia al pomodoro di origine cinese, sono sempre di più gli alimenti spacciati per italiani. Per tutelare il made in Italy a tavola, migliaia di agricoltori stanno protestando a Bari, anche sulla base del disegno di legge, che rischia di modificare in peggio l’etichettatura degli oli di oliva

23 marzo 2016 | 11:14
 

Sono già migliaia gli agricoltori giunti a Bari per difendere l’agricoltura italiana, che rischia di scomparire lungo la Penisola a causa di una crisi senza precedenti con crolli dei prezzi al di sotto dei costi di produzione in settori chiave del made in Italy. Davanti al teatro Team stanno arrivando centinaia di trattori e cartelli che chiedono “Subito l’etichettatura di origine degli alimenti” ma anche denunciano "Chi attacca il Made in Italy attacca l’Italia”.



«Con due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, - ha affermato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo (nella foto) - ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, come pure la metà delle mozzarelle e il concentrato di pomodoro dalla Cina i cui arrivi sono aumentati del 379% nel 2015 per un totale di 67 milioni di chili, occorre introdurre senza esitazione in Italia l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti. Oggi quasi la metà della spesa dei cittadini italiani ed europei è anonima con prodotti importati dall’estero che vengono spacciati come italiani perché non è obbligatoria alcuna indicazione in etichetta».

La protesta degli agricoltori nasce anche sulla base di quanto previsto dal disegno di legge europea 2015, diretto a modificare l’articolo 7 della legge n. 9 del 2013 nella parte in cui prevede un termine minimo di conservazione non superiore ai diciotto mesi per l’olio di oliva. Togliere la data di scadenza dell’olio di oliva per favorire lo smaltimento delle vecchie scorte a danno dei consumatori è l’ultima novità in arrivo che mette a rischio la qualità, dopo l’invasione delle produzioni straniere. Di fatto si tratta di una norma che favorisce lo smaltimento di olio vecchio e fa invece venir meno una importante misura di salvaguardia per il consumatore, poiché numerosi studi hanno dimostrato che con il tempo l’olio di oliva modifica le proprie caratteristiche.

Con l’invecchiamento l’olio comincia a perdere progressivamente tutte quelle qualità organolettiche che lo caratterizzano (polifenoli, antiossidanti, vitamine) e che sono alla base delle proprietà che lo rendono un alimento prezioso per la salute in quanto rallentano i processi degenerativi dell’organismo. Secondo la Coldiretti è necessario mantenere il termine minimo di conservazione, prevedendo una possibilità di deroga solo qualora il produttore adotti ulteriori accorgimenti per la conservazione organolettica del prodotto, da riportare in etichetta. Sarebbe importante introdurre l’obbligo dell’indicazione in etichetta dell’annata della raccolta.

Roberto Moncalvo

Ma il disegno di legge europea 2015 rischia di modificare in peggio l’etichettatura degli oli di oliva, abrogando le norme che prevedono che l’indicazione dell’origine delle miscele di oli di oliva deve essere stampata… con diversa e più evidente rilevanza cromatica rispetto allo sfondo, alle altre indicazioni e alla denominazione di vendita, con l’effetto di attenuare i livelli di tutela nella commercializzazione dell’olio di oliva.

«Un danno per i consumatori e i produttori in un Paese come l’Italia che è il primo importatore mondiale di olio di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri» aggiunge Moncalvo nel denunciare che «il recente via libera finale all'accordo che comprende anche la quota aggiuntiva per l'importazione senza dazi nella Unione europea di 35mila tonnellate in più l'anno di olio d'oliva tunisino è una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani ed aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori».

«A guadagnare - sostiene Moncalvo - sono solo le grandi multinazionali che hanno già avuto dall’Unione europea un regalo da 110 milioni di euro grazie allo sconto di 1,24 euro a chilo che è stato concesso con il nuovo contingente agevolato di 35 milioni di chili dalla Tunisia va ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall'accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi “agevolati” annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente pari a tutto l’import in Italia dal Paese africano».

Di fronte al crescendo di inganni il consiglio di Coldiretti è quello di guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica. L’olio di oliva è un settore strategico del Made in Italy con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni di ettari coltivati, con un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro e con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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