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Vinòforum, un successo in crescita De Venuti: Il segreto è la semplicità

L’obiettivo della rassegna dedicata al buon vino e al buon cibo è di rafforzare il rapporto tra consumatori e trade senza perdere di vista il senso del divertimento, degustando il meglio del vino e del cibo. Emiliano De Venuti, tra gli ideatori del format: «Vinòforum come un luna park dell’enogastronomia»

di Mariella Morosi
 
14 giugno 2016 | 11:55

Vinòforum, un successo in crescita De Venuti: Il segreto è la semplicità

L’obiettivo della rassegna dedicata al buon vino e al buon cibo è di rafforzare il rapporto tra consumatori e trade senza perdere di vista il senso del divertimento, degustando il meglio del vino e del cibo. Emiliano De Venuti, tra gli ideatori del format: «Vinòforum come un luna park dell’enogastronomia»

di Mariella Morosi
14 giugno 2016 | 11:55
 

Dieci giorni intensi, sulla sponda del Tevere, tutti dedicati al buon bere e al buon mangiare, con un fitto calendario di eventi. Un successo crescente per Vinòforum - di cui Italia a Tavola è media partner - giunto alla 13ª edizione, che a pochissimo giorni dall’apertura dimostra già di voler battere il record dei 40mila ingressi dell’edizione 2015. Numeri importanti nei 10mila mq di spazio sul Lungotevere Armando Diaz, sulla sponda del grande fiume di Roma: sono presenti 500 cantine con 2.500 etichette, 20 Temporary Restaurant, 16 italiani e 4 internazionali, 10 chef stellati d’Europa e altrettanti italiani, 10 maghi della pizza e molto altro: cene, degustazioni, speed tasting con sommelier, show cooking, approfondimenti sia per esperti, appassionati, operatori del settore o semplici curiosi.



Il tutto all’insegna del divertimento, con allegri brindisi sotto le stelle. Dietro questa kermesse divenuta negli anni il maggiore evento sul vino del centro sud, ma con ambizioni internazionali, c’è Emiliano De Venuti (nella foto), 38 anni, consulente di aziende, creatore di format e produttore di eventi nel comparto enogastronomico. Lo incontriamo in un bar romano, dove è arrivato trafelato con la sua amatissima Vespa anni Sessanta color carota che spesso non gli ubbidisce.

Emiliano De Venuti
Emiliano De Venuti

Come spiega il successo di Vinòforum, nato 13 anni fa un po’ in sordina ma che si è imposto tra i grandi appuntamenti nazionali del vino?
Amo osservare le persone che si avvicinano al cibo e al vino, Da questo mi vengono le idee per dare innovazione e sviluppo al nostro format e rafforzare il rapporto che si è creato tra gli attori principali del mondo dell’enogastronomia, tra i consumatori e il trade. È un tema di grande attrattiva, ma esige innovazione e sempre con uno sguardo al futuro. È lo stesso pubblico di Vinòforum che ci ispira nelle scelte. Lo ascoltiamo, come ascoltiamo l’Horeca, perché questo rapporto deve andare sempre avanti. Ci sentiamo come una nuova leva della comunicazione, le aziende si appoggiano a noi per poter implementare il proprio brand. Ma è un risultato che non può prescindere dal divertimento, dai momenti piacevoli di convivialità e di conoscenza. Ecco, venire a Vinòforum è come andare al luna park dell’enogastronomia.
 
Ogni sera arrivano circa 4mila persone. Ma qual è il vostro target?
È molto trasversale. Soprattutto negli ultimi sei anni è aumentato l’interesse per le nostre proposte che sono per tutti, non solo per determinate fasce di wine lovers. Quello che noi facciamo è analizzare i dati di mercato e andare incontro alle esigenze di tutti, tenendo conto che se ne beve meno c’è molta più attenzione alla qualità. Per esempio il focus che stiamo affrontando sui giovani è il frutto di una nostra ricerca. Sono attenti al vino, ma lo consumano come fosse un aperitivo, da consumare a fine settimana.
 
Per questo avete tenuto anche una lezione all’Università di Tor Vergata?
Cerchiamo di accendere in loro la scintilla della consapevolezza di quello che c’è dietro una bottiglia, senza proibizionismi né terrorismi sullo sballo alcolico. I giovani devono capire che nel vino ci sono storia, territorio, tradizione e soprattutto la fatica dell’uomo, ricerca e innovazione. Se si guarda il vino in maniera diversa l’alcol diventa l’ultima cosa.
 
Avete particolare attenzione anche al pubblico femminile?
Sì, molta. Ma c’è una certa dissonanza tra quello che dicono le statistiche e la nostra esperienza. Non siamo d’accordo sul fatto che le donne in tendenza bevano poco e siano meno attente. Il nostro pubblico è composto da una vasta fascia di donne tra i 25 e i 34 anni e possiamo affermare che sono molto attente all’approccio con le degustazioni e che hanno una predisposizione culturale più alta del pubblico maschile. È stato seguitissimo il nostro seminario con le Donne del vino, emblema della forza femminile.



Vinòforum negli anni è stato anche una fucina di idee e di progetti che poi si sono distaccati verso una vita propria. Come Birròforum.
Cominciò per caso qualche anno fa la nostra attenzione al mondo della birra. All’inizio, grazie ai consigli di Teo Musso, inserimmo in Vinòforum uno spazio con 20 birrifici e qualche street food, Oggi Birròforum, che si svolgerà nella stessa location dal 24 al 29 giugno presenterà 40 birrifici e 20 postazioni di street food.
 
Forte fin dalle prime edizioni è stato il rapporto vino-cibo
Al di là dei forse troppi tecnicismi in cui è stato imprigionato, il vino si beve a tavola e il cibo di qualità ne è l’apripista. Vogliamo offrire l’alta cucina abbinata a grandi etichette a prezzi accessibili. Abbiamo dei format ben strutturati che prevedono cene e degustazioni alla portata di tutti. Da quest’anno c’è anche uno spazio sopraelevato, più intimo, dove cucinano le loro specialità gli chef stellati d’Europa che hanno accettato il nostro invito. E il rapporto con il pubblico è davvero stretto, coinvolgente, accompagnato da una traduzione live. Spesso un nostro chef, come ha fatto Arcangelo Dandini, fa da mattatore. Talvolta viene coinvolto ai fornelli anche qualche volontario, come ha fatto Giuseppe Costa di Terrasini al momento del dolce. Anche i grandi pizzaioli d’Italia hanno molto da dire, e non è cosa normale gustare lo street food, quello autentico, di Paesi come Sudafrica o Peru, senza contare che dietro le quinte, nel backstage, lavora un esercito di 120 persone, ognuna con il suo compito ben delineato.

Peter Brunel
Peter Brunel

Una macchina perfetta, quindi, quella di Vinòforum, che non deve il successo al caso ma un serio impegno progettuale. È arrivato per voi il momento di internazionalizzare questo format fieristico?
Il teatro, la vera sede di Vinòforum sarà sempre Roma. All’estero ci andiamo spesso, in Cina e in America, ci invitano, ad eventi internazionali ma proprio per la prossima edizione del 2017 stiamo elaborando alcune idee, tra cui la promozione all’estero dell’agroalimentare di piccole aziende, incapaci da sole di farsi conoscere nei mercati del mondo.
 
Uno sviluppo della vostra proposta già presentata qualche anno fa, in collaborazione con Fiera di Roma?
Certo. All’estero non porteremmo i grandi marchi che possono esprimersi da soli, che hanno la possibilità economica di farlo, ma piccole aziende che messe insieme possono delineare un territorio e promuoverlo, con i loro vini e i loro cibi.
Saranno poi i buyers che inviteremo a contribuire a dare dell’Italia e dei suoi artigiani del gusto una rappresentazione reale.

Programmazione e divertimento. Ma come spiega il successo di Vinòforum, l’appeal che avvicina il grande pubblico verso questa festa del vino e del cibo, rispetto alle tante iniziative che si svolgono da nord a sud?
È la semplicità. È questo il messaggio che cerchiamo ogni giorni di portare avanti: la ricerca della semplicità. Vogliamo far apprezzare il vino e la buona cucina per quello che sono. La gente non deve sentirsi in difficoltà davanti a un piatto di Heinz Beck così come davanti a quello di una semplice trattoria. E deve godere di una buona bottiglia senza sentirsi inadeguata, insicura. Tutto questo dipende molto anche dal personale di sala e finalmente sta emergendo l’importanza di una maggiore professionalità e della consapevolezza di un ruolo tanto strategico.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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