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Buoni pasto, la polemica prosegue Le associazioni: «Servono regole serie»

La polemica buoni pasto non si placa, anzi. Ora Fipe, Fida, Federdistribuzione, Ancc-Coop, Ancd-Conad e Fiepet-Confesercenti chiedono al Ministro Di Maio la convocazione di un tavolo finalizzato a rifondare il mercato. Tutto nasce dal fallimento di QUI!Group che ha scatenato reazioni a catena.

12 ottobre 2018 | 15:29
Buoni pasto, la polemica prosegue 
Le associazioni: «Servono regole serie»
Buoni pasto, la polemica prosegue 
Le associazioni: «Servono regole serie»

Buoni pasto, la polemica prosegue Le associazioni: «Servono regole serie»

La polemica buoni pasto non si placa, anzi. Ora Fipe, Fida, Federdistribuzione, Ancc-Coop, Ancd-Conad e Fiepet-Confesercenti chiedono al Ministro Di Maio la convocazione di un tavolo finalizzato a rifondare il mercato. Tutto nasce dal fallimento di QUI!Group che ha scatenato reazioni a catena.

12 ottobre 2018 | 15:29
 

La polemica buoni pasto non si placa, anzi. Ora Fipe, Fida, Federdistribuzione, Ancc-Coop, Ancd-Conad e Fiepet-Confesercenti chiedono al Ministro Di Maio la convocazione di un tavolo finalizzato a rifondare il mercato. Tutto nasce dal fallimento di QUI!Group che ha scatenato reazioni a catena.

«Il sistema dei buoni pasto - spiegano le associazioni firmatarie della richiesta - è fuori controllo e deve essere rifondato. Primo passo per ripartire, un tavolo con il vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio che veda il coinvolgimento di tutte le associazioni della ristorazione e del dettaglio alimentare».

(Buoni pasto, la polemica prosegue Le associazioni: «Servono regole serie»)

Il fallimento QUI!Group ha più che altro sollevato un coperchio che contiene molti altri problemi relativi a questa pratica che quotidianamente crea disagi alle aziende e ai dipendenti. Qualcosa negli ultimi anni si è fatto a livello normativo per tentare di tamponare le troppe distorsioni del mercato, ma si è visto come nessuno sia stato risolutivo e che, al contrario, il sistema continua a peggiorare.

Il livello delle commissioni a carico della rete degli esercizi convenzionati ha ormai sfondato, in alcuni casi, la soglia del 20%. Non c’è altro Paese in cui sui buoni pasto le cose funzionino così. L’ultimo intervento effettuato l’anno scorso sul codice degli appalti, allo scopo di ridurre alcuni effetti distorsivi, ha sortito risultati diametralmente opposti. Si è ormai innescato un sistema che costa agli esercizi convenzionati, che erogano ogni giorno un servizio indispensabile per i lavoratori, almeno 500 milioni di euro all’anno. Si è ad un punto di non ritorno. L’ultima soluzione è rifondare da zero il modello.

Il nuovo sistema dovrebbe garantire le seguenti condizioni:
  1. fine dell’affidamento attraverso gare di appalto che riducano il valore nominale del buono pasto lungo tutta la filiera;
  2. un tetto massimo alle commissioni agli esercenti, con valori analoghi a quelli praticati in altri Paesi europei;
  3. rating di affidabilità per le società emettitrici;
  4. fondo di garanzia per la tutela dei pagamenti alle imprese convenzionate;
  5. contratti chiari e trasparenti tra emettitori ed esercizi convenzionati;
  6. Pos unico per assicurare il vero sviluppo del buono pasto elettronico.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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