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Agricoltura italiana tra le più sostenibili Merito di giovani imprenditori laureati

L’agricoltura italiana non solo fa registrare numeri positivi, ma si contraddistingue anche per qualità, ecologia e sostenibilità. Il motivo? Gli agricoltori di oggi sono giovani e formati. Ad evidenziarlo sono i dati raccolti nel Rapporto GreenItaly 2018 di Unioncamere e Fondazione Symbola.

18 gennaio 2019 | 11:21
Agricoltura italiana tra le più sostenibili 
Merito di giovani imprenditori laureati
Agricoltura italiana tra le più sostenibili 
Merito di giovani imprenditori laureati

Agricoltura italiana tra le più sostenibili Merito di giovani imprenditori laureati

L’agricoltura italiana non solo fa registrare numeri positivi, ma si contraddistingue anche per qualità, ecologia e sostenibilità. Il motivo? Gli agricoltori di oggi sono giovani e formati. Ad evidenziarlo sono i dati raccolti nel Rapporto GreenItaly 2018 di Unioncamere e Fondazione Symbola.

18 gennaio 2019 | 11:21
 

L’agricoltura italiana non solo fa registrare numeri positivi, ma si contraddistingue anche per qualità, ecologia e sostenibilità. Il motivo? Gli agricoltori di oggi sono giovani e formati. Ad evidenziarlo sono i dati raccolti nel Rapporto GreenItaly 2018 di Unioncamere e Fondazione Symbola.

Chi lavora in campagna, in montagna o ha un’attività legata alla pesca dunque è un giovane laureato oppure un giovane che, prima di investire, si è seduto in aula per partecipare a corsi di formazione mirati e non smette di aggiornarsi sulle evoluzioni del suo settore di competenza.

(Agricoltura italiana tra le più sostenibiliMerito di giovani imprenditori laureati)

Alla fine del 2017, come riporta il sito Skuola.net, sul nostro territorio sono state censite ben 55.121 imprese agricole guidate da under 35, con un incremento del +6% rispetto all'anno precedente. Ponendo l'Italia ai vertici nell'Unione Europea per aziende condotte da giovani. Quello che differenzia l’Italia dagli altri Paesi è il profilo di questi agricoltori del terzo millennio: 1 su 4 è laureato e conosce una o più lingue straniere (almeno a livello scolastico), mentre 8 su 10 sono abituati a viaggiare e andare spesso all'estero.

Un dato arricchito dalle modalità di gestione delle attività: i giovani agricoltori, tra le altre cose, sfruttano sempre di più il web e la tecnologia per promuovere i propri prodotti. Lo testimoniano i tanti casi di aziende agroalimentari che ormai hanno attivato un servizio di e-commerce. Le nuove generazioni, dunque, hanno interpretato in chiave innovativa le opportunità offerte dal mondo rurale. I giovani imprenditori comprendono anche l’importanza di valorizzare la propria azienda offrendo ai dipendenti molteplici servizi: dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, dall'agricoltura sociale all'agribenessere.

Chi spinge forte tra questi giovani sono, senza dubbio, le donne che sono due volte giovani, per data di avvio dell'attività e per incidenza di imprenditrici under 35. I dati relativi alle nuove aziende (fondate dal 2010 a oggi), dicono che ben 4 su 10 sono guidate da donne. Rafforza il quadro il fatto che, tra gli uomini, solo 3 aziende agricole su 10 hanno meno di sette anni. Inoltre, attualmente, un terzo delle imprese del settore hanno un titolare donna, con una distribuzione omogenea su tutto il territorio, dalla pianura alla montagna.

Un'imprenditoria particolarmente multifunzionale, che conta ad esempio 1.371 fattorie didattiche, accogliendo le scuole e attivando un collegamento diretto tra città e campagna, far conoscere l'ambiente agricolo, l'origine dei prodotti alimentari e la vita degli animali. L'intero mondo agricolo a trainare la nostra economia, specie se lo confrontato col panorama europeo. Siamo, infatti, al primo posto nell'Unione anche per il valore aggiunto prodotto: 31,5 miliardi di euro, pari al 18% della quota complessiva generata dall'UE a 28. Dati che ci pongono davanti a nazioni geograficamente ben più estese di noi, come Francia (28,8 miliardi), Spagna (26,4 miliardi), Germania (17,5 miliardi). Considerando, inoltre, sia agricoltura che silvicoltura e pesca, l'incidenza del valore aggiunto sul Pil è pari al 2,2% (36,2 miliardi euro), podio europeo subito dopo la Spagna (2,8%) ma davanti a Francia (1,7%) e Germania (inferiore all'1%).

La Regione più industriale d'Italia, la Lombardia, è leader a livello europeo per le aziende eco-investitrici che danno valore aggiunto al sistema di sostenibilità che è già in atto. «Questa peculiarità - osserva l'assessore all'Ambiente Raffaele Cattaneo - non nasce oggi, ma affonda le sue radici in una consapevolezza diffusa che è tipica del nostro territorio ed è la conferma che l'impianto non solo funziona, ma conviene perché la sostenibilità ambientale coinvolge il sistema economico, la competitività e produce valore». È la sfida del futuro e chi saprà cogliere le opportunità che ne derivano riuscirà ad attestarsi sempre più sulla cresta e sull'onda dell'innovazione.

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