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Anoressia e bulimia, ancora allarme A 9 anni i primi segnali di disturbo

 
23 aprile 2019 | 10:01

Anoressia e bulimia, ancora allarme A 9 anni i primi segnali di disturbo

23 aprile 2019 | 10:01
 

Anoressia e bulimia non sono problemi superati, riguardano anche l’Italia e vanno affrontati con urgenza. Anche perché l’età nella quale insorgono questi tipi di disturbi si sta abbassando sempre di più. L’Associazione per la Ricerca psicologica clinica si è attivata attraverso il progetto FoodNet che sta iniziando ad intervenire nelle scuole di Milano.

A far scattare l’allarme sono i numeri: in Italia ci sono 3 milioni di persone che soffrono di disturbi alimentari: sette su dieci sono adolescenti. Quanto al problema “nuovo”, ovvero quello legato all’età, si evidenzia come l’insorgere dei disturbi alimentari sia passato dai 15 ai 9 anni. Come a dire: c’è sempre meno tempo per intervenire.

(Anoressia e bulimia, ancora allarme A 9 anni i primi segnali di disturbo)

«Sono patologie che comportano il rischio di morte - spiega al Corriere della Sera Deborah Colson, psicologa, psicoterapeuta e responsabile del progetto - l’anoressia è devastante sul fisico di una ragazza di 14 anni, molto di più se di qualche anno in meno. Le forme di resistenza sono minori. L’età d’esordio dei problemi legati a cibo, identità, peso e immagine corporea è scesa ormai alla prima infanzia».

FoodNet dunque si è attivata cercando di stringere sempre di più i tempi di intervento e a Milano ha iniziato a fare prevenzione effettuando un test in due scuole primarie, l’elementare di viale Romagna e la scuola ebraica. I faccia-a-faccia con gli alunni si è sviluppato in tre incontri di due ore in tutte le sezioni delle Quarte. «Siamo partiti dai cartoni animati, con un approccio leggero, per farli ragionare sulle connessioni tra alimentazione ed emozioni. I ragazzi devono capire che non si mangia solo perché si ha fame. C’è chi reagisce a un momento di rabbia buttandosi sul cibo e a chi invece si chiude lo stomaco. Le emozioni non stanno solo nei pensieri, ma spesso hanno risvolti sul nostro corpo», continua Colson.
I primi esiti sono soddisfacenti: docenti e genitori confermano quanto ai ragazzi faccia bene parlare di certe tematiche per cercare di reindirizzare le proprie frustrazioni fisiologiche. «Anche perché in molti casi si tratta di problematiche alimentari transitorie e non rilevanti, destinate a rientrare in modo naturale». Basta imparare a riconoscerle e metterle a fuoco. Del team di FoodNet fanno parte sei dottori senior, più un team di giovani laureati in Psicologia che vanno nelle classi ad incontrare i giovani.

L’altro problema è il moltiplicarsi di condizioni simili, perché non esistono più solo bulimia e anoressia, ma ci sono nuove forme di malessere figlie dell’ultimo decennio. Come l’ortoressia, per cui si è ossessionati dal cibo naturale e per cui si considera veleno ogni cosa non naturale: «Ma così si perde di vista l’importanza dell’elemento nutrizionale», dice Colson. O come il binge eating disorder, un caso di bulimia in cui si rinuncia a vomitare o ricorrere a lassativi o diuretici per eliminare il cibo. E si assume peso in modo compulsivo.

Secondo gli studi recenti nel 90% dei casi a soffrire di disturbi alimentari sono le ragazze. Negli studi condotti su popolazioni cliniche, gli uomini rappresentano il 5-10% di tutti i casi di anoressia nervosa, il 10-15% di quelli di bulimia nervosa. I primi test sul territorio sono stati sostenuti dai finanziamenti della Fondazione Cariplo. E ora che è stato creato un portale, mappato il territorio e creata una rete di prima assistenza con uno sportello digitale a cui rivolgersi gratuitamente, l’obiettivo è rilanciare su Milano ma anche nel resto d’Italia gli interventi nelle scuole. Per questo fino a domenica resterà aperta la campagna di crowdfunding (su sostieni.link/21219), lanciata a fine marzo, per raccogliere i finanziamenti necessari. «Non vogliamo essere gli unici, ma i primi. Il nostro deve diventare un modello. Prevenire non è solo meglio che curare come dice il nostro slogan: è l’unico futuro possibile per invertire la tendenza».

Per informazioni: www.associazionearp.it

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