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Un viaggio nel Lazio brassicolo Birre di qualità, non solo a Roma

Seppur inizialmente tutto ruotasse attorno a Roma Capitale, a lungo andare anche il resto del Lazio ha iniziato a fare birra artigianale di qualità. Oggi è diventato una delle prime regioni italiane per numero di birrifici e rappresenta uno dei mercati più ambiti da chi produce birra.

di Giovanni Angelucci
01 maggio 2019 | 10:19
Un viaggio nel Lazio brassicolo 
Birre di qualità, non solo a Roma
Un viaggio nel Lazio brassicolo 
Birre di qualità, non solo a Roma

Un viaggio nel Lazio brassicolo Birre di qualità, non solo a Roma

Seppur inizialmente tutto ruotasse attorno a Roma Capitale, a lungo andare anche il resto del Lazio ha iniziato a fare birra artigianale di qualità. Oggi è diventato una delle prime regioni italiane per numero di birrifici e rappresenta uno dei mercati più ambiti da chi produce birra.

di Giovanni Angelucci
01 maggio 2019 | 10:19
 

Seppur inizialmente tutto ruotasse attorno a Roma Capitale, a lungo andare anche il resto del Lazio ha iniziato a fare birra artigianale di qualità. Oggi è diventato una delle prime regioni italiane per numero di birrifici e rappresenta uno dei mercati più ambiti da chi produce birra.

Ormai tutte le regioni italiane hanno qualcosa da raccontare, che siano racconti brevi e recenti o poemi risalenti ai primi albori della storia birraria italiana; certamente ognuno è colmo di identità e in grado di racchiudere una fotografia italiana. A partire da oggi, proveremo dunque a compiere un viaggio in specifici territori italiani, guidati da un esperto. Per scoprire il Lazio ci affidiamo a Roberto Muzi: sommelier, assaggiatore di formaggi Onaf, formatore per tutte le realtà che fanno didattica in Italia, operatore di scouting e consulente di settore, coordinatore regionale della “Guida alle birre d’Italia” e, soprattutto, bevitore.

Roberto Muzi (Un viaggio nel Lazio brassicolo Birre di qualità, non solo a Roma)
Roberto Muzi

Una fotografia della situazione birraria nel Lazio, quale evoluzione negli anni?
Nonostante il Lazio abbia avuto uno dei primissimi microbirrifici italiani, Turbacci, a Mentana, e qualche altra esperienza pionieristica in regione, il movimento artigianale inizialmente non ha conosciuto quello sviluppo importante che hanno conosciuto Piemonte e Lombardia. Poi, intorno alla metà degli anni 2000, la svolta artigianale del locale di mescita Macche, la nascita dell’associazione dei Domozimurghi romani (oggi non più esistente) e quella di Birra del Borgo hanno completamente cambiato il quadro della situazione: si sono moltiplicate aperture di locali di livello, sono nati i corsi di degustazione, serate a tema e festival, il numero di appassionati è cresciuto a dismisura e Roma è divenuta un riferimento globale per il pub crawling. Era inevitabile, tutte le grandi città tendono a risucchiare energia, ma per tanti anni “Lazio”, per la birra artigianale, ha significato Roma: tutto era accentrato sulla capitale, si viveva in una situazione paradossale dove a una qualità produttiva mediocre corrispondeva una elevata qualità dei locali di somministrazione. Oggi questa distanza è stata colmata e siamo di fronte ad un momento davvero entusiasmante, pieno di vitalità, di realtà nuove che si affacciano sul mercato, certe del talento artigiano che ne ispira le ricette e con progetti solidi anche da un punto di vista imprenditoriale. Così oggi il Lazio è una delle prime regioni italiane per numero di birrifici, Roma ne vanta uno trappista (Tre fontane) e rappresenta uno dei mercati più ambiti da chi produce birra. Anche fuori dalla capitale si contano diverse birrerie di livello, a testimonianza che c’è curiosità e che si beve tanta artigianale.

Volendo tracciare un itinerario brassicolo nel Lazio, quali sono le tappe imprescindibili?
Oltre a Birra del Borgo, che per le note vicende non è più parte del mondo artigianale, ma rappresenta la “storia” ed è un birrificio molto valido che continua a sfornare birre molto interessanti; nel panorama attuale Vento Forte e Hilltop sono imprescindibili. Dietro questi c’è un nugolo di progetti interessanti che attraversano tutta la regione, che hanno notevolmente elevato la qualità media. Per fare qualche nome di chi sta riuscendo a unire talento e costanza: Rebel’s (dimostra una grande capacità di svariare e ibridare gli stili con personalità), Ecb (ottimo utilizzo del luppolo, birre pulite e dalla grandissima beva), Jungle Juice (gradevolezza e un originale tocco di personalità), Ritual Lab (beva esemplare, finezza, attenzione meticolosa ai dettagli), Birrificio Pontino (soprattutto per le sperimentazioni sulle botti) e Eastside (birre tecnicamente perfette, pulite e beverine).

Roberto Muzi (Un viaggio nel Lazio brassicolo Birre di qualità, non solo a Roma)

Birrifici agricoli? Quali sono le realtà particolarmente vicine al territorio?
È un po' una cifra del fare birra all’italiana quella di sentire, interpretare e valorizzare il territorio di appartenenza, confermata anche nel Lazio. Mi viene in mente Birrificio Pontino, con la 41° parallelo, una birra al kiwi giallo di Latina Igp, e la La Tina, frutto di una collaborazione con l’azienda vitivinicola locale Marco Carpineti; Hilltop con la Via della Cornacchia, con prodotti tipici della Tuscia; progetti agricoli come Terre di Faul o Agrilab. In ultimo vorrei citare Alta quota, coraggioso birrificio di montagna, che nasce proprio come progetto di valorizzazione agricola e sociale.

Birre del Lazio assolutamente da assaggiare?
Sono tante, una significativa per birrificio. Follower e Cerase tua di Vento Forte; Ritual Pils di Ritual Lab; Hopped Ink di Birrificio Pontino; Sunnyside di Eastside; Urbe di Ecb; Gallagher stout (con dulse, alghe affumicate irlandesi) di Hilltop; la Riserva di Turbacci; la Tripel (con eucalipto) dell’abbazia trappista di Tre Fontane; la Serial Tripel di Rebel’s; Baba Jaga di Jungle Juice; l’Equilibrista di Birra del Borgo.

Per quel che riguarda i pub e la mescita, come è messa la regione? E la capitale?
Su questo Roma ha ormai una sua tradizione, possiamo dire: il Macche ha segnato un punto di rottura e di svolta, perché ha rappresentato un modello cui ispirarsi e con cui confrontarsi, ma vanno anche citati locali che hanno forgiato e formato una generazione di publican: il 4:20, il Bir&Fud e Open Baladin. Oggi nella capitale il livello è elevato e si riesce a trovare almeno una birreria valida in ogni quartiere della città, in provincia si sta crescendo molto e certamente esistono delle realtà valide e coraggiose: il Birracolo di Frosinone, il Controcorrente di Latina, lo storico Knulp di Fondi, Beerbaccione ad Albano, Exodus a Genzano. Ce ne sono sicuramente molti altri, questi sono i primi che mi sono venuti in mente. In molti locali c’è un’ottima selezione di birre, in quasi tutti si spilla anche bene, in molti alla qualità la birre è accompagnata da professionalità, competenza e discrezione del personale. La considerazione interessante è che ci sono sempre più indirizzi dove si può anche mangiare bene oltre a poter bere delle buone birre. Farò una breve lista dove qualcuno rimarrà fuori, ma sono certo di non fare torto a nessuno nominando Pork’n Roll, un progetto che parte già dall’allevamento dei maiali nell’azienda agricola di famiglia, in Puglia; Sbanco e Seu, ottime pizzerie dov’è possibile disporre di una valida selezione; Brado, progetto originalissimo e serio di cucina basata su animali allo stato brado e semibrado.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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