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Turismo, il maltempo gela gli affari Fipe: «Persi 2,9 miliardi di euro»

Il maltempo di queste settimane ha rinviato l’inizio della stagione per gli operatori del turismo, bruciando, secondo una stima della Fipe affari per 2,9 miliardi di euro. Ripercussioni anche nell’occupazione, con la perdita di almeno 50mila posti di lavoro stagionali.

30 maggio 2019 | 17:13
Turismo, il maltempo gela gli affari
Fipe: «Persi 2,9 miliardi di euro»
Turismo, il maltempo gela gli affari
Fipe: «Persi 2,9 miliardi di euro»

Turismo, il maltempo gela gli affari Fipe: «Persi 2,9 miliardi di euro»

Il maltempo di queste settimane ha rinviato l’inizio della stagione per gli operatori del turismo, bruciando, secondo una stima della Fipe affari per 2,9 miliardi di euro. Ripercussioni anche nell’occupazione, con la perdita di almeno 50mila posti di lavoro stagionali.

30 maggio 2019 | 17:13
 

Il maltempo di queste settimane ha rinviato l’inizio della stagione per gli operatori del turismo, bruciando, secondo una stima della Fipe affari per 2,9 miliardi di euro. Ripercussioni anche nell’occupazione, con la perdita di almeno 50mila posti di lavoro stagionali.

Le piogge abbondanti e le temperature più prossime a quelle invernali che non a quelle primaverili, hanno spinto tanti italiani a non uscire più di casa dopo i ponti di fine aprile, facendo saltare prenotazioni e soggiorni nelle località di villeggiatura da Nord a Sud. Il mese di maggio più freddo in Italia da 30 anni a questa parte ha dunque penalizzato soprattutto gli operatori del turismo, oltre che quelli dell’agricoltura, al punto che alcuni balneari romagnoli hanno espresso la loro intenzione di chiedere lo Stato di calamità per gli episodi di erosione costiera e per le sempre più frequenti mareggiate che hanno distrutto strutture e attrezzature.

Ombrelloni chiusi nelle località di villeggiatura (Turismo, il maltempo gela gli affariFipe: «Persi 2,9 miliardi di euro»)
Ombrelloni chiusi nelle località di villeggiatura

Da qui la stima della Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, che parla di una perdita per il settore di 2,9 miliardi di euro, pari a una flessione del 26% e ad una perdita di 50mila posti di lavoro (oltre 77milioni di ore di lavo).

Per la sola ristorazione la perdita è di circa 600 milioni di euro, ma ci sono attività in alcune destinazioni turistiche che hanno perso fino all’80% dei ricavi del periodo. A questa contrazione si dovrebbe sommare la perdita di fatturato, non facilmente calcolabile, derivante dalle cosiddette gite fuori porta e dal calo dei consumi di prodotti altamente stagionali come acqua, bibite, gelati e tanto altro.

«Non possiamo più fare finta che il problema della tropicalizzazione del clima non ci riguardi, perché il settore in cui operiamo si trova ad affrontarne costantemente le conseguenze - dichiara Giancarlo Deidda, vice presidente Fipe - come Federazione che rappresenta il variegato mondo della ristorazione, dell’intrattenimento e del turismo con oltre 300mila imprese, da alcuni anni stiamo portando avanti una battaglia culturale per far crescere la sensibilità delle nostre imprese e dei consumatori su tutto ciò che è sostenibilità ambientale. Alle Istituzioni diciamo che il turismo è particolarmente esposto alle conseguenze dei cambiamenti climatici e per questo ha bisogno del massimo della flessibilità nella gestione dei costi. È vero che non c’è una bacchetta magica per gestire nel breve termine le forze della natura, si può tuttavia lavorare per non far peggiorare la situazione e magari migliorarla nel lungo termine».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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