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Caldo estivo, anziani a rischio Disidratazione e infortuni i pericoli

 
25 giugno 2019 | 09:49

Caldo estivo, anziani a rischio Disidratazione e infortuni i pericoli

25 giugno 2019 | 09:49
 

In estate si registra un aumento di ricoveri dovuti alla perdita di liquidi e acqua corporea. Cresce anche il numero delle fratture al femore: sono più di 120mila l'anno, l'80% di queste colpiscono gli over 75.

L'estate per molti significa stacco, occasione di vacanze e di riposo alla ricerca di benessere. Per gli anziani, invece, è periodo di cambiamenti dovuti alle partenze e al rischio di sentirsi soli e isolati o abbandonati. Traumi, disidratazione e scarsa aderenza alle terapie farmacologiche sono i pericoli più comuni. Basterebbe guardare i dati dei mesi più caldi del 2015 quando, a causa dell'eccessivo caldo estivo, si è registrato un eccesso di mortalità di anziani, provocando una leggera, ma comunque importante, flessione sull'aspettativa di vita dell’intero 2015. Dati che, fortunatamente, sono leggermente rientrati nel corso degli anni a seguire. Ma cosa ci aspetterà nel 2019 non ci è ancora dato di saperlo. Tuttavia ci sono dei rischi che non occorre sottovalutare.

Gli infortuni rappresentano un pericolo per gli anziani (Caldo estivo, anziani a rischio Disidratazione e infortuni i pericoli)
Infortuni anche banali rappresentano un pericolo serio per gli anziani

Italia in “recessione demografica”- Il nostro è un paese di vecchi, secondo al mondo per longevità soltanto al Giappone. Si contano, infatti, oltre 15mila persone sopra i 100 anni. All’inizio del 2019 gli italiani con più di 85 anni, invece, sono 2,2 milioni, il 3,6% del totale della popolazione residente (15,6% della popolazione di 65 anni e oltre). Siamo sempre di meno e sempre più vecchi. Calano le nascite, anche perché, complice l’assenza di un lavoro stabile, sono pochi i giovani che lasciano la famiglia di origine e decidono di sposarsi facendo figli. Aumentano i decessi ma non il numero delle vedove, superato dalle anziane coniugate grazie all’aumento di sopravvivenza degli uomini. Dal 2015 i residenti nel nostro Paese sono in diminuzione: 60,4 milioni al primo gennaio di quest’anno, oltre 400mila in meno rispetto al primo gennaio di quattro anni fa. Un “declino demografico” che si spiega con un’ evidente riduzione delle nascite (439mila bambini iscritti all’anagrafe lo scorso anno, ben 140mila in meno rispetto al 2008) a fronte di un aumento dei decessi (633mila nel 2018, circa 50mila in più di 11 anni fa).

Per i soggetti malati anziani sono due i principali ordini di rischi durante i mesi estivi. Il primo è legato al clima, alle temperature estreme. Il caldo e l'afa, infatti, possono essere pericolosi, anche mortali, per la salute degli anziani. Non è un caso che durante l'estate possa osservarsi un aumento della mortalità rispetto alle stagioni più miti, soprattutto tra i soggetti più fragili. Il secondo possibile rischio, invece, è strettamente legato alla possibile alterazione, durante i periodi di ferie, della qualità e dell’ intensità dell’ assistenza, di solito garantita da familiari, badanti e organizzazioni di assistenza domiciliare. Una diminuita sorveglianza e assistenza si traducono, per esempio, in un maggior rischio di cadute, ma anche in un diminuito controllo della corretta assunzione di farmaci, alimenti e liquidi, oppure infine in una ritardata identificazione di peggioramenti acuti di malattie.

«Mentre nei mesi invernali - sottolinea Filippo Fimognari, presidente della Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio - notiamo che tra gli anziani prevalgono gli accessi in ospedale per patologie infettive respiratorie acute, che poi possono a loro volta determinare scompensi “a cascata” di altri organi, nei mesi estivi vi è un aumento di ricoveri dovuti a disidratazione: la perdita di liquidi e di acqua può avere gravi ripercussioni sullo stato di salute degli anziani fragili».

Gli infortuni e in particolare le cadute, come già accennato, rappresentano una vera e propria sindrome geriatrica, perché l'evento "caduta" è sempre l’effetto finale di una serie di modificazioni organiche che precedono di molto la caduta in sé. Occorre sempre la massima attenzione, quindi, nell’identificazione precoce di questi segni di decadimento delle capacità funzionali. «Le conseguenze più ricorrenti - spiega Amedeo Zurlo, direttore della Geriatria dell'Ospedale Universitario di Ferrara - sono le fratture ossee, che costituiscono un problema spesso trascurato, sia in ambito clinico che in termini di percezione da parte dell’ opinione pubblica. Le più comuni, nonché in aumento a causa di polimorbidità e fragilità, sono quelle di femore: in Italia se ne contano più di 120mila l'anno, l'80% di queste a carico di ultra75enni. A distanza di un anno dalla frattura questi incidenti possono determinare la morte nel 20-30% dei casi, e una grave disabilità nel 40%. A tal proposito noi geriatri proponiamo l'ortogeriatria, una metodologia che è in grado di prendere in carico il paziente dal suo ingresso in ospedale sino al recupero funzionale, attraverso un'attività di integrazione multidisciplinare del geriatra con l'ortopedico e con le altre figure specialistiche interessate, come anestesista, fisiatra, fisioterapista e infermiere».

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