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Crollano i fatturati dei locali Fipe chiede lo stato di crisi

La Federazione italiana pubblici esercizi con una lettera ufficiale firmata dal presidente Lino Stoppani si è rivolta ai ministeri del Lavoro, del Turismo e dell’Economia per chiedere aiuti immediati ai commercianti. La crisi dettata dal coronavirus starebbe causando danni del 70-80% ai fatturati delle imprese.

26 febbraio 2020 | 12:33
Crollano i fatturati dei locali 
Fipe chiede lo stato di crisi
Crollano i fatturati dei locali 
Fipe chiede lo stato di crisi

Crollano i fatturati dei locali Fipe chiede lo stato di crisi

La Federazione italiana pubblici esercizi con una lettera ufficiale firmata dal presidente Lino Stoppani si è rivolta ai ministeri del Lavoro, del Turismo e dell’Economia per chiedere aiuti immediati ai commercianti. La crisi dettata dal coronavirus starebbe causando danni del 70-80% ai fatturati delle imprese.

26 febbraio 2020 | 12:33
 

Con una lettera firmata dal presidente Lino Stoppani, la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) si è rivolta al Governo per chiedere che venga dichiarata la “crisi del settore” per via dei danni causati dal coronavirus che sta costringendo molte attività imprenditoriali a ridurre drasticamente il proprio orario di lavoro. Una decisione che era già ventilata pochi giorni fa in un'intervista rilasciata da Lino Stoppani proprio ad Italia a Tavola.

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Un appello pacato e che ha come premessa la piena presa di coscienza per quello che concerne la situazione generale e una comprensione totale per le scelte prese dalle istituzioni. D’altro canto Fipe non nasconde che i bilanci delle attività stanno già subendo dei danni ingenti che necessitano di sostegni da parte dello Stato. Di seguito riportiamo la lettera integrale scritta da Fipe.


La situazione determinatasi per effetto dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 e le necessarie misure di contenimento, poste in essere per cercare di limitare al massimo gli effetti della sua diffusione, stanno colpendo pesantemente tutto il settore dei pubblici esercizi. Le misure di sicurezza imposte dalla necessità di arginare il contagio, rispettate dalla categoria con senso di responsabilità, aggravate da una comunicazione non sempre coordinata e per molti versi allarmistica, che ha generato un effetto psicosi fra i consumatori, stanno producendo risultati devastanti su un comparto cruciale per la nostra economia e per l’attrattività turistica.

Anche se al momento è prematuro elaborare valutazioni puntuali, nel nostro settore, stimiamo nei primi 4 mesi del 2020 una perdita di circa 2 miliardi di euro di fatturato, con rischi occupazionali per circa 20mila unità. Purtroppo, gli effetti devastanti sono avvertiti non solo nelle cosiddette zone a rischio, sottoposte ai più stretti controlli ma, a causa “dell’effetto psicosi”, si riversano sull’intero territorio nazionale.

Il combinato disposto della contrazione dei flussi turistici e il crollo della domanda interna di consumi fuori casa, sta determinando una riduzione fino al 70/80% del fatturato dei pubblici esercizi. A questo si aggiunge l’impossibilità assoluta di operare per alcune tipologie di imprese, come i locali di intrattenimento, allo stato attuale in Lombardia, Piemonte e Veneto o l’operatività ridotta per altre tipologie di esercizi. Per questo Le chiediamo la messa in stato di crisi del settore e interventi tempestivi ed efficaci, che possano aiutare le imprese a sostenere l’impatto derivante dal “coronavirus”. Di seguito riportiamo alcune possibili linee di intervento:

- sospensione dei contributi e premi come già avvenuto in precedenza in occasione di eventi e calamità naturali;
- previsione di fondo di contribuzione per i titolari di pubblico esercizio, come ad esempio bar, pub, ristoranti, locali da ballo etc., interessati dall’obbligo di sospensione dell’attività (l’entità potrebbe essere stabilita, ad esempio, secondo quanto avvenuto in occasione di eventi straordinari come terremoti, alluvioni ecc.);
- estensione delle previsioni delle causali del Fondo Integrazioni Salariali alle imprese non ricomprese e previsione della cassa in deroga anche per tutte le causali che non sono ricomprese in quelle già previste per il Fondo Integrazione Salariale, sia riferite alle zone direttamente coinvolte ed interessate da provvedimenti e misure di contenimento, sia indirettamente al settore dei pubblici esercizi in conseguenza della riduzione dei flussi turistici e della forte contrazione della domanda
interna.

Le considerazioni che ci siamo permessi portare all’attenzione rispecchiano le gravi e reali difficoltà del nostro settore, certi che se ne vorrà tenere in debita considerazione, per dare una risposta concreta alle esigenze di tutti gli imprenditori che la Federazione italiana dei pubblici esercizi rappresenta.


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