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Kenya: Turisti italiani sfuggono all'incendio di 3 hotel. "Bruciano" solo i beni di valore

 
06 gennaio 2009 | 16:25

Kenya: Turisti italiani sfuggono all'incendio di 3 hotel. "Bruciano" solo i beni di valore

06 gennaio 2009 | 16:25
 

Gli incendi continuano a segnare il calendario del turismo in Kenya colpendo turisti italiani. Il 4 gennaio sono stati in particolare distrutti dalle fiamme tre villaggi turistici e 20 ville vicino a Malindi, la perla della costa dell'Africa orientale. Grande paura per i circa novanta italiani che vi stavano passando le vacanze, fortunatamente tutti però lontani dai luoghi dell'incendio perché in spiaggia o in gita. Nella località di Mayungu, nella zona sud di Malindi, a causa di un corto circuito (secondo la versione ufficiale) è in particolare scoppiato un incendio attorno alle 13 in un'area imprecisata del Kivulini Sea View Resort. A  causa del forte vento che soffiava dal mare, e della assoluta mancanza di struttura di sicurezza ed impianti anti-incendio (così come in quasi tutti gli alberghi del Kenya), le fiamme si sono immediatamente propagate nelle aree circostanti colpendo le costruzioni vicine, tutte caratterizzate dagli enormi tetti a capanna in legno e foglie di palma.

Il Flamingo Hotel di Malindi 24 ore prima dell'incendioIn poco tempo hanno così preso fuoco ville e camere de La Papaja resort e del Flamingo Hotel. L'assenza degli ospiti e l'intervento (sia pure non immediato) dei vigili del fuoco che hanno utilizzato l'acqua delle piscine ha impedito danni più gravi, anche se, come detto, i tre alberghi e 20 ville sono stati in tutto o in parte distrutti.

La novantina di turisti italiani (alcuni dei quali trattenuti in spiaggia o in gita con dei pretesti per non farli avvicinare agli incendi di cui non erano a conoscenza) ha saputo del disastro solo a partire dalle 16,30 quando gradualmente hanno raggiunto gli hotel. L'intervento del personale di servizio aveva permesso di recuperare parte degli effetti personali che erano nelle camere, ma alcuni beni sono andati distrutti o, più verosimilmente, sono stati rubati. In poche ore i turisti hanno raccolto i beni salvati (in una situazione di caos - e almeno nel caso del Flamingo Hotel senza alcuna assistenza del personale del tour operator che aveva organizzato il viaggio – causa anche il sopraggiungere del buio e l'assenza di elettricità) e sono stati trasferiti in altri hotel a Malindi.

Sia pure senza conseguenze personali, l'incendio apre la strada ad un contenzioso che potrebbe diventare un caso internazionale. Particolarmente irritati sono in particolare i 31 turisti italiani del Flamingo Hotel che hanno segnalato da subito l'assenza di beni di valore, custoditi nelle stesse camere da cui sono stati invece recuperati indumenti e biancheria.

«Eravamo all'ultimo giorno della vacanza (siamo partiti la mattina successiva) – spiega ad esempio Carla Deligia – e quasi tutti avevamo le Carla Deligiavaligie più o meno fatte e chiuse. Quello che abbiamo trovato in un magazzini di uno dei bungalow non distrutti dall'incendio è stato invece un caos in cui tutto era stato mischiato, alcune valigie aperte e in molti casi oggetti e vestiti di alcuni ospiti sono finiti in valige di altri che avrebbero dovute essere chiuse. Il risultato è che, dopo un'allucinante cernita dei beni in un clima fra il mercato e la fuga (intorno c''erano ancora piccoli focolai accesi…) abbiamo recuperato le nostre cose scoprendo amaramente che erano sparite quelle più di valore: soldi, orologi, gioielli e apparecchiature elettroniche per lo più. Io non ho più trovato, ad esempio, una macchina fotografica digitale e delle magliette firmate. A dei bambini romani sono sparite le Play Station, gli IPhone e le macchine digitali con le foto del Safari appena effettuato. Una signora di Benevento ha ritrovato una scatola che conteneva i suoi gioielli: mancavano però tutti quelli in oro o con pietre preziose, mentre c'era una collanina acquistata in spiaggia …».

Roberto PireddaAnalogo il resoconto di Roberto Piredda, noto fotografo subacqueo di Sassari: «a chi più, a chi meno, è toccato di accertare la mancanza degli oggetti di maggior valore. Personalmente non ho più ritrovato, fra le altre cose, la mia attrezzatura fotografica (per lo più strumenti professionali Canon) e un telefonino. La mia biancheria sporca, in compenso, l'ho ritrovata tutta… Al di là della disavventura c'è da segnalare anche l'amarezza per la mancanza di un minimo di assistenza del nostro tour operator che si è limitato a trasferirci in altri alberghi rifiutandosi di chiamare, come da noi richiesto, la polizia per potere almeno effettuare delle denunce per la scomparsa degli oggetti di valore. La cosa grave è che non abbiamo più visto nessuno, né nei nuovi alberghi la notte, né la mattina all'aeroporto quando uno dei turisti si è accorto che non trovava più il biglietto aereo (che era in un borsellino con i soldi, naturalmente scomparso) ed ha avuto molte difficoltà per poter lasciare il Kenya».

Resta il fatto che oltre alla scomparsa degli oggetti, a cui almeno in parte, dovrà rispondere l'assicurazione, resta il fatto che l'assenza di strutture di sicurezza minime avrebbe potuto trasformare l'evento in una tragedia se le fiamme fossero scoppiate, magari sempre per un corto circuito, di notte. E su questo le associazioni dei consumatori e i tour operator dovranno forse cominciare a riflettere sul serio consideando che in Kenya gli hotel bruciano ormai con una media di due o tre l'anno.  

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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