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Borsa dei vini a Caserta ...solo per i palati più esigenti

 
20 marzo 2009 | 19:58

Borsa dei vini a Caserta ...solo per i palati più esigenti

20 marzo 2009 | 19:58
 

Prima edizione della 'Borsa dei vini e dei prodotti agroalimentari” della Provincia di Caserta. Evento per conoscere le tante testimonianze del passato, i borghi e i castelli medioevali, i palazzi della nobiltà e le bellezze ambientali, passando attraverso le eccellenze enogastronomiche

 Presso Villa Maria Cristina di Caserta dal 27 al 29 marzo si svolgerà la prima edizione della 'Borsa dei vini e dei prodotti agroalimentari” della Provincia di Caserta, un progetto elaborato da Agrisviluppo, azienda speciale della Camera di commercio in collaborazione con la delegazione provinciale della Fisar, per far conoscere le tante testimonianze del passato, i borghi e castelli medioevali, i palazzi della nobiltà, le bellezze ambientali come i parchi regionali e le oasi naturalistiche utilizzando come stimolo le eccellenze enogastronomiche.

I palati esigenti possono scegliere tra i 125 prodotti tipici della zona dalla rinomata mozzarella di bufala con le sue varianti, alla mela annurca oggi di gran moda, dalla norcineria di razza nera casertana alle castagne di Roccamonfina, dall'olio d'oliva Terre Aurunche dal sapore unico alle ciliege nere, i vini poi meritano un discorso a parte. In questa area, la Campania felix degli antichi, la terra di lavoro del Regno delle due Sicilie, esistono una grande varietà di vitigni autoctoni di qualità, ne sono stati censiti oltre 100.

Gli obiettivi che si prefigge 'La Borsa dei vini e dei prodotti agroalimentari” della Provincia di Caserta sono molteplici e non di breve periodo, dal momento che la prima fase sperimentale si chiuderà nel corso dei prossimi tre anni, come ha ricordato il presidente di Agrisviluppo Giuseppe Falco: «Non vogliamo un evento fine a se stesso, avrà cadenza annuale e auspichiamo una crescita costante per i prossimi tre anni. L'immagine di terra di lavoro ultimamente è stata troppo spesso snaturata e noi vogliamo dimostrare che il territorio dove si producono i nostri vini e le nostre tipicità è lontano ed estraneo alle tristi notizie della cronaca o al problema dei rifiuti. Territorio e prodotti devono crescere insieme. Abbiamo coinvolto le aziende per comprendere le loro esigenze in modo da configurare un programma di lavoro che contempli la comunicazione e il marketing».

 La Borsa dei vini e dei prodotti agroalimentari vede impegnate ben 22 aziende locali e una quindicina di operatori tra società di trading e buyer provenienti dall'Italia e dall'estero. Il programma prevede una giornata dedicata alla conoscenza delle eccellenze del territorio (sabato 28 marzo) e delle visite alle aziende strutturate sulla base delle esigenze manifestate dagli operatori (domenica 29 marzo).

Il patrimonio enogastronomico è una ricchezza inestimabile, su cui si basa anche il prestigio dei luoghi. Occorre quindi creare un brand unico 'Terra di lavoro”, favorire e sostenere le aggregazioni di produttori e creare collegamenti e sinergie tra le componenti dei settori del commercio, dell'artigianato, attività ricettive e produzione di qualità. All'egida di 'Terra del Lavoro” sarà possibile usufruire di pacchetti esclusivi, in cui dovranno essere integrati beni ambientali, naturali ed architettonici, agriturismo, prodotti tipici e ristorazione d'eccellenza.

I vini e i vitigni storici
Il Falerno del Massico, leggendario vino delle mense imperiali, cantato ed esaltato indistintamente da tutti i poeti della classicità romana, conservato in anfore chiuse con tappi dotati di etichette che ne garantivano l'annata e la qualità. Dal sapore pieno, elegante, nel rosso, ottenuto da uve Aglianico e Piedirosso, fresco e aromatico, nel tipo bianco, derivante da uve Falangina, prodotto in un'area ristretta intorno al Massiccio del Massico, l'ager falernus.

L'Asprinio di Aversa dalla storia millenaria, già citato da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, viti a piede franco con modalità di allevamento alquanto inusuale, ad arbore, la vite si arrampica molto in alto sugli alberi, costituendo la tipica Alberata Aversana. Uno dei 'grandi, piccoli vini” di Mario Soldati che tradizionalmente si abbina alla mozzarella di bufala campana Dop e al prosciutto. Allegro, leggero e brioso a detta di Veronelli.

Il Galluccio conobbe il suo massimo splendore nel 1600, prodotto nei cinque comuni dominati dal vulcano spento di Roccamonfina. L'Aglianico è l'uva di riferimento per le tipologie rosso e rosato e la falanghina per il bianco. Ed ancora il Pallagrello, tanto amato da Ferdinando IV di Borbone, il Casavecchia, vitigno misterioso riscoperto all'inizio degli anni ‘90 e prodotto in quantità molto esigua.

E con un calice di vino perché non provare il conciato romano (attenzione alle imitazioni), forse il più antico formaggio italiano che risale alla civiltà sannitica dalla straordinaria tecnica di affinamento in vasi di terracotta con una conciatura di olio, aceto, peperoncino e pimpinella oppure una grigliata di Pelatello, il maiale nero casertano quasi senza setole allevato allo stato brado nelle quercete dell'Alto Casertano.

Gastronomia casertana
Nella gastronomia di questi luoghi troviamo le zuppe saporite, come quella di cardi di Sessa Aurunca, gli ziti ripieni, i sanguinacci, i mostaccioli di Capua, il castagnaccio di Roccamonfina, la cacciagione cucinata alla maniera locale, rosolata in pancetta e cipolla (Mondragone era una importante riserva di caccia dei Borboni), le 'laine”, larghi tagliolini fatti a mano, la pastiera di tagliolini, i 'guanti” ovvero le zeppole fritte e le 'scrippelle”, sorta di krapfen fatte di un impasto di farina, acqua, lievito, cannella, pepe, zucchero, avvolto a spirale e poi fritte.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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