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La legge anti-kebab divide artigiani e commercianti

Più che fra destra e sinistra, il provvedimento che riduce gli ambiti d'apertura notturna per le attività di gelaterie, pizze d'asporto e, appunto, kebab evidenzia una contrapposizione fra gli interessi degli artigiani (contrari alla legge lombarda) e quelli dei commerciantri (favorevoli)

 
23 aprile 2009 | 19:09

La legge anti-kebab divide artigiani e commercianti

Più che fra destra e sinistra, il provvedimento che riduce gli ambiti d'apertura notturna per le attività di gelaterie, pizze d'asporto e, appunto, kebab evidenzia una contrapposizione fra gli interessi degli artigiani (contrari alla legge lombarda) e quelli dei commerciantri (favorevoli)

23 aprile 2009 | 19:09
 

MILANO - Oppositori in piazza, anzi per strada a Milano a mangiare un Kebab in segno di protesta contro la norma, già ribattezzata 'anti-kebab”, che «è stata voluta dalla Lega - come afferma Carlo Monguzzi, consigliere regionale dei Verdi - ma risulta ambigua, andando a danneggiare quelle imprese artigianali che vivono un periodo di difficoltà e che andrebbero invece aiutate». Con lui erano presenti, tra gli altri, Maurizio Baruffi, Andrea Fanzago, Pierfrancesco Majorino, Giuseppe Civati.

 In particolare il punto contestato è quello al comma 2 dell'articolo 2 dove si vieta la vendita per il consumo immediato negli spazi esterni al locale «fino ad arrivare all'estremo - ha continuato Monguzzi - di non poter mangiarsi un gelato fuori dal negozio». Gli organizzatori dell'iniziativa di protesta chiedono un cambiamento della norma: «Siamo d'accordo per una regolamentazione che vada incontro alle richieste dei cittadini che risiedono vicino ai locali che rimangono aperti anche la notte - ha concluso il consigliere dei Verdi - ma chiediamo che non si vada dietro a furori ideologici».

Numerose intanto le prese di posizione contro la normativa, che viene sentita come penalizzante per tutti i laboratori artigiani, nonché per i consumatori. Ardemia Oriani e Luca Gaffuri, consiglieri regionali lombardi del Pd, commentano: «Una legge inutile e sbagliata, nata dalla volontà della Lega di bloccare e ridurre l'attività dei kebab, ma che rischia di colpire tantissime attività artigianali, come le gelaterie e le pizzerie d'asporto. Così si pongono vincoli agli artigiani in attività fortemente gradite dai consumatori per la possibilità di poter disporre di prodotti da consumare freschi».

Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl, osserva : «La legge è un provvedimento demagogico, che, usando a pretesto ragioni di ordine e sicurezza pubblica, difende gli interessi corporativi di esercizi (bar, pizzerie e ristoranti) che, non solo in Lombardia, ma in tutto il mondo avanzato, subiscono la concorrenza di laboratori artigianali apprezzati da molti consumatori per l'ottimo rapporto qualità/prezzo».

Artigiani e commercianti: «Troppi privilegi, finalmente se ne sono accorti»
Naturalmente c'è anche chi apprezza la novità e riteine questa una legge che riequilibra le troppe deroghe concesse alle attività artigianali. Il parere di Antonella Zambelli sulla legge regionale antikebab è chiaro. La responsabile Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi di Confcommercio) è proprietaria del bar 'La Brasiliana” a Varese: «è una legge che non fa cambiamenti trascendentali: si limita a precisare cose già dette. A fronte di una apertura a macchia di leopardo di attività 'artigianali” che tendono ad andare oltre, la Regione ha pensato bene di dare una regolamentazione più certa. E francamente dico: meno male che il legislatore se n'è accorto, perché se si vuole avere una attività più complessa della produzione e somministrazione di un prodotto, non è la legge che va modificata. è la propria posizione, di artigiano o commerciante. Se uno vuole somministrare altri prodotti o dare altri servizi come i tavolini eccetera, basta che si iscriva come commerciante e si sottometta alle leggi dei commercianti. Certo, è una legge dura: prevede bagni speciali, maggiori controlli ulteriori licenze. Sappiamo che è dura e che può disincentivare. Ma non è giusto aggirare l'ostacolo».
 
Dalla parte degli artigiani, invece, è Gianni Mazzoleni, segretario di una delle associazioni di categoria, la Cna (Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa) di Varese Ticino Olona: «Se le cose stanno così, chi può finirà per andare in Piemonte a mangiarlo, o in Canton Ticino: mi immagino già trasmigrazioni da Cantello a Stabio, o da Sesto Calende a Castelletto... Fuori dagli scherzi, in realtà c'è un problema anche più generale di coordinamento tra l'attività artigiana e commerciale: per esempio, la normativa sull'artigianato dice che l'attività artigiana prevede la possibilità di 'consumare in loco il prodotto senza però che ci sia mescita”, cioè non siano servite bevande. Il che significa che nel locale della pizza al taglio se la coca cola sta in un frigo e te la prendi tu è attività artigiana, se chiedi che te la servano è attività commerciale. Per quanto riguarda la possibilità o no di mangiare fuori dal locale i preparati, ritengo che la sua applicazione o meno competa al buon senso degli amministratori locali. Diciamo che io mi auguro che il dibattito di questi giorni sia una tempesta in un bicchier d'acqua e che l'attenzione della Regione ritorni ai temi della crisi, magari concentrandosi su come fare partire con fiducia 51 milioni di euro inutilizzati e inutilizzabili da mesi. Vale anche la pensa precisare che si parla molto di kebab, per evidenti ragioni di richiamo all'immaginario collettivo, ma che è bene ricordare che il provvedimento riguarda anche consumi meno esotici, quali la pizza e i gelati».

Dal canto loro, gli artigiani di Confartigianato sostengono che il testo della legge non sostiene e non facilita il giro d'affari e crea disuguaglianza nel trattamento tra artigiani e commercianti. Marino Bergamaschi dell'Associazione artigiani di Varese chiede che le amministrazioni locali applichino la norma con buon senso, senza orari e restrizioni punitive per le attività artigianali.


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