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In Italia si bloccano i Kebab Parigi taglia l'Iva al ristorante

Strategie opposte per sostenere la ristorazione in crisi generale. Parigi punta a rilanciare i consumi e incentivare i pranzi di lavoro. Il provvedimento trova il consenso degli operatori e del sottosegretario al Turismo, Michela Brambilla, che ne chiede un'applicazione a livello europeo

29 aprile 2009 | 16:00
In Italia si bloccano i Kebab Parigi taglia l'Iva al ristorante
In Italia si bloccano i Kebab Parigi taglia l'Iva al ristorante

In Italia si bloccano i Kebab Parigi taglia l'Iva al ristorante

Strategie opposte per sostenere la ristorazione in crisi generale. Parigi punta a rilanciare i consumi e incentivare i pranzi di lavoro. Il provvedimento trova il consenso degli operatori e del sottosegretario al Turismo, Michela Brambilla, che ne chiede un'applicazione a livello europeo

29 aprile 2009 | 16:00
 

 Purtroppo bisogna ammetterlo senza remore: in tema di tutela della ristorazione ancora una volta la Francia segna la strada. Da noi ci si preoccupa di porre dei freni ai Kebab o all'attività degli artigiani che somministrano cibi (panifici, gelaterie, ecc.), quasi che questi siano i 'concorrenti” dei ristoranti. A Parigi, invece, si affronta il toro per le corna e si taglia l'Iva dal 19,5% al 5,5% a partire da luglio. Un risparmio tutto sommato modesto per il consumatore 'privato”, ma che effetti importanti può avere sulla cosiddetta clientela d'affari che può scaricare il costo. In Italia la situazione è peraltro diversa perchè l'Iva è al 10% e un taglio di questa entità sarebbe in ogni caso meglio di niente.

Un modo semplice ed immediato per cercare di frenare quel calo dei consumi fuori casa che anche in Italia si sta pericolosamente registrando giorno dopo giorno e che non è possibile arginare solo pensando di abbassare il costo del menu, salvo rifarsi su acquisti di materie prime di qualità inferiore.

Peccato che da noi, invece, ci si faccia quasi in vanto di creare frizioni inutili fra ristoratori ed artigiani, nel tentativo di nascondere che i provedimenti antikebab hanno il solo scopo di aiutare le gastronomie (che diventano sempre più tavole calde o ristoranti...), i bar e i locali notturni. Chi può seriamente pensare che un o spiedo di agnello grasso servito sul marciapiede costituisca davvero una concorrenza sleale per un ristorante ?

Tornando alla Francia ricordiamo a fronte della crisi della ristorazione, Sarkozy prova a salvarla tagliando l'Iva permettendo ai clienti di risparmiare quasi due euro ogni 15 di spesa. In compenso i ristoratori transalpini si sono impegnati a garantire 40mila assunzioni e ad abbassare i prezzi dei piatti giudicati eccessivamente salati. Una proposta che in Italia trova concordi la maggior parte degli operatori (e ancora una volta registra però il silenzio dei sindacati di categoria). Sul 'Corriere della sera” Antonio Santini (Dal Pescatore, tre stelle Michelin) rilancia il tema chiedendo di incentivare la detrazione dei pasti di lavoro (che sembrava una conquista dei mesi scorsi e invece si è miseramente arenata nelle pieghe della Finanziaria). Su 'Il Giornale” il sottosegretario con delega al Turismo, Michela Vittoria Brambilla, sposa in pieno la ricetta francese e sprona tutta l'Europa ad adottare questo provvedimento, così da superare il no di Bruxelles alla riduzione dell'Iva per un solo settore.

A ben guardare, secondo l'inchiesta riportata dal 'Corriere della sera”, non è che la situazione di crisi in Francia per la ristorazione sia poi diversa da quella di casa nostra. Dalle tavole di lusso, pluridecorate con stella Michelin, ai popolari bistrot, la flessione da gennaio in poi è stata notevole. Le catene low cost come Buffalo Bill o Leon de Bruxelles registrano un calo di presenze dell'ordine del 7%. Se va bene, da noi il calo è nell'ordine di almeno il 15-20%. Anche nei locali più alla moda, soprattutto per il pranzo di mezzogiorno, non è più necessaria la prenotazione a Parigi. E lo stesso di può dire delle principali città italiane.

L'Iva al 5,5% nei ristoranti francesi sarà il più basso livello d'aliquota in Europa. Si va da un minimo del 7% in Spagna al 25% della Danimarca. La misura, sostenuta a suo tempo dall'ex presidente Chirac, era un impegno elettorale del presidente Sarkozy che alla fine ha superato i pareri negativi di Bruxelles e l'opposizione della Germania. Le associazioni di categoria puntano a concentrare gli effetti della riduzione dell'Iva su alcuni prodotti e offerte di base come caffè, piatto del giorno e menù a prezzo fisso, con esclusione di vini e alcolici in genere che rappresentano il venti per cento del fatturato. In pratica, ristoranti e bistrot, al tempo della crisi, si impegneranno in arrotondamenti al ribasso, dopo aver approfittato, nella stagione della crescita, dell'entrata in vigore dell'euro con arrotondamenti al rialzo.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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