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La ripresa del turismo spinge anche le lavanderie industriali, ma c'è troppa concorrenza sleale

Il settore rappresentato da Assostitema dopo un 2020 difficile è pronto a rilanciarsi sulla scia della ripresa di ristorazione e turismo. Per riuscirci, però, deve continuare il proprio percorso di innovazione. A partire dall'abbandono del monouso in favore del tessuto riutilizzabile e dal monitoraggio del mercato caratterizzato da fenomeni di concorrenza sleale

di Nicola Grolla
04 novembre 2021 | 16:23
Sostenibilità e concorrenza leale per la ripartenza delle lavanderie industriali
Sostenibilità e concorrenza leale per la ripartenza delle lavanderie industriali

La ripresa del turismo spinge anche le lavanderie industriali, ma c'è troppa concorrenza sleale

Il settore rappresentato da Assostitema dopo un 2020 difficile è pronto a rilanciarsi sulla scia della ripresa di ristorazione e turismo. Per riuscirci, però, deve continuare il proprio percorso di innovazione. A partire dall'abbandono del monouso in favore del tessuto riutilizzabile e dal monitoraggio del mercato caratterizzato da fenomeni di concorrenza sleale

di Nicola Grolla
04 novembre 2021 | 16:23
 

Il 2020 complicato del settore delle lavanderie industriali sembra ormai alle spalle. Con la ripresa del mercato del fuoricasa e dei flussi turistici, ristoranti e alberghi sono tornati a spingere il settore che, nel frattempo, sta compiendo passa in avanti sul lato della concorrenza e della sostenibilità.

 

Un 2020 difficile concluso con il rinnovo del contratto nazionale

Prima di tutto i dati. Il settore, che conta a livello nazionale circa 600 realtà (sebbene all'interno del codice Ateco 960110 vi siano registrate un totale di 1.100 aziende che però svolgono maggioritariamente altri servizi), nel 2020 ha subito le difficoltà di ristorazione e alberghi. Le imprese impegnate in queste due filiere, infatti, hanno registrato un calo di fatturato del 60%, pari a quasi 400 milioni di euro in meno su un totale che si aggiro intorno ai 900 milioni di euro. Perdite che non sono state colmate dai ristori in quanto gli aiuti offerti dal Governo si sono fermati al 5% di quanto richiesto dal settore (ovvero 158 milioni di euro) rappresentato da Assosistema (reltà afferente a Confindustria che in totale conta 100 realtà associate ma che attraverso il proprio Osservatorio riesce a mappare l'intero mercato nazionale).

Numeri ai quali il settore intero ha risposto trovando l’accordo per il rinnovo del contratto di lavoro nazionale (Ccnl), strumento essenziale per mettere al riparto un comparto che conta circa 20mila lavoratori, in gran parte donne. Lavoratori che, a loro volta, hanno dato una grande prova di impegno per uscire dalle secche del Covid. Soprattutto quelli impegnati nella fornitura alle residenze per anziani e al sistema sanitario nazionale che hanno risposto positivamente all’ingresso in vigore del green pass e dell’obbligo vaccinale. «Ancora una volta abbiamo dimostrato al Governo che il nostro settore è pronto a organizzarsi anche in tempi brevi, lo abbiamo già fatto nel picco del periodo pandemico e lo stiamo facendo anche ora garantendo la continuità del servizio sanitario e assistenziale. Tutto ciò anche attraverso un sistema di gestione del personale e relazioni industriali che ha permesso alla macchina sanitaria di non risentire nè del virus nè degli adempimenti sul Green Pass», ha affermato il segretario generale di Assosistema, Matteo Nevi.

Nel 2020 le lavanderie industriali hanno perso il 60% del fatturato Sostenibilità e concorrenza leale per la ripartenza delle lavanderie industriali

Nel 2020 le lavanderie industriali hanno perso il 60% del fatturato

 

Nella sostenibilità il futuro della filiera

Per il rilancio del settore le lavanderie industriali hanno puntato su due temi: la sostenibilità e una maggiore trasparenza in termini di concorrenza. Per quanto riguarda il primo punto, l’obiettivo è quello di arrivare al superamento dei prodotti monouso laddove possibile: «C’è un’intera filiera che lavora per garantire un servizio sempre più sostenibile dal punto di vista ambientale sfruttando tutte le novità digitali e non che la tecnica sta mettendo a disposizione con l’unica finalità di aumentare la vita utile di un prodotto», ha afferma il presidente Egidio Paoletti in occasione di Ecomondo.

 

Monouso vs. riutilizzabile, il tovagliato che fa la differenza nella ristorazione

A tal riguardo, il prodotto di punta a cui far riferimento è il tessuto riutilizzabile per la ristorazione che garantisce una resistenza a 75 cicli di lavaggio e il possibile recupero del 91% dei materiali utilizzati. Detto diversamente, nella fase di smaltimento, il monouso finisce per il 55% in discarica, il 45% va all’inceneritore, mentre, a seguito dei 75 cicli di lavaggi industriali, del tovagliato in tessuto solo l’8% va in discarica e un 1% è destinato all’incenerimento, il resto viene avviato a riciclo. Nello studio presentato da Ebli (Ente bilaterale di Assosistema) a Ecomondo, sono stati presentati due scenari di conversione al tovagliato riutilizzabile in cui si nota che nello scenario minimo si arriverebbe al 12% in meno di Co2 equivalente, mentre nello scenario massimo a -20%. Questo si traduce in risparmio economico, rispettivamente, di 39 milioni di euro nello scenario minimo e di 71 milioni di euro in quello massimo, e in termini di costi che sostiene la collettività per riparare i danni ambientali, il 63% in meno.

 

 

Il costo del fine vita che ricade sulla società non è subito evidente: è il prezzo che noi tutti siamo tenuti a pagare nel medio o lungo periodo per porre rimedio agli effetti delle attività antropiche. In quest’ottica è stato calcolato che il costo della raccolta e dello smaltimento del tovagliato a fine vita è di circa 374mila euro per il riutilizzabile a fronte dei quasi 28 milioni di euro del monouso.

Il ricorso a tovaglioli riutilizzabile può ridurre del 20% l'emissione di Co2 Sostenibilità e concorrenza leale per la ripartenza delle lavanderie industriali

Il ricorso a tovaglioli riutilizzabile può ridurre del 20% l'emissione di Co2

 

Stop alla concorrenza sleale. L'accordo con i sindacati

Sul versante della concorrenza, invece, gli sforzi fatti da Assosistema e dai sindacati hanno portato alla firma sull’accordo contro il dumping contrattuale. Detto diversamente, l’obiettivo è quello di far emergere e colpire con una maggiore attività di controllo tutte quelle pratiche aziendali relative alla gestione del personale e al modello industriale che hanno come unico fine quello di ridurre il costo del lavoro alterando così il mercato e la libera concorrenza. Prossimamente sarà convocato anche un tavolo tecnico con rappresentati del Governo, dei datori del lavoro e dei lavoratori per approfondire la collaborazione con gli ispettorati del lavoro territoriali. L’idea, infatti, è quella di approfondire dei «campanelli d’allarme» che rischiano di minare la ripresa del settore.

 

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