Quattro milioni di persone raggiunte tramite Facebook e altre due milioni su Twitter, 200mila clienti nei 200 ristoranti italiani con il marchio ospitalità italiana in 12 Paesi europei, 15 eventi internazionali in Europa e 6 nelle regioni del Sud Italia. E ancora: 132 buyer tra importatori dell’enogastronomia e tour operator, 70 giornalisti stranieri e blogger del food e del turismo, 400 produttori meridionali selezionati e protagonisti dei workshop e oltre 90mila contatti del portale www.italianfoodxp.it.
È il bilancio presentato in una tavola rotonda a Roma, a Unioncamere, di della prima fase dell’Italian Food Xp, il progetto europeo di promozione integrata del turismo e dell’enogastronomia. Ideato dall’Isnart, l’Istituto nazionale di ricerche sul turismo delle Camere di Commercio e realizzato con il sostegno del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo.

All’incontro hanno partecipato la parlamentare Colomba Mongiello, Francesco Palumbo della direzione generale del ministero del Beni culturali, il segretario generale Unioncamere Giuseppe Tripoli, Alessandro Apolito capo della segreteria tecnica del Mipaaf, Cristiano Musillo, consigliere del ministero degli Esteri, Gaetano Fausto Esposito, segretario Assocamerestero e Michele Fontefrancesco dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. A moderare il dibattito è stato il giornalista Carlo Cambi, autore di un video promozionale.
Italian Food Xp ha messo insieme per la prima volta i territori e l’eccellenza della produzione agroalimentare certificata di sei regioni meridionali (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna). La formula sarà estesa successivamente al nord Italia in considerazione della sua validità e degli obiettivi raggiunti attraverso l’azione di promo-commercializzazione online e off line nel Regno Unito, Svezia, Danimarca, Olanda, Belgio, Germania, Francia, Svizzera, Spagna, Repubblica Ceca, Polonia e Bulgaria).
Una strategia digitale era mirata alla promozione delle produzioni Dop e Bio integrata con la rete dei ristoranti italiani all’estero. Tra gli eventi anche le Settimane a tema in locali ristoranti selezionati e sei roadshow a Napoli, Catania, Reggio Calabria, Matera, Manfredonia e Arzachena con il coinvolgimento di buyer, di produttori locali ed operatori turistici, della stampa internazionale e dei blogger specializzati.

«Abbiamo saputo offrire - ha detto alla tavola rotonda la parlamentare Colomba Mongiello - gli strumenti per soddisfare l’esigenza di internazionalizzare i territori meridionali e le imprese che vi operano, integrando ed ottimizzando funzioni istituzionali e competenze professionali e permettendo di rafforzare gli scambi commerciali tra le regioni del Sud e i mercati internazionali».
La forza del binomio cibo-territorio è stata sottolineata, tra gli altri, da Giuseppe Tripoli: «Poche altre nazioni - ha detto - possono vantarlo. Basti pensare che siamo leader in Europa per prodotti di qualità certificata (846 tra food e wine) e che deteniamo la più elevata concentrazione dei luoghi Patrimonio Unesco, 51 siti in tutta Italia di cui ben 18 solo nel Mezzogiorno».
Grandi ricchezze che insieme alla fama della nostra cucina confermano l’appeal del brand Italia ma che non esentano dalla necessità di andare oltre, come ha detto Alessandro Apolito del Mipaaf, sottolineando la nuova e concreta collaborazione tra le istituzioni per nuovi modelli operativi.
«Se negli ultimi 20 mesi abbiamo venduto all’estero 60 miliardi di prodotti agroalimentari - ha detto - vuol dire che siamo stati vicino agli imprenditori. C’è ancora molto da fare, ma proprio individuando le misure da prendere è nata l’idea di portare nel mondo la cucina italiana. Con il ministero degli Esteri abbiamo costruito un evento, la prima Settimana della cucina italiana all’estero, che in pochi giorni concentrerà 1.300 eventi. Ma la nostra esperienza agricola deve imparare a raccontarsi anche attraverso la rete, in grado di enfatizzare il valore culturale del cibo. Gli acquisti sulle piattaforme on line che si impegnino a garantire l’originalità dei made in Italy potrebbe inoltre contribuire a combattere l’italian sounding».