In quindici giorni sono stati individuati due focolai di influenza aviaria nel ferrarese, il primo il 29 aprile scorso in un allevamento biologico, il secondo il 13 maggio nell'allevamento industriale di tacchini da carne di una società parte della Filiera Amadori. Un principio di epidemia per questi volatili ben gestito dai veterinari aziendali e dalle aziende coinvolte, le quali dopo avere individuato il problema, hanno arginato il pericolo e intensificato le ricerche negli allevamenti vicini. il rischio di contagio da parte dell'uomo del virus A ceppo H7N7 rimane comunque molto basso.

Due quindi i focolai di influenza aviaria. Il 29 maggio in un allevamento biologico di galline ovaiole del ferrarese il veterinario aziendale aveva notato un aumento inusuale di mortalità e un calo di produzione delle uova. Subito l'intervento dell'azienda che, con spiccata professionalità e prontezza ha arginato la spiacevole situazione: abbattuti 17mila capi e costituita una zona di protezione e una di sorveglianza, per individuare nuovi possibili focolai.
Il 13 maggio il secondo caso, nell'allevamento industriale di tacchini da carne della società commerciale Vicentina srl, parte della Filiera Amadori. Anche qui il veterinario aziendale ha notato un aumento di mortalità, e subito, gli addetti ai lavori, con estrema attenzione per le norme vigenti e in generale per la gestione della produzione, hanno abbattuto 50mila tacchini e imposto un vincolo sanitario agli allevamenti vicini, che prevede limitazioni alla movimentazione degli animali. Sempre sulla linea di una coerente garanzia di sicurezza, l'azienda ha disposto l'abbattimento degli animali di un terzo allevamento, per motivi preventivi.
Il virus pare essere stato trasmesso da uccelli selvatici infetti giunti nel primo allevamento. Il ceppo in questione sarebbe correlato a quelli africani e asiatici isolati in uccelli selvatici (98% di corrispondenza tra questi e quello individuato nel ferrarese). I sintomi del contagio nei casi peggiori (ad alta patogenicità) sono gravi disturbi al sistema respiratorio, nervoso e digerente, e possono provocare la morte.

Il rischio per le persone rimane comunque molto basso. è vero, certo, che una trasmissione tra volatili ed esseri umani è possibile, ma molto difficile: chi è più a rischio sono gli operatori del settore avicolo, i quali però, con le giuste protezioni, possono scongiurare la trasmissione. Anche nel caso essi venissero contagiati, il rischio di un'epidemia è bassissimo, considerando che il ceppo isolato non è in grado di trasmettersi da persona a persona. Ultima annotazione: non è possibile contrarre la malattia consumando carne di pollo o tacchino o uova.
È giusto sottolinearlo in ricordo dell'epidemia di influenza A H5N1 scoppiata nel 2005, quando il ministero della Salute e i media affrontarono con allarmismo l'aviaria giunta dall'Asia. Le conseguenze? Il settore avicolo fu sconvolto perché molti consumatori avevano smesso di mangiare carne di pollo e tacchino… ma non morì nemmeno un pollo in Italia per l'influenza. Comunque già ieri è intervenuto il Ministero con un provvedimento che ha disposto un accurato monitoraggio straordinario di tutti gli allevamenti industriali di tacchini da carne delle Regioni Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte per identificare eventuali focolai di infezione.