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Aziende agricole a fianco dei giovani per combattere la disoccupazione

Sono circa 67mila le aziende agricole italiane con i requisiti necessari per attivare società di affiancamento che porterebbero lavoro ai 200mila giovani disoccupati interessati a un'occupazione nel settore. In Italia gli “under 35” a operare nel primario corrispondono al 5% del totale degli occupati

 
09 giugno 2016 | 16:55

Aziende agricole a fianco dei giovani per combattere la disoccupazione

Sono circa 67mila le aziende agricole italiane con i requisiti necessari per attivare società di affiancamento che porterebbero lavoro ai 200mila giovani disoccupati interessati a un'occupazione nel settore. In Italia gli “under 35” a operare nel primario corrispondono al 5% del totale degli occupati

09 giugno 2016 | 16:55
 

Da una parte il ricambio generazionale che stenta a prendere forma in agricoltura, dall’altra un Paese che registra 587mila giovani disoccupati. L’ipotetica linea di equilibrio è nella proposta portata avanti da Agia (Associazione giovani imprenditori agricoltori) e Cia (Confederazione italiana agricoltori), divenuta un fatto concreto con una specifica norma inserita nel collegato agricolo alla legge di stabilità. Tale norma prevede la possibilità di una partnership nella gestione aziendale tra un “esperto” agricoltore e un ragazzo alle prime armi che vuole credere nelle opportunità offerte dal settore primario. Tradotto: una “società di affiancamento”.



Di questa tematica si è discusso oggi in un’interessante iniziativa a Roma, promossa da Cia e dalla sua Associazione giovani imprenditori agricoltori a cui hanno preso parte, tra gli altri, la senatrice Maria Teresa Bertuzzi, prima firmataria dell’emendamento al collegato agricolo, la presidente nazionale dell'Agia Maria Pirrone, il presidente della Cia Dino Scanavino, il vicepresidente dell'Anp (Associazione nazionale presidi) Alessandro Del Carlo e il commissario di Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) Enrico Corali.

Le società di affiancamento rappresentano una delle risposte alla nuova sensibilità dei cittadini verso il cibo, l’agricoltura e la vita nelle aree rurali. A confermare questa tesi un piccolo ma significativo studio dell’Agia-Cia, realizzato nell’ambito degli ambienti universitari, dove il 25% degli studenti si sono detti “possibilisti” circa una loro realizzazione lavorativa nel mondo agricolo, agrituristico e agroalimentare, ovviamente in diverse specializzazioni di mansione.

A rafforzare il senso di questo trend, oltre al “boom” di iscrizioni alle facoltà di Agraria e agli istituti agrari, che non conosce soste da un quinquennio (+40%), c’è il dato emerso da uno studio realizzato proprio da Cia in collaborazione con il Censis, da cui emerge l’impressionante interesse dei giovani verso la trasformazione del cibo: uno su cinque, in un’età compresa tra i 18 e i 23 anni, ha inserito per esempio il mestiere di chef tra le prime opzioni possibili per la propria attività futura. Quindi il cuoco di cinquant’anni fa, ai margini della scala sociale, oggi è quello “chef” che ha scalato posizioni come professionista di successo, nel jet set e nello spettacolo, o come opinion leader al pari dei più ascoltati intellettuali. Insomma, la strada tracciata dal cuoco è ripercorribile dal moderno imprenditore agricolo.

Nel nostro Paese le aziende condotte da “over 65”, e in possesso dei requisiti necessari per attivare società di affiancamento, sono all’incirca 67mila. Aziende con fatturati sostenibili (dai 20 ai 100mila euro) e nel cui ambito non sono già presenti altri familiari (tabella allegata). I potenziali “aspiranti” tra i giovani disoccupati, invece, sono circa 200mila. Un dato, quest’ultimo, frutto di una stima che dal dato complessivo “tira fuori” i giovani che hanno manifestato la possibilità di entrare in agricoltura.



L’incontro è stato anche un momento propedeutico per fare chiarezza e compiere un’azione di promozione intorno a questo strumento che, ad oggi, non ha la giusta forza penetrativa tra l’opinione pubblica. Per ribadire la validità delle società di affiancamento, nel corso dei lavori del convegno, è stata analizzata l’esperienza tedesca: gli agricoltori teutonici, seppure in condizioni molto diverse da quelle italiane, con aziende di grandissime dimensioni e con un territorio non sovrapponibile al nostro, fanno scuola con il modello più compiuto e soddisfacente di ricambio generazionale in agricoltura, ben al di sopra del nostro “striminzito” 5%, ovvero la percentuale degli “under 35” che operano nel primario in Italia. Una percentuale che ci pone al 16° posto in Europa in questa particolare classifica.

«L’agricoltura italiana ha un forte bisogno dei giovani - ha detto il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino - del loro entusiasmo innato, ma soprattutto di competenze, idee ed energie nuove. Il settore, va detto, in questa fase ha diversi problemi, non possiamo parlare in termini generali di una situazione “rose e fiori”, ma esistono punte di eccellenza e soprattutto delle straordinarie potenzialità, superabili attraverso politiche d’indirizzo lungimiranti e concrete. Insomma bisogna crederci. Il prerequisito fondamentale però è proprio quello che i giovani restino (nel caso di subentro a un familiare) in agricoltura o entrino nel settore in maniera più massiccia».

A rafforzare il concetto l’intervento della presidente di Agia Maria Pirrone: «Le start up e le aziende condotte da under 40 hanno performance superiori alle altre di analoghe caratteristiche. Ci attestiamo mediamente a un +10% sui fatturati realizzati da aziende guidate da “senior”. In alcuni casi facciamo dei miracoli, frutto di singole intuizioni e abilità personali. Avessimo alle spalle un sistema Paese che incentiva l’accesso al credito e al bene terra, accompagnandoci con maggiore fiducia nei primi anni di attività, le nostre imprese darebbero un contributo fondamentale per lo sviluppo dell’Italia, creando nuova occupazione e benessere. Le società di affiancamento, che sono solo una delle nostre proposte, hanno degli elementi di grande positività. In questo senso un ruolo importante, per il raggiungimento dell’obiettivo, passa dalla divulgazione delle informazioni e dalla disponibilità dei protagonisti che possono essere coinvolti nell’operazione».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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