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L’evoluzione continua della pasta 500 milioni di euro in ricerca e sviluppo

 
29 novembre 2018 | 10:53

L’evoluzione continua della pasta 500 milioni di euro in ricerca e sviluppo

29 novembre 2018 | 10:53
 

Tradizione sì, ma non basta più. La pasta, consumata dal 99% degli italiani fino a 5 volte a settimana, è oggetto di continui studi degli esperti che vanno alla ricerca del miglioramento della materia prima. Aidepi, stando ad una ricerca Iri, evidenzia come le aziende di settore investono 500 milioni di euro in ricerca e sviluppo.

In particolare i fondi, pari al 10% del fatturato delle singole aziende, sono destinati agli impianti che esigono di essere sempre più moderni, sicuri e sostenibili. L’innovazione non è solo una buona pratica degli addetti ai lavori, ma anche una vera e propria necessità che viene da un consumatore su due che richiede costantemente ingredienti nuovi.
Basti considerare che nell’ultimo anno (dati Iri) si è registrato un +12% dei consumi di paste speciali (bio, senza glutine, integrale, kamut, farro, con spezie e legumi, etc), con punte del +18% nel caso della pasta integrale.

(L’evoluzione continua della pasta 500 milioni di euro in ricerca e sviluppo)

L’Italia, per soddisfare la richiesta internazionale di pasta, ne produce 3,4 milioni di tonnellate (+43% rispetto a 50 anni fa) e ne esportiamo oltre la metà, circa 2 milioni di tonnellate. Per rispondere alla domanda globale mantenendo l’eccellenza del prodotto tipica della pasta Made in Italy, sono stati realizzati impianti sempre più moderni e sofisticati, che possono impastare e trafilare fino a 7mila kg/ora di pasta, e processi di essiccazione sempre più sofisticati e personalizzati per ogni formato (un rigatone si comporta in modo diverso da uno spaghetto).

L’innovazione di processo non è visibile a tutti, ma è innegabile che i risultati ci sono: migliore efficienza, risparmio energetico, sostenibilità, sistemi di stoccaggio e operazioni di decorticazione e macinazione meccanizzati, analisi in tempo reale, dal chicco alla semola, al formato dei fenomeni chimico-fisici ed enzimatici della materia prima nel suo percorso per diventare pasta, sistemi di controllo qualitativo-batteriologico e di sicurezza alimentare 24 ore su 24. Tutto questo per garantire al consumatore sicurezza e qualità del prodotto finale sempre più elevate.

«In un mercato sempre più competitivo - spiega il segretario generale dei pastai di Aidepi, Luigi Cristiano Laurenza - noi pastai italiani possiamo vincere solo puntando sulla qualità, che va di pari passo con ricerca e innovazione. E in questo si impone la nostra capacità, tutta italiana, di coniugare tradizione, saper fare, e tecnologia alimentare. Per questo stiamo rispondendo a un consumatore sempre più attento a gusto, salute e sostenibilità, con una pasta sempre più personalizzata e capace di intercettare tutte le ultime tendenze del cibo, dall’integrale al gluten free, fino a quella con spezie, legumi e superfoods o addirittura quella realizzata con la stampante 3D».

(L’evoluzione continua della pasta 500 milioni di euro in ricerca e sviluppo)

Ma i fondi sono destinati anche alla formazione degli addetti (7.500 quelli impiegati in Italia) che lavorano nelle aziende dedicate (100 quelle attive) capaci di generare fatturati per 4,7 miliardi di euro. E poi macchine di ultima generazione a raggi infrarossi che intercettano le imperfezioni del chicco di grano, impianti automatizzati di essiccamento (che influenza in modo significativo la qualità del prodotto finito), barriere tecnologiche alle fonti di inquinamento, certificazioni di qualità, protocolli sanitari per l’alimentazione: in tutti i processi robotizzati interviene l’elemento umano insostituibile che controlla un sistema di produzione sempre più complesso.

L’indagine Iri indaga l’evoluzione percepita e attesa in fatto di alimentazione e benessere. Alla domanda “Ritiene che negli ultimi anni ci siano stati dei cambiamenti negli ingredienti e consistenza della pasta?”, il 48% risponde con la maggior presenza di pasta senza glutine. Mentre, il percepito spontaneo dell’esistenza sul mercato di pasta a base di farine proteiche (es. ceci e legumi) appartiene a 2 italiani su 10. Lo stesso risultato si ha in relazione alla pasta tradizionale arricchita con verdure, come spinaci, carote e zucca (21%). Ma interrogati con domanda diretta sulla presenza di proteine vegetali nella pasta di grano duro normale, rispondono affermativamente circa 6 italiani su 10. Internet è il canale principale per chi è alla ricerca di novità e informazioni sulla pasta e i più informati sono i Millennials (il 33% del campione).

Ma cosa ci si aspetta dalle aziende produttrici di pasta in termini di innovazione sugli ingredienti? Gli over 50 non hanno dubbi: più grano italiano (66%) e semole integrali (56%). Mentre si discostano i Millennials e la Generazione Z: per i più giovani, l’asticella dell’innovazione e della curiosità sale ulteriormente, manifestando desiderio di curiosità e sperimentazione per le paste “speciali” con farina di legumi (33%), in cui, da semplice aggiunta, i legumi diventano protagonisti assoluti dell’impasto, dando vita ad un prodotto che della pasta ha la forma, il packaging e il produttore, ma con una composizione nutrizionale e un gusto diversi. A seguire la pasta di mais e riso (24%) e le paste con farine proteiche (22%).

(L’evoluzione continua della pasta 500 milioni di euro in ricerca e sviluppo)

Innovazione fa rima con “più pasta con semole integrali” per 1 italiano su 2 (48%), soprattutto perché fa bene oltre che per via del gusto, diverso, e gradito. Nell’ultimo anno questo segmento ha mostrato, infatti, assieme alla pasta di kamut e a quella di farro, tassi di crescita vicini al 20%, ma nei volumi è ancora marginale rispetto alla pasta di semola tradizionale, che rappresenta circa il 90% del mercato (dati Iri).

La crescita dell’integrale (+18%) racconta, oltre all’esigenza salutista di integrare più fibre nell’alimentazione, anche una vera e propria evoluzione del gusto, dove il sapore è diventato appagante, da esaltare con ricette gustose e ricche di sapore su cui gli chef hanno trovato un nuovo terreno di sfida. Impianti di macinazione sempre più sofisticati forniscono una materia prima che rende più dominante il sapore di grano, esaltando le note più marcate e tostate del cereale integrale. Mentre la pasta multicereale o quella con semole speciali gioca sui contrasti di sapore di impasti alternativi (segale, Kamut o farro, per esempio).

L'innovazione nell'offerta di nuovi prodotti per i consumatori, si concretizza anche nella progettazione di nuovi formati. Corta o lunga, liscia o rigata, fine, piena o bucata: secondo Aidepi oggi sono circa 300 i formati prodotti e consumati in Italia. Nomi e forme raccontano territori, cultura popolare, tecniche di produzione, l’arte e la fantasia del pastaio. E nella pasta la forma è sostanza: a forma diversa corrispondono un diverso comportamento in cottura, una diversa consistenza e palatabilità. Ma anche in questo caso, le forme e il gusto si moltiplicano quando la tecnologia si affianca all'ingegno e alle mani del pastaio. Designer di tutto il mondo si sono misurati negli anni con la sfida della pasta. Perché il formato non solo deve essere “bello”, ma anche funzionale. E piacere al consumatore.

Per informazioni: www.aidepi.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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