Un sondaggio condotto da Sodexo su oltre 4mila universitari ha rivelato che gli italiani sono secondi nella classifica di quelli che mangiano più sano: quasi 9 su 10 scelgono questo orientamento. Nello specifico il 61% mangia cibo sano ma senza farne un’imposizione, mentre per il 26% è un aspetto fondamentale della propria vita.
La medaglia d’oro di questa speciale classifica va ai cinesi (90%), mentre chiudono il podio a pari merito spagnoli e indiani (84%), seguiti da americani (80%) e inglesi (78%).

«Negli ultimi anni - spiega
Paola Palestini, professoressa di Biochimica e coordinatrice del master Alimentazione e dietetica applicata l’Università degli Studi di Milano-Bicocca - è cresciuta la consapevolezza, soprattutto nei più giovani, che alimentarsi in modo sano è un importante investimento a lungo termine per il mantenimento di un buono stato di salute. Questa nuova consapevolezza non è solo italiana, come ci si potrebbe aspettare in quanto culla della Dieta mediterranea e di una biodiversità agricola di alta qualità, ma è presente, anche se in percentuali minori, in Paesi dove questi presupposti sono poco presenti come Usa e Inghilterra. A questa consapevolezza è connessa la ricerca da parte di una buona percentuale di studenti di trovare cibi a basso contenuto calorico e/o vegani/vegetariani nei locali e nei negozi dell’università. Quello che mi ha sorpreso in questo sondaggio è che gli studenti cinesi sono quelli a cui maggiormente interessa mangiar sano e cercano cibi a basso contenuto calorico, prodotti equo-solidali, di origine locale e sostenibili. Questo risultato stride con i media che riportano spesso di alimenti di bassa qualità provenienti dalla Cina e dati preoccupanti di inquinamento ambientale».
Dall’indagine emerge inoltre che il 57% degli studenti italiani consuma il pranzo al sacco preparato a casa, contro il 46% di americani e inglesi, mentre il 35% lo fa all’interno dell’università, dato importante se raffrontato al 19% di iberici e indiani o al 6% dei cinesi. A dispetto di quanto si possa pensare, gli italiani sono anche i meno propensi a imparare a cucinare: solo il 30% vorrebbe acquisire competenze in questo campo, superati solo dai cinesi (22%), contro il 42% degli americani e il 39% degli indiani. Il cibo rimane comunque un must per i nostri connazionali: piuttosto che risparmiare saltando un pasto (10%), gli italiani non uscirebbero con gli amici (43%), abbandonerebbero un hobby (33%) o addirittura non accenderebbero il riscaldamento (13%).
«Il nostro sondaggio - sottolinea
Franco Bruschi, head of Schools&Universities Segment med region di Sodexo - rivela che meno della metà degli studenti consuma il pranzo all’interno del campus, presso un ristorante, caffè o negozio dell’università. Questo sembra indicare che le università hanno ancora spazi di miglioramento nel rendere le opzioni per pranzare all’interno dei campus più allettanti, aspetto sul quale possiamo offrire loro il nostro supporto e la nostra esperienza. Dallo studio è anche evidente come non manchi la consapevolezza dei benefici di un’alimentazione sana. Proprio per questo Sodexo offre, nei locali da noi gestiti in tutto il mondo, la possibilità di effettuare scelte sane, gustose e anche consapevoli grazie ai consigli che i nostri esperti mettono a disposizione dei commensali, per consentire loro di costruirsi liberamente una sana alimentazione e, più in generale, corretti stili di vita».
A livello di tipologia di piatti il 44% circa degli studenti si aspetta di trovare cibi a basso contenuto calorico, privi di allergeni e vegani/vegetariani nei locali e nei negozi dell’università. I giovani del Regno Unito e dell’India tendono più ad aspettarsi prodotti vegani e vegetariani, mentre gli studenti americani cercano un’ampia offerta di insalate e quelli spagnoli piatti privi di allergeni. Gli studenti cinesi si orientano verso cibi a basso contenuto calorico, prodotti equo-solidali, di origine locale e sostenibili: ben oltre la metà di loro cerca queste opzioni. Poco meno di un terzo degli studenti, inoltre, pagherebbe di più per cibi del commercio equo e solidale/prodotti in modo etico e solo un terzo non sarebbe disposto a farlo. Gli studenti cinesi sono disposti a pagare di più per queste tipologie di cibo e per piatti a basso contenuto calorico, quelli studenti indiani per opzioni vegetariane o vegane o per un’insalata e gli studenti italiani per cibi di origine locale. Gli studenti britannici sono meno propensi a pagare di più per uno qualsiasi di questi tipi di cibo (40%), così come un terzo degli spagnoli e americani.