Il volume d’affari nell’agroalimentare è salito a 21,8 miliardi di euro. La filiera del cibo (produzione, trasporto, distribuzione e vendita) è diventata una delle aree prioritarie di investimento della malavita. L’ortofrutta è sottopagata agli agricoltori su valori che non coprono neanche i costi di produzione.
Ma i prezzi moltiplicano fino al 300% dal campo alla tavola anche per effetto del controllo monopolistico dei mercati operato dalla malavita in certe realtà territoriali. È quanto afferma la Coldiretti in relazione all’operazione antimafia della Dia (Direzione investigativa antimafia) di Palermo su infiltrazioni della criminalità organizzata nel mercato ortofrutticolo.
Le mafie condizionano il mercato agroalimentare stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e lo sviluppo ex novo di reti di smercio al minuto.
In questo modo la malavita si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy.
Roberto Moncalvo
«Le agromafie vanno contrastate nei terreni agricoli, nelle segrete stanze in cui si determinano i prezzi, nell’opacità della burocrazia, nella fase della distribuzione di prodotti che percorrono migliaia di chilometri prima di giungere al consumatore finale - afferma il presidente della Coldiretti
Roberto Moncalvo - ma anche con la trasparenza e l’informazione dei cittadini, che devono poter conoscere la storia del prodotto che arriva nel piatto».