Torna a crescere in Italia la produzione industriale. I primi dati incoraggianti (dopo quelli sui consumi dell'altro giorno) arrivano dal mese di luglio, quando secondo quanto rilevato dall’Istat, l’indice è cresciuto del del 7,4% rispetto a giugno. Una prima boccata d’ossigeno per le imprese, che pure non cancella un andamento ancora negativo rispetto al 2019. L'indice complessivo, rispetto all’anno scorso diminuisce infatti dell'8%, con una buona notizia per il settore alimentare, che con un -0,4% è quello che perde meno di tutti gli altri.
L'industria alimentare regge l'urto della crisi
Nella media del trimestre maggio-luglio, il livello della produzione cresce del 15% rispetto ai tre mesi precedenti. L'indice destagionalizzato mensile mostra aumenti congiunturali diffusi in tutti i comparti: crescono in misura marcata i beni strumentali (+11,8%), i beni intermedi (+7,7%), i beni di consumo (+6,2 %) e marginalmente l'energia (+ 0,1%).
A livello tendenziale, invece, si registrano flessioni in tutti i comparti; il calo è più pronunciato per i beni intermedi (-11,3%), mentre risulta meno rilevante per gli altri, con diminuzioni del 6,8% per i beni strumentali e l'energia e del 6,2% per i beni di consumo. Tutti i principali settori di attività economica registrano diminuzioni rispetto all’anno scorso. Le più accentuate sono quelle della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-21,4%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-20,6%), della fabbricazione di mezzi di trasporto (-11,5%);
i cali minori, come dicevamo, si osservano nelle industrie alimentari, bevande e tabacco (-0,4%), ma anche nella produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-1,4%) e nelle altre industrie (-4,4%). «Prosegue a luglio - commenta l'Istat - la ripresa della produzione industriale, con un aumento mensile, al netto della stagionalità, del 7,4%. La crescita su base congiunturale, particolarmente vivace per i beni strumentali, si estende a quasi tutti i settori di attività economica, con l’eccezione del settore estrattivo e della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria, in contenuta flessione. In termini tendenziali si osserva, invece, una diminuzione dell’8%, che coinvolge sostanzialmente tutti i settori, con intensità particolarmente marcate per la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati e per le industrie tessili, dell’abbigliamento, pelli e accessori; al contrario, le flessioni appaiono particolarmente contenute per il settore alimentare e per quello farmaceutico».