Gennaio, si sa, per molti aspetti è tempo di bilanci. Per lasciare il “vecchio” e aprirsi al nuovo. E mai come quest’anno ciò diventa più importante. Soprattutto per capire (e per trovare soluzioni) quanto male è andata a causa della pandemia all’agroalimentare italiano. Una buona, seppur piccola, notizia arriva delle cene e dai cenoni di questo Natale così diverso. Non solo perché si è mangiato e bevuto tricolore, ma anche per quanto riguarda, tutto sommato, la spesa.
I romani hanno speso più della media nazionale
Roma: Vini e piatti tipici in tavola a Natale perConfcommercio vendite su del 2%Soprattutto a
Roma: per
pranzi e
cene di Natale, così come per i
regali enogastronomici, i romani hanno, infatti,
speso più della media nazionale, secondo i dati dei piccoli imprenditori e dei grandi magazzini. Si tratta di un timido 2%, ma è pur sempre qualcosa: «In confronto allo scorso dicembre quest’anno le vendite sono salite appena del 2% – ha detto al Corriere della Sera,
Romolo Guasco, direttore della
Confcommercio locale – Il settore non si è mai veramente fermato, ma a beneficiarne di più sono stati i negozi di quartiere. Tra i viveri più richiesti le bottiglie di
vino, tanto per il consumo quanto per i doni, e l’occorrente per gli impasti: restando a casa anche sotto le feste, c’è chi ne ha approfittato per portare a tavola i
piatti tipici della tradizione».
Boom di acquisti per il fai da te in cucinaMa, in particolare, che cosa hanno acquistato i romani? A svelarlo gruppo
Carrefour che sottolinea come accanto ai materiali per il
fai da te in cucina, sono andati a ruba
pandori,
panettoni,
addobbi per la casa,
crostacei,
salmoni,
spumanti,
cioccolato,
salumi e
formaggi.
Supermercati della città avvantaggianti anche dal deliveryIl bilancio positivo dei supermercati romani, come Carrefour ma anche
Conad, è legato anche all’
incremento del delivery e dei servizi di
e-commerce. Proprio Conad, grazie a lockdown e smart working, ha registrato dieci milioni di euro di spesa online. L’accelerazione del 3,6 per cento nell’ultimo trimestre ha fatto salire la crescita annua al 2,6 per cento. Le sedi più performanti quelle di
Latina,
Roma e
Frosinone.
Ma ovviamente la situazione è diversa per i
supermercati lontani dalle
città: «L’incremento, tuttavia, non è uniforme: i punti di attrazione lontani da paesi e città evidenziano perdite consistenti, mentre è innegabile che, avendo le chiusure condizionato la mobilità e i flussi della clientela, quelli di prossimità hanno tratto qualche vantaggio da questa situazione – ha sottolineato il responsabile d’area Conad Massimo Ladisa – Abbiamo riscontrato una contrazione delle presenze, determinata da una minore frequenza di ingressi, a cui è corrisposto un conseguente aumento della cifra media. L’utente ha posto ancora più attenzione alla
convenienza. Si percepisce poi un minore interesse per i
prodotti voluttuari e una certa propensione a cibi ritenuti indispensabili, come frutta e verdura fresche, quelli per la colazione e gli ingredienti di base per la preparazione di
lievitati, come
farina,
zucchero,
uova e
patate».
Codacons: acuisti scesi in media del 6%In ogni caso, per i supermercati il bilancio è dunque positivo, nonostante tutto. Anche se per il
Codacons, ad esempio, nel 2019 le compravendite nei mesi invernali sono state più alte del 12,5 per cento. Oggi invece, con un’uscita media per famiglia di 345 euro, il giro d’affari complessivo ha toccato i 465 milioni, di cui quasi il 28% destinato alla
gastronomia per cesti regalo o appuntamenti conviviali: «I cittadini hanno comprato alimenti per 130 milioni nelle botteghe urbane e 250 in quelle regionali, con cali del 5 e del 7% – spiega
Gianluca Di Ascenzo, coordinatore legale per il Lazio – Determinanti sono stati gli effetti del coronavirus: sul volume degli acquisti hanno inciso da un lato un generale impoverimento della popolazione, dall’altro limiti e divieti».