L’Italia delle tradizioni che si faticano a sradicare (in alcuni casi punto a favore, in altri zavorra) si ritrova ad affrontare la questione dei pagamenti: contanti o cashless? Fino al 2018 il Belpaese aveva il primato europeo sull’utilizzo del contante. E anche oggi è terzultima nei pagamenti alternativi alle banconote. Tuttavia qualcosa sta cambiando e a dirlo sono i numeri: 88 miliardi di euro di transazioni con carte di credito del 2019 (fonti: Nomisma e Ipsos). Un dato che è solo un punto di partenza considerando il periodo storico che sta portando una fetta abbondante di acquisti online e con il piano cashless del governo (tanto discusso…) che soffia su questa tendenza.

Cashless, l'Italia migliora
Il cashless sta prendendo piede«Uno studio di Ambrosetti calcola, per il 2025, 46 miliardi di euro di consumi aggiuntivi e credo che vedremo i primi effetti già nella
fase sperimentale del cashback», ha detto in un’intervista al
Corriere della Sera,
Melissa Ferretti Peretti, amministratore delegato di American Express Italia con uno sguardo privilegiato sul mondo dei pagamenti elettronici.
Sebbene il piano cashless del governo secondo alcuni abbia delle lacune non indifferenti, soprattutto se accostate alle continue restrizioni severe imposte tra
lockdwon e zone rosse, la stessa Peretti promuove l’idea. «Si tratta - ha spiegato - di un programma ben studiato con l’obiettivo, dal mio punto di vista del tutto corretto, di andare a incidere sulla frequenza prima che sull’entità degli acquisti, spingendo i pagamenti elettronici nell’ottica di una ripresa dei consumi. Dobbiamo sempre tenere presente che quella italiana è per il 35-40% una
black economy, con più di 200 miliardi di evasione fiscale: siamo dunque di fronte alla grande occasione di far emergere il sommerso, una delle piaghe che affliggono il nostro Paese».
Limitare i contanti per far ripartire il PaeseProprio la lotta all’evasione è uno dei punti focali di questa strategia già da qualche anno; la speranza è che da questa situazione di crisi si possa trarre qualcosa di positivo e che soluzioni “d’emergenza” possano diventare strutturali per il futuro del Paese. «Sono da sempre una grande sostenitrice del cashback - spiega l’ad Peretti - American Express lo ha portato in Italia 20 anni fa ed è ancora uno dei nostri prodotti di maggior successo. L’aspetto interessante dell’iniziativa del
governo è che durerà almeno 18 mesi. Questo periodo permetterà di far radicare i
pagamenti elettronici nelle abitudini degli italiani, superando pregiudizi e timori. Stiamo per vivere un momento di svolta per il Paese, perché un sistema di pagamento trasparente e sicuro è alla base della crescita di qualsiasi sistema economico che vogliamo definire sano».
Melissa Ferretti Peretti
Da abbattere, come detto, ci sarà però una barriera culturale radicata che gli italiani spesso erigono di fronte alle innovazioni. In molti ancora oggi strabuzzano gli occhi all’idea di dover pagare il sacrosanto espresso con carta di credito o bancomat, come se non estrarre l’euro dalla tasca inficiasse sul gusto della tazzina. Vale per i
consumatori, ma anche per i gestori di locali dato che le
commissioni troppo spesso sono vertiginosamente alte.
«Vero - conferma l’ad di American Express - ma è solo questione di tempo. I benefici del cashless sono a 360 gradi per tutti gli attori coinvolti, non solo per il governo. Chi si dice contrario alla moneta elettronica dimentica che il contante costa: tra conservazione, impatto dei furti, assicurazioni sono 15 miliardi di euro all’anno. E questi costi sono tutti sostenuti da consumatori ed esercenti».
La questione culturale verrà superataProbabilmente una comunicazione più chiara ed ampia dei vantaggi che porta con sé il pagamento elettronico aiuterebbe la diffusione del sistema. «A parte l’evidente ritorno economico per gli
acquirenti, in caso di cashback, sul versante pratico la moneta elettronica semplifica i pagamenti e riduce i rischi del portare con sé il contante. E nel caso di clonazione della carta ci sono sempre le
assicurazioni e i conseguenti rimborsi. Per i commercianti invece tracciare i pagamenti significa raccogliere dati con cui fare ricerche di mercato e iniziative più targettizzate, unico modo per poter ricontattare clienti che diversamente si perderebbero. È questo il futuro delle attività
commerciali».
Italiani con poca educazione finanziariaMa è proprio vero che gli italiani fanno resistenza “culturale” e trascinano l’Italia in fondo alla classifica delle
transizioni? «I problemi e le resistenze che il sistema dei pagamenti cashless trovano in Italia - risponde Peretti - non hanno alcuna ragione strutturale. Un esempio? Il record dei nostri 2,5 milioni di
Pos, 40 ogni mille abitanti, che ci rendono il Paese europeo con la più alta concentrazione di terminali di pagamento. Il problema semmai è tutto culturale ed è legato a una bassissima educazione finanziaria. Le tante ricerche fatte in questi anni ci raccontano di un Paese dove a domande banali come “cos’è un tasso d’ interesse?” o “qual è differenza tra una carta di credito e una
carta di debito?” un numero straordinariamente grande di italiani non sa rispondere correttamente. Se poi a tutto questo aggiungiamo il gap digitale, abbiamo il quadro completo. Ecco, io penso che il gap digitale dovrebbe essere la priorità nei progetti legati alla grande occasione per l’Italia costituita dal Recovery fund».