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Jerry Bortolan: Fare squadra per uscire dal torpore e rilanciarsi. Il sondaggio un'iniezione di morale

Reporter instancabile e “globe-trotter” del gusto, è il primo degli esclusi tra i finalisti della prima fase del sondaggio Personaggio dell'anno nella categoria Opinion Leader per pochissimi voti.

di Mariella Morosi
 
07 gennaio 2021 | 10:13

Jerry Bortolan: Fare squadra per uscire dal torpore e rilanciarsi. Il sondaggio un'iniezione di morale

Reporter instancabile e “globe-trotter” del gusto, è il primo degli esclusi tra i finalisti della prima fase del sondaggio Personaggio dell'anno nella categoria Opinion Leader per pochissimi voti.

di Mariella Morosi
07 gennaio 2021 | 10:13
 

Si è concluso il 4 gennaio il primo dei 3 turni del sondaggio di Italia a Tavola (clicca qui per votare) sui professionisti dell’enogastronomia e dell’accoglienza e il successo di questa 13ª edizione l'ha confermato come iniziativa particolarmente stimolante soprattutto in questo periodo che tanto penalizza il settore e i suoi protagonisti.

Lo dicono i numeri: 210mila sono stati i votanti che hanno scelto 12 candidati sui 36 iniziati nelle 6 categorie previste: Cuochi, Pasticceri, Pizzaioli, Barman, Sala&Hotel e Opinion leader. È stata una scrematura che ha dato il via al secondo turno in corso e che già segna numeri a 4 cifre. Anche se molti sono stati i fuoriclasse che hanno incassato più voti, come gli 11.139 del maestro dell'arte bianca Gabriele Bonci, il sondaggio non vuole cercare il migliore, il più bravo.

Jerry Bortolan - Jerry Bortolan, una vita per il cibo e il giornalismo di qualità

Jerry Bortolan

Il sondaggio: non creare vincitori, ma spirito di squadra
L'obiettivo è premiare la capacità di imporsi, di farsi apprezzare nell'ambito della propria professionalità, con tutto l'orgoglio di fare squadra. L'aveva detto il direttore di Italia a Tavola Alberto Lupini annunciando a dicembre l'iniziativa: «È l’occasione per ricompattare un mondo che nello spirito di squadra trova le sue basi e che ci rappresenta tutti come italiani. Coi nostri candidati vogliamo rendere simbolicamente onore un po’ a tutti e vogliamo dare valore a tutta la filiera dell’agroalimentare che, insieme a baristi o cuochi, ha sofferto in questi mesi».

Certo, alla soddisfazione dei vincitori si accompagna forse la delusione di chi non ha raccolto abbastanza consensi, ma - ne siamo certi - questo è uno dei pochi casi in cui ha una logica la logoratissima citazione di De Coubertin: «L'importante non è vincere ma partecipare». Ne parliamo con Jerry Bortolan, apprezzato giornalista e critico gastronomico che, superato al filo di lana da un'altra candidata per appena 13 voti non è entrato nel drappello dei primi 12 finalisti.

4397 voti: non è poco in un sondaggio che non ha l'obiettivo di provocare competizioni ma di creare, al di là dei risultati, un momento di confronto e di condivisione dei protagonisti di un settore i cui confini l'ampiezza del settore ha reso indefinibili. Ti aspettavi tanti consensi?
No, ma è stata una grande e piacevolissima sorpresa: tanti voti era inimmaginabile prevederli. Ancora adesso sono stupito del risultato. Per uno come me, fuori dai social, la sola forza per raccogliere voti è stata quella di dragare i rapporti sociali e umani raccolti nella mia quarantennale presenza nel mondo dei media e in quella professionale di inviato per tv e magazine, vagabondando per i continenti per raccontare quello che succedeva nella Babilonia del circo globale.

Certo, i primi restano i primi. Ma anche essere il primo degli esclusi dalla seconda fase - e per un pugno di voti- è un risultato importante in una classifica che non è un concorso. Come hai vissuto l'attesa della conclusione di questo primo step del sondaggio? Sei rimasto deluso per il risultato last minute imprevedibile e imprevisto o avevi messo in conto questa possibilità, per i repentini cambiamenti delle varie posizioni secondo l'arrivo dei voti, a volta veri colpi di scena?
È la domanda giusta che tutti i perdenti si sentono fare: come ci si sente e a cosa si pensa a perdere per un pelo, o per sfortuna. E il perdente, io, rispondo così: deluso e un po’ dispiaciuto sì, e mi è anche - come diciamo noi a Roma - "rosicato", inutile negarlo, anche se con un po’ di rammarico per non aver cercato altri appoggi. Se penso che il giorno prima della chiusura, in tarda serata, ero 12° con più di cento voti di vantaggio da chi mi seguiva! Ormai è fatta, mi son detto. Ma il giorno dopo, alle 11.40, il vantaggio si era ridotto a 56 voti. Ero ancora ottimista, ma quando alle 11.56 ero sempre in vantaggio di soli 5 voti ho incrociato le dita con un disagio crescente. Ore 12, stop con 4397 voti, chi c’è c’è. Alle 12.10 non c’ero, ero 13°, superato da 4410 voti, solo 13 in più! Questa la cronaca frenetica degli ultimi momenti. Poi ho pensato che il 13 porta fortuna, universalmente è il numero 17 che porta sfortuna, e il 13 non è gradito solo a tavola quando i commensali sono 12; ricordando il passato, poi, se facevi 13 con la schedina del Totocalcio diventavi milionario, per cui gioia e felicità. Ma a volte ad arrivare tredicesimo in un sondaggio per eleggere l’opinion leader dell’anno… non è piacevole.

Quanto hanno contato i social in questa classifica? E tu -giornalista di lungo corso- che non appartieni al popolo del web, come hai cercato consensi, chiesto attenzione?
La curiosità per questo tipo di impegno che avevo sempre osservato dall’esterno è stata quello di coinvolgere parenti e amici tramite un po’ di passaparola. Dopo qualche giorno il divertimento si è trasformato in un challenge faticoso, perché una volta nell’arena scatta il fattore umano della competizione e ti viene naturale combattere senza sosta, giorno e notte. Dopo aver visto come i punteggi dei miei “amici” concorrenti volavano verso l’alto, ho pensato a quelle frasi molto cinematografiche come “quando il gioco si fa duro, i duri scendono in campo”. E allora, pur essendo un imbranato del web e poco tecnologico (spesso scrivo ancora a mano - ho più di 300 penne raccolte nei miei viaggi - e amo il segno di nero o blu su un foglio bianco), ho però un portafoglio, ovvero un’agenda telefonica con 2600 numeri di persone e ho pensato che se fossi riuscito a farmi votare anche solo da un migliaio di loro, si sarebbero moltiplicati i voti con ottime probabilità di piazzarmi tra i finalisti. E così, giorno dopo giorno, a dicembre, ho contattato, chiacchierato, salutato migliaia di amici e tutti, davvero tutti, hanno risposto con entusiasmo alla sfida, sostenendomi con convinzione. Uno fra tutti, il mio grande amico Franco Timoteo Metelli, imprenditore in Franciacorta, titolare della trattoria El Butighet, che è stato al mio fianco instancabilmente durante tutto il mese: ci è sembrato di concorrere per le presidenziali! Questa è la cronaca della mia serrata competizione con altri 35 personaggi, grandi nomi che spaziano dalla politica ai divi dei social e della tv fino a chef blasonati della grande cucina italiana. Insomma, un bel parterre per un duro confronto a suon di voti.

La forza della comunicazione non passa solo attraverso il web, ancora oggi. E questo sondaggio, con un successo sempre crescente nelle varie edizioni, si dimostra un'occasione da non perdere nell'ambito della comunicazione per dare visibilità a professionalità e ruoli, riequilibrando eccessi di protagonismo. Ritieni che quei 4397 voti siano stati in realtà un attestato di stima e il risultato di tanti anni del mestiere di osservatore e cronista del mondo?
Sì moltissimo. Ed è stata una grande soddisfazione sentirmi così amato e apprezzato. Sono grato per essere stato inserito come giornalista e critico in questa preziosa competizione organizzata da Italia a Tavola. Questo mi ha dato la spinta per ricontattare vecchi e cari amici: ho telefonato a ognuno di loro e sentire le loro voci e la loro sorpresa e gioia mi ha commosso, una trasfusione di forza e allegria! In tempi come questi servono molto queste attestazioni di affetto per tenere alto il morale e per vincere tutte le sfide, con la promessa che una volta sani, salvi e vaccinati, ci si possa ritrovare.

Il risultato più importante - secondo me - è che Italia a Tavola è riuscita a dare una forte scossa rivitalizzante all’intorpidimento forzato che il settore dell’enogastronomia ha avuto e continua ad avere a causa della pandemia. Più di 210mila sono stati i voti a sostegno delle varie categorie del mondo del food e questo numero, destinato a crescere fino al 15 febbraio quando si concluderà anche la terza e ultima fase del sondaggio, è un segnale di fiducia, dà la carica a tutto il comparto del mondo del food e del turismo, al migliore made in Italy. C'è tanta voglia di ripartire a tutto gas appena si potrà! Ed io darò tutto il mio supporto a questa rinascita!

Jerry Bortolan, una vita per il giornalismo di qualità, non solo enogastronomico
Chi è Jerry Bortolan? Sicuramente un reporter instancabile, un “globe trotter” del gusto. Ha realizzato reportage per le emittenti radio-tv e per i magazine di tutto il mondo, ha testato quasi tutte le cucine del pianeta anticipandone le tendenze, attento talent hunter di un mondo giovane in continua evoluzione. Con lui si sono svelati i grandi chef di Francia, Etoiles de la Gastronomie come Paul Bocuse, Jaques Lamellois, Joel Robuchon, Yannick Alleno ed è di casa nelle nostre cucine stellate.

Ha saputo raccontare, seguendone l'evoluzione stilistica, Gualtiero Marchesi, Heinz Beck, Massimo Bottura, Massimiliano Alaimo, Aimo e Nadia, Niko Romito, i Cerea e tanti altri, spesso identificando future stelle.

Ha curato manifestazioni internazionali, promuovendo il migliore agroalimentare italiano ed è stato attivissimo anche sulle rotte del vino: in tutt'Italia ma anche in Francia da Epernay, patria dello Champagne, fino in Bourgogne e Bordeaux, poi in California, nel sud australiano da Barossa Valley, fino in Tasmania.

Ha creato per la Porsche il format “Sapori e motori”, che abbinava la bellezza e la potenza di un’auto al cibo dei luoghi percorsi. Ha valicato i confini del food occupandosi di popolazioni depresse, di carestie, è stato testimone di eventi internazionali come il ritorno di Hong Kong e poi di Macao alla Cina, è stato autore di reportage di guerra come l'attacco Usa con gli F16 e Tomcat americani sulla ex-Jugoslavia ed è stato l'unico reporter ammesso sulla portaerei atomica Roosevelt. Tra le sue numerose collaborazioni quella con Italia a Tavola.

 

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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