Dopo la Francia, anche la Gran Bretagna potrebbe tentare la coltivazione del Tuber Magnum Pico, più comunemente conosciuto come tartufo bianco. Secondo Coldiretti Cuneo, infatti, un lotto di alberelli di quercia di tartufo bianco sarebbe già stato portato Oltremanica per avviarne la produzione.
Tartufo bianco
Pro e controUna notizia che
divide il mondo micologico nostrano. Da un lato, c’è la
soddisfazione per una sfida che in tanti hanno tentato ma che difficilmente riusciva, ossia la coltivazione del pregiato fungo. A differenza della variante nera, quella bianca è sempre risultata estremamente difficile produrre in modo controllato. Dall’altro lato, c’è la forte
preoccupazione che le produzioni britanniche possano arrivare sul mercato e cambiarlo per sempre – soprattutto dopo che la Brexit ha reso più difficili gli interscambi di merci e prodotti con il Regno Unito.
Le reazioni«Anche se i territori britannici, calcarei e umidi, ben si presterebbero alla coltivazione secondo gli scienziati, auspichiamo che i tuberi
copiati e prodotti negli impianti abbiano comunque un’
etichettatura apposita, per evitare di ingannare i consumatori e aumentare il rischio di importazioni low cost spacciate per nostrane», ha dichiarato a Il Giornale
Roberto Moncalvo, delegato confederale di Coldiretti Cuneo. Una reazione attesa che viene dal territorio – quello delle Langhe e Roero - che sulla raccolta del tartufo ha costruito la propria storia, sia economica che gastronomica.
Il tentativo franceseChi sembra
qualche passo avanti è la Francia. Dopo 9 anni di
ricerche congiunte tra Inrae e i vivai Robin, nel 2008 è stato possibile realizzare in Francia i primi 5
impianti in regioni con climi differenti (Rodano-Alpi, Borgogna, Franca Contea e Nuova Aquitania) e dopo 4 anni un
Quercus pubescens da tartufo Robin ha prodotto il suo primo, attesissimo
Tuber magnatum pico. I
risultati scientifici di questi lavori sono stati appena pubblicati sulla rivista scientifica
Mycorrhiza, in un documento dal titolo:
Prima produzione di tartufo bianco italiano in una tartufaia al di fuori della zona di distribuzione naturale in Francia.
Questa novità apre la strada allo
sviluppo della coltivazione di questa tipologia in Francia ma anche nel resto del mondo. Negli ultimi anni questa attività per produrre alcune tipologie del nero ha subìto un
incremento notevole ma il sogno di stimolare la terra a donarci il mitico bianco è andata delusa. Meno profumato del bianco, è comunque apprezzato e largamente in uso nelle cucine degli chef e inserito come
ingrediente nelle salse. La coltivazione ha permesso a molti agricoltori di diversificare le colture nel rispetto dell’ambiente.