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Ristoranti e alberghi sempre più fragili: ecco perché il 30% è a rischio chiusura

L'Osservatorio Cerved traccia un quadro drammatico sullo stato di salute del tessuto imprenditoriale italiano e ristorazione e accoglienza sono, loro malgrado, in cima alle classifiche per numero di società a rischio default. E nemmeno le agenzie viaggio se la passano bene...

di G. Pirovano e M. Lorenzini
07 luglio 2022 | 18:08
Ristoranti e alberghi sempre più fragili: il 30% è a rischio chiusura
Ristoranti e alberghi sempre più fragili: il 30% è a rischio chiusura

Ristoranti e alberghi sempre più fragili: ecco perché il 30% è a rischio chiusura

L'Osservatorio Cerved traccia un quadro drammatico sullo stato di salute del tessuto imprenditoriale italiano e ristorazione e accoglienza sono, loro malgrado, in cima alle classifiche per numero di società a rischio default. E nemmeno le agenzie viaggio se la passano bene...

di G. Pirovano e M. Lorenzini
07 luglio 2022 | 18:08
 

Noi, dal canto nostro, eravamo stati facili profeti, pronosticando tempi duri per ristorazione e accoglienza, nonostante la ripresa post pandemia. Quanto sta accadendo nel mondo, Italia compresa, non ha fatto altro che accelerare una tendenza purtroppo già evidente. Gli aumenti dell'energia e delle materie prime, la preoccupazione generata dalla guerra e la carenza costante di personale hanno fiaccato due settori già fragili

Il risultato lo fotografa perfettamente l'Osservatorio Rischio Imprese di Cerved, che ha tracciato lo stato di salute del tessuto imprenditoriale italiano. Dopo la ripresa post Covid, il peggioramento complessivo è evidente e ristorazione e accoglienza si trovano, loro malgrado, nella parte alta della classifica di chi sta peggio.

Ristoranti e alberghi sempre più fragili: il 30% è a rischio chiusura

Crescono le aziende a rischio default 

L'Osservatorio prende in analisi le società, divise per settore, e stabilisce la percentuale di aziende a rischio default. Il quadro generale è, come dicevamo, già di per sé critico: le società a rischio chiusura sono cresciute del 2% in un anno, raggiungendo le 99mila unità (+11mila), con 11 miliardi di debiti finanziari in più, per un totale 107 miliardi. 

Il settore che ha subito il peggioramento più evidente è quello, oggi parecchio chiacchierato, della gestione degli aeroporti. In un anno le aziende a rischio sono passate dal 10,1% al 34,8%. Al secondo posto c'è la siderurgia (dal 14,3% al 26,4%). 

La crisi di ristorazione e accoglienza 

La top 5 dei settori in crisi è completata dalla ristorazione e dall'accoglienza. Al terzo posto ci sono, appunto, i ristoranti. Rispetto al 2021 le attività a rischio default sono aumentate dell'11,7%. Oggi, secondo l'Osservatorio Cerved, il 30,1% delle attività di ristorazione deve affrontare problemi economici ed è a rischio chiusura

Se Atene piange, Sparta non ride. Gli alberghi hanno dovuto fare i conti con un aumento delle società a rischio del 9.9%. Ora le strutture alberghiere a rischio sono il 21,6%. E il panorama non migliora se si ampliano le vedute. Al quinto posto ci sono infatti tutte le strutture ricettive extra-alberghiere (Rifugi, residence, b&b, ecc.): è il 20,3% del totale a essere considerato a rischio, il 9% in più dello scorso anno.

Ristoranti e alberghi sempre più fragili: il 30% è a rischio chiusura

Albergatori e ristoratori: «Speravamo nella ripresa, ma ci sono ancora tante criticità e incertezze»

Paolo Corchia, vice presidente di Federalberghi conferma le preoccupazioni di un settore che proprio nel 2022 sperava in una grande ripresa.

«I dati sull'affluenza di turisti nel nostro Paese, in particolare stranieri, finora sono stati confortanti - ha premesso Corchia - Potremmo quasi raggiungere il livello del 2019, che per il turismo italiano, era stato un vero e proprio record. Ma i margini di guadagno non saranno probabilmente gli stessi, si ridurranno drasticamente. A pesare c'è sicuramente l'aumento del costo delle materie prime, dell'energia elettrica e del gas. In questo momento c'è pure la questione del caos voli, con gli scioperi, i ritardi e le cancellazioni, che stanno creando non pochi disagi. Ci sono anche strutture in difficoltà anche per la carenza di professionale qualificato e sono costrette a rimanere aperti sotto organico. Ma non solo; c'è poi c'è anche la questione legata al Covid. L'emergenza pandemica non sembra essere stata devfinitivamente debellata e ci sono quindi grossi timori per il futuro in particolare per il periodo autunnale quando i contagi potrebbero crescere ulteriormente. È per questo che c'è ancora tanta incertezza e c'è il timore che qualche struttura possa non riuscire ad arrivare alla fine dell'anno». 

Paolo Corchia Ristoranti e alberghi sempre più fragili: ecco perché il 30% è a rischio chiusura

Paolo Corchia

Per Lino Stoppani, presidente di Fipe, la Federazione italiana pubblici esercenti, quanto sta avvenendo è «la coda di una lunga crisi di cui non si sa quando finirà. Dopo due anni in cui siamo stati praticamente fermi e senza fatturato siamo ripartiti alla grande, ma ci siamo portati dietro due forti handicap, il debito e la mancanza di marginalità dovuta all'inflazione che ha provocato un drastico aumento delle materie prime e dell'energia».

Stoppani ha quindi chiesto al Governo un aiuto concreto agli esercenti per poter fare fronte a queste due problematiche, in particolare nell'estinzione dei mutui accesi con le banche per far fronte alle necessità.

Lino Stoppani Ristoranti e alberghi sempre più fragili: ecco perché il 30% è a rischio chiusura

Lino Stoppani

La fragilità delle agenzie viaggio 

Che il mondo del turismo non se la passi bene lo testimonia un altro dato, anch'esso negativo. Nella classifica di Cerved compaiono infatti anche le agenzie viaggio, che hanno visto aumentare le società a rischio default del 6,5%. Ora il 30,2% delle agenzie è in una condizione di fragilità economica che ne mette a rischio l'esistenza. 

«I due anni di pandemia sono stati molto duri per il nostro settore - ha spiegato Giuseppe Ciminnisi, vicepresidente vicario di Fiavet, la Federazione italiana, associazioni, imprese viaggi e turismo, nonché titolare di un'agenzia viaggi a San Giovanni Gemini in provincia di Agrigento - I nostri dati ci dicono anche che negli ultimi due anni abbiamo perso il 20% delle nostre attività. Adesso c'è la ripresa, ma è ancora incerta. Tra l'altro oggi, chi si trova in difficoltà finanziaria non lo è per incapacità o mala gestione, ma solo per gli evidenti problemi che si sono creati in questo periodo, l'impossibilità per i nostri utenti di viaggiare causata dalla diffusione del virus. Le banche sono restie a concedere finanziamenti e quindi è indispensabile che lo Stato si faccia garante, di modo da poter accedere a fondi necessari per rimettere a posto i conti e accompagnare la ricrescita del nostro settore».

Giuseppe Ciminnisi Ristoranti e alberghi sempre più fragili: il 30% è a rischio chiusura

Giuseppe Ciminnisi

 

 

Soffre il Centro-Sud 

Facendo un quadro generale a livello geografico, si amplia il divario tra le diverse aree del Paese: il Centro fa registrare il peggioramento più significativo tra 2021 e 2022 (dal 16,9% al 19,3%), diventando l’area con la maggiore incidenza di imprese a rischio, mentre nel Sud la percentuale di imprese fragili, cioè quelle rischiose (18,5%) e quelle vulnerabili, raggiunge addirittura il 60,1% delle oltre 150.000 aziende totali.

Il Nord-Est, al contrario, si caratterizza per la più alta quota di imprese sicure e solvibili (135mila, il 62,3%) anche se nel 2022 la rischiosità del tessuto produttivo è tornata a crescere portandosi al 12,6%. Considerando le 184mila imprese del Nord-Ovest, la quota di società a rischio è oggi del 14,2%, un dato molto più elevato rispetto al 2019 (10,4%) e che se sommato a quello delle imprese vulnerabili porta le imprese fragili al 42,0% contro il 33,3% del periodo pre-Covid.

Le province che più hanno patito la nuova congiuntura sono tutte localizzate nel Centro-Sud e sono caratterizzate da settori fortemente penalizzati, come il turismo, la ristorazione, l’edilizia e parte dell’ingrosso agroalimentare: Isernia, terza per rischiosità in Italia, passata dal 19,8% al 23,7% di imprese a rischio; il Sud della Sardegna (20,4%, +3,5 punti percentuali), Matera (20%, +3,3 p.p.), Foggia (17,8% +3 p.p.), Vibo Valentia (21,7%, +3 p.p.) ma anche città metropolitane come Cagliari (20,1%, +2,9 p.p.) e Roma (21,4%, +2,7 p.p.). La provincia con la maggiore quota di aziende a rischio è invece Crotone (24,6%, +1,7 punti percentuali), seguita da Terni (24,5%, +2,7 p.p.), Isernia (23,7%, +3,9), Reggio Calabria (22,4%, +1,5 p.p.), Messina (22,3%), Siracusa (22,2%, +3 p.p) e Cosenza (22,1%).

 

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