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Grilli in polvere in commercio come alimento: via libera dall'Unione Europea

L'Ue, tramite il Regolamento di esecuzione Ue 2023/5 della Commissione del 3 gennaio 2023, ha dato l'ok all'immissione sul mercato dell'Acheta domesticus in polvere parzialmente sgrassata

 
04 gennaio 2023 | 15:37

Grilli in polvere in commercio come alimento: via libera dall'Unione Europea

L'Ue, tramite il Regolamento di esecuzione Ue 2023/5 della Commissione del 3 gennaio 2023, ha dato l'ok all'immissione sul mercato dell'Acheta domesticus in polvere parzialmente sgrassata

04 gennaio 2023 | 15:37
 

L'Unione Europea ha dato il suo via libera alla commercializzazione dei grilli in polvere. Il Regolamento di esecuzione Ue 2023/5 della Commissione del 3 gennaio 2023 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale comunitaria autorizza infatti l'immissione sul mercato come nuovo alimento dell'Acheta domesticus, vale a dire il grillo domestico, in polvere parzialmente sgrassata. Sono al momento tre gli insetti che hanno ricevuto l'ok da Bruxelles e possono essere consumati in Europa: la locusta migratoria, la tarma della farina e il grillo domestico

Grilli in polvere Grilli in polvere in commercio come alimento: via libera dall'Unione Europea

Grilli in polvere

I grilli arrivano nei piatti d'Europa: ok dall'Ue 

Sull'etichetta del nuovo prodotto comparirà la scritta "Polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico)", con l'aggiunta della possibilità di reazioni allergiche nei consumatori con allergie note ai crostacei e ai prodotti a base di crostacei, ai molluschi e ai prodotti a base di molluschi e agli acari della polvere.

Nel documento approvato dall'Unione Europea vengono anche specificati gli utilizzi consentiti: «L'Acheta domesticus in polvere parzialmente sgrassata quando utilizzata in pane e panini multicereali, cracker e grissini, barrette ai cereali, premiscelati secchi per prodotti da forno, biscotti, farciti secchi e non prodotti a base di pasta ripiena, salse, prodotti trasformati a base di patate, piatti a base di legumi e verdure, pizza, prodotti a base di pasta, siero di latte in polvere, analoghi della carne, zuppe e concentrati o polveri per zuppe, snack a base di farina di mais, bevande simili alla birra, dolciumi al cioccolato, frutta a guscio e semi oleosi, snack diversi dalle patatine e preparazioni di carne, destinati alla popolazione in generale, soddisfa le condizioni per l'immissione sul mercato a norma dell’articolo 12, paragrafo 1, del regolamento (UE) 2015/2283». 

«Un gioco in malafede per promuovere una dieta diversa dalla nostra»

La decisione presa dall'Unione Europea è destinata a far discutere e ha già incontrato la prima dura opposizione. «Mangi pure gli insetti chi ha voglia di esotico, ma è un gioco in malafede promuoverli per una dieta sostenibile in alternativa alla nostra - ha sottolineato Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia - Nessuna riserva, ci mancherebbe altro, per chi voglia assaggiare "cibi" esotici, lontani dalla nostra cultura, sbagliato e diseducativo, però, presentarli come alimenti sostenibili da scegliere in alternativa alla nostra dieta perché meno impattanti sull’ambiente». 

Una posizione, quella di Scordamaglia, in netto contrasto con la linea della Fao, che da tempo spinge verso l'utilizzo degli insetti nella dieta umana, anche in Occidente. «Dire che la nostra dieta sia meno sostenibile è un'affermazione falsa - ha aggiunto Scordamaglia - perché la nostra dieta non è solo di qualità, ma a basso impatto ambientale. Inoltre va considerato che molti insetti contengono numerosi elementi antinutritivi che ostacolano il normale assorbimento dei nutrienti, riducendone l'efficienza nutrizionale per non parlare delle sostanze chimiche contaminanti e causa di intossicazione, come quella avvenuta nel 2007 in California per consumo di cavallette importate dal Messico, sostanze spesso presenti in questi insetti, dato che molto spesso essi sono importati da Paesi con standard di sicurezza nettamente inferiori ai nostri». 

A sostegno della linee di Scordamaglia ci sono i numeri. L'agroalimentare italiano, infatti, a fronte del più alto valore aggiunto in Europa pari a 65 miliardi di euro, espressione della qualità prodotta, ha una emissione di CO2 ad essa correlata pari ad 1/3 delle emissioni francesi e a metà di quelle tedesche

«Basta proporre cibi sintetici o esotici lontani dalla nostra cultura come panacea green per l'alimentazione del futuro, la nostra dieta fatta di qualità, sicurezza, cultura, territori e sostenibilità è il modello ideale da valorizzare e proteggere», ha concluso. 

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