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Per salvare i profitti anche ristorazione e turismo hanno aumentato i prezzi

Lo si legge nell'ultima nota del ministero dell'Economia. La tendenza è stata quella di aumentare le cifre sopra la norma per anticipare l'aumento dei costi: tra queste categorie anche l'agricoltura. In questo modo le imprese hanno alimentato la catena di trasmissione dei prezzi, secondo i calcoli esposti nel Nadef, «contribuendo attivamente all’inflazione»

di Niccolò Pescali
03 ottobre 2023 | 18:41
Per salvare i profitti anche ristorazione e turismo hanno aumentato i prezzi
Per salvare i profitti anche ristorazione e turismo hanno aumentato i prezzi

Per salvare i profitti anche ristorazione e turismo hanno aumentato i prezzi

Lo si legge nell'ultima nota del ministero dell'Economia. La tendenza è stata quella di aumentare le cifre sopra la norma per anticipare l'aumento dei costi: tra queste categorie anche l'agricoltura. In questo modo le imprese hanno alimentato la catena di trasmissione dei prezzi, secondo i calcoli esposti nel Nadef, «contribuendo attivamente all’inflazione»

di Niccolò Pescali
03 ottobre 2023 | 18:41
 

Linflazione esplosa nel 2022 non è solo una conseguenza di un rincorsa alla normalità dopo un periodo di crisi, a cui si è sommata l’impennata delle materie prime dovuta all’incerto quadro geopolitico, ma è anche frutto della scelta di molte aziende di proteggere i propri profitti, aumentando i prezzi più e prima di quanto la situazione richiedesse. A farlo non sono stati tutti nello stesso modo, ma alcuni settori più di altri, tra cui figurano anche turismo, ristorazione e agricoltura. A dirlo è il ministero dell’Economia, nella Nadef, la nota di Economia e Finanza, in cui è stata presentata un’analisi sul rialzo dei prezzi degli ultimi anni. Resterà ora da capire cosa ne pensano le associazioni del mondo dell'accoglienza, che da queste accuse hanno sempre preso le distanze. Ma facciamo un passo indietro. 

Per salvare i profitti anche ristorazione e turismo hanno aumentato i prezzi

Tra i servizi, i prezzi di turismo e ristorazione sono quelli cresciuti di più secondo i calcoli del Nadef

Il fenomeno inflattivo ha scosso le economie di tutto il mondo, colpendo in modo particolarmente profondo anche l’Italia, generando una perdita di potere d’acquisto e un rallentamento dell’economia che stanno mettendo a dura prova le classi medie e le fasce di popolazione più fragili, le più vulnerabili alle impennate dei prezzi, che si sono viste corrodere il potere di acquisto. La somma di due crisi, quella pandemica prima e quella legata al conflitto russo-ucraino poi, hanno generato uno tsunami che ora, a distanza di anni, si sta facendo ancora fatica ad assorbire. Il rallentamento dei commerci globali e l’impennata dei prezzi di energia e gas sono le dirette conseguenze che hanno portato molte attività a prevedere un lungo periodo di acque turbolente sul mercato e di conseguenti prezzi alle stelle. Così molte compagnie, si parla di interi settori, sono corse al riparo anticipando il rialzo dei costi per proteggere i propri profitti, di fatto contribuendo in modo significativo all'inflazione stessa, rappresentando in questo modo oltre il 60% del fenomeno inflattivo, misurato attraverso il "deflatore del valore aggiunto", un indicatore che tiene conto dell’andamento dei prezzi sia della produzione che dei consumi intermedi, attraverso il quale si può misurare il contributo delle retribuzioni e dei profitti sulle tendenze inflazionistiche. 

Per salvare i profitti anche ristorazione e turismo hanno aumentato i prezzi

L‘agricoltura è stata uno dei settori in cui il rialzo dei prezzi è stato più alto

Nadef: «Gli aumenti sono diversificati. Spiccano agricoltura, turismo e ristorazione»

Questo è il quadro emerso dall’analisi della Nadef, che cerca di sezionare il fenomeno inflazione, indagando su come si stiano trasmettendo i cambiamenti dei costi ai consumatori finali e restituendone un quadro il più possibile chiaro sui fattori scatenanti e sulle conseguenze a corto e lungo periodo. L’analisi passa sotto la lente di ingrandimento i processi della catena di trasmissione dei prezzi e si sofferma in particolare «sulla dinamica del mark-up e della quota profitti, per valutare il loro ruolo nelle pressioni inflazionistiche interne». Chiaramente ad accendere la miccia che ha portato all’esplosione dei prezzi sono stati gli aumenti delle materie prime, in particolar modo quelle energetiche, ma quello che emerge dallo studio è che la crescita dei prezzi in alcuni settori non ha rispettato l’andamento dei rialzi generali, anticipando e «aumentando sopra la norma» i prezzi finali, molto più delle necessità che i costi effettivi imponevano alle aziende. Ciò che balza all’occhio è come l'aumento sia stato disomogeneo a seconda dei settori: in comparti come servizi finanziari, fornitura di energia elettrica e gas e agricoltura, si registrano i rialzi più marcati, tra i servizi, invece, spiccano turismo e ristorazione (+13,9%), meno incisivi invece gli aumenti su manifattura e commercio. 

Nadef: «Le aziende hanno modificato le loro strategie di prezzo per tutelarsi da ulteriori aumenti dei prezzi futuri»

Alla base di questo disallineamento, si legge nella nota del Ministero, c’è «la tendenza dei margini di profitto, in quel periodo, a rafforzare le pressioni interne sui prezzi, contribuendo attivamente all’inflazione». Con “in quel periodo” si intende quella fase successiva al 2021, anno in cui erano cresciuti i costi delle materie prime e si erano contratti i profitti, seguito subito dopo da una lunga fase in cui l’aumento dei profitti delle aziende ha iniziato a rappresentare la matrice principale delle tendenze inflazionistiche, oltre il 60% dell’aumento complessivo calcolato con il deflatore. Questo significa che le imprese hanno aumentato i prezzi dei loro prodotti in misura superiore ai costi effettivi, in risposta alle perdite subite nel 2021 e all'inflazione più persistente del previsto.

Con un occhio rivolto ai deficit del periodo pandemico, molto pesanti in settori come ristorazione e Oil&Gas, e uno all’ondata inflattiva che si prevedeva più grave, pesante e duratura del previsto le aziende «hanno rivisto le proprie aspettative, modificando le strategie di prezzo per tutelarsi da possibili ulteriori forti aumenti dei prezzi degli input». In sostanza, l'inflazione esplosa nel 2022 è stata sospinta e alimentata anche dalla strategia delle imprese di aumentare i prezzi per proteggere i propri profitti. Negli ultimi periodi tuttavia questa tendenza si sta gradualmente invertendo, anche a causa dell’aumento dei tassi di interesse operato dalla Banca Centrale Europea, che sta riducendo la domanda di beni e servizi.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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