Per il 2025, l'Istat ha preliminarmente incluso i porti turistici nella macrocategoria delle "Altre attività ricreative e di divertimento" nei codici Ateco. Un errore che è stato subito segnalato dalle associazioni di settore, come Assonat-Confcommercio: «I porti turistici - ha ricordato il presidente Luciano Serra - non svolgono attività di intrattenimento, per quanto all'interno di essi possano essere presenti attività economiche operanti in tale settore. I porti turistici prestano servizi di estrema importanza sotto il profilo dell'interesse pubblico e della collettività di supporto al trasporto marittimo e per vie d'acqua interne. Per questo, in considerazione della loro funzione pubblica di supporto alle attività di ricovero e gestione delle imbarcazioni, i porti turistici sono stati sempre classificati nella categoria ATECO 52.22.09 “Servizi di supporto al trasporto marittimo e per vie d'acqua interne”».

Nel 2025, l'Istat ha inserito i porti turistici tra le "Altre attività ricreative" nei codici Ateco
Impensabile equiparare i porti turistici ad attività di divertimento
Una classificazione, ricorda Serra, «che ha consentito la regolare prosecuzione delle attività portuali durante tutte le fasi di “lockdown” legiferate durante la pandemia da Covid». È pertanto impensabile, sottolinea il presidente di Assonat «che le nostre imprese, che hanno alle spalle notevoli investimenti infrastrutturali per garantire la sicurezza delle imbarcazioni e che svolgono effettivamente le proprie attività in mare e per vie d'acqua, possano essere equiparate ad attività ricreative e divertimento».
È essenziale ancor di più oggi, in un momento così rilevante per l'economia del mare italiana con il suo primo Piano del Mare, «riaffermare le peculiarità e la centralità della portualità turistica. Per questo abbiamo convocato il 20 febbraio prossimo a Roma i primi Stati Generali della Portualità turistica italiana, nuova tappa nel percorso di definizione di un Piano strategico nazionale 2025/2027 che dia al nostro settore la giusta riconoscibilità» ha concluso Serra.