I mercati globali crollano sotto il peso dei primi dazi imposti da Donald Trump su Canada, Messico e Cina. La Borsa di Milano chiude martedì 4 marzo in forte calo, con un -3,41% e pesanti perdite per Stellantis (-10,1%), Stm (-8,3%) e Iveco (-7,7%). Anche Wall Street scivola: il Dow Jones perde l'1,26%, mentre lo S&P 500 brucia 3.400 miliardi di dollari. Ma il rischio maggiore per l'Italia potrebbe non essere solo finanziario. Le nuove imposte sui prodotti alimentari esportati negli Stati Uniti minacciano infatti di spingere ulteriormente il mercato del falso made in Italy, già fiorente negli Usa e dannoso per i produttori italiani.
A lanciare l'allarme è Coldiretti, che avverte sulle possibili conseguenze dei dazi che dovrebbero entrare in vigore dal prossimo 2 aprile. In pericolo c'è un export agroalimentare da 7,8 miliardi di euro, cifra record che potrebbe ridursi a vantaggio delle imitazioni, spesso vendute come autentiche ma prodotte senza il rispetto della qualità e delle tecniche italiane.
Un business miliardario: i falsi prodotti italiani negli Usa
Il fenomeno dell'italian sounding negli Stati Uniti, dicevamo, è già una realtà consolidata, con un giro d'affari che ha superato i 40 miliardi di euro. Il 90% dei formaggi di tipo italiano venduti sul suolo americano, infatti, non arriva dall'Italia ma da stati come Wisconsin, California e New York, dove si producono Parmesan, Asiago, Gorgonzola e persino Romano, senza però utilizzare latte di pecora. La lista è lunga e comprende anche olio d'oliva, salumi, sughi e passate di pomodoro, tutti prodotti che giocano sull'appeal del marchio “italiano” ma senza alcun legame con le vere eccellenze del nostro Paese.

Dazi Usa: il falso made in Italy pronto a invadere il mercato
Con un dazio del 25%, i prezzi dei prodotti originali salirebbero sensibilmente, spingendo molti consumatori americani verso alternative più economiche, alimentando così un sistema già in forte espansione. La Coldiretti avverte che questa situazione potrebbe aggravare la perdita di quote di mercato, già sperimentata in passato con l'introduzione di dazi nel 2019, durante la prima presidenza Trump. Secondo i dati Istat analizzati dall'associazione, nel 2020 le esportazioni italiane di frutta verso gli Usa erano calate del 15%, carni e prodotti ittici lavorati avevano registrato un crollo del 28%, mentre formaggi e confetture avevano subito una flessione del 19%. Anche il vino, nonostante inizialmente escluso dai provvedimenti, aveva perso il 6% di quota sul mercato statunitense.
Un impatto economico pesante per i produttori italiani
E secondo Coldiretti, le nuove tariffe potrebbero tradursi in un costo aggiuntivo di due miliardi di euro per i consumatori americani, con ripercussioni dirette sulle singole filiere italiane: 500 milioni di euro in meno solo per il vino, circa 240 milioni per l'olio d'oliva, 170 milioni per la pasta e 120 milioni per i formaggi. Una mazzata che, in poche parole, potrebbe compromettere il primato italiano in diversi settori agroalimentari e lasciare ulteriore spazio ai prodotti di imitazione. Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, sottolinea come la questione vada affrontata su un piano più ampio, includendo anche il tema dell'importazione di servizi dal mercato statunitense.

Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini
Secondo Prandini, «nel trattare la questione dazi si continua a ragionare solo dell'economia reale, cioè quel che si produce, ma nessuno tiene in considerazione il tema dell'importazione dei servizi che in questo caso vengono erogati dal mercato statunitense. Mettere insieme questi due aspetti diventa la vera trattativa che l'Europa dovrebbe attuare in una visione comune per evitare che ci siano forme di penalizzazione economica che non gioverebbero né al mercato europeo né a quello americano».
La minaccia dei dazi anche su auto, chip e farmaci: quanto rischia l'italia?
E mentre l'Europa osserva con preoccupazione, l'Italia potrebbe essere una delle economie più colpite da un'eventuale estensione delle misure protezionistiche di Trump. A parte il food, settori strategici come l'automotive, i semiconduttori e il farmaceutico sono nel mirino della Casa Bianca e Confindustria ha già lanciato l'allarme: un'escalation di dazi potrebbe tradursi in una perdita di competitività per molte aziende italiane che operano sul mercato americano.
A tremare sono tutti i mercati mondiali, ma anche i consumatori americani...
L'avvio dei dazi su Canada e Messico rischia intanto di incrinare ulteriormente le relazioni commerciali internazionali, ma potrebbe avere effetti immediati anche all'interno degli stessi Stati Uniti. La Commissione europea ha sottolineato come questa mossa crei «inutili incertezze in un momento in cui la cooperazione internazionale è più cruciale che mai». Ma a preoccupare sono soprattutto le ricadute economiche per l'intera area nordamericana: il valore delle importazioni dal Canada e dal Messico supera i 900 miliardi di dollari all'anno e l'economia dei tre Paesi è strettamente interconnessa. Secondo gli economisti statunitensi, questa scelta finirà per pesare direttamente sulle tasche dei cittadini, aumentando i costi di beni essenziali come alimentari, carburante e farmaci.

Trump e i dazi: preoccupano soprattutto le ricadute economiche per l'intera area nordamericana
Trudeau risponde: dazi del 25% su 107 miliardi di dollari di merci Usa
Il primo ministro canadese, Justin Trudeau, ha definito "ingiustificabili" le misure di Trump, annunciando una contromossa altrettanto pesante: Ottawa applicherà dazi del 25% su 107 miliardi di dollari di prodotti statunitensi, con un primo blocco da 20 miliardi di dollari già attivo e il resto che entrerà in vigore entro tre settimane. Trudeau ha chiarito che queste misure resteranno in piedi fino a quando gli Stati Uniti non revocheranno i loro dazi. Anche il premier dell'Ontario, Doug Ford, ha rincarato la dose, avvertendo che l'industria automobilistica del Michigan potrebbe subire gravi conseguenze nel giro di pochi giorni, con possibili chiusure di impianti e interruzioni nelle forniture di nichel ed elettricità verso gli Usa.
Cina: raddoppiano i dazi su pollo, grano e cotone Usa
E non poteva mancare la risposta della Cina. Dopo l'annuncio di Washington, Pechino ha immediatamente replicato con un rialzo delle proprie tariffe tra il 10 e il 15% su vari prodotti agricoli statunitensi, tra cui pollo, grano, mais e cotone. La mossa è stata accompagnata da un ricorso all'Organizzazione mondiale del commercio, anche se il sistema di risoluzione delle dispute del Wto è di fatto bloccato da anni proprio a causa delle politiche della Casa Bianca. Trump ha giustificato l'inasprimento delle misure contro la Cina con l'accusa di non aver fermato il traffico di Fentanyl verso gli Stati Uniti, portando così la tassazione sui prodotti cinesi dal 10 al 20%.