In occasione della Giornata mondiale delle api, che si celebra il 20 maggio e che quest’anno punta i riflettori sul ruolo chiave delle api nella produzione alimentare, Coldiretti Lombardia ha diffuso i dati aggiornati del comparto apistico regionale. Il settore si trova a fare i conti con andamenti climatici altalenanti e una crescente pressione da parte delle importazioni, spesso a basso prezzo.

La Giornata mondiale delle api si celebra il 20 maggio
Lombardia protagonista dell’apicoltura italiana
Secondo un’analisi Coldiretti su dati dell’Anagrafe Zootecnica, la Lombardia ospita circa il 10% dei quasi 1,6 milioni di alveari presenti in Italia. Un patrimonio rilevante, in un momento in cui il ruolo delle api nella biodiversità e nella sicurezza alimentare è sempre più al centro dell’attenzione pubblica. Nel 2024, secondo Coldiretti su elaborazione dell’Osservatorio Miele, la produzione nazionale è stata di circa 21.850 tonnellate, di cui 1.946 tonnellate realizzate in Lombardia, pari all’8,9%. Tuttavia, la stagione è stata segnata da condizioni meteo sfavorevoli, con escursioni termiche e piogge abbondanti che hanno compromesso molte fioriture primaverili.
Una stagione 2025 ancora incerta
Il 2025 si è aperto con un clima instabile, caratterizzato da alternanze di freddo e caldo e forti piogge. In Lombardia, molte famiglie di api sono risultate indebolite all’inizio della stagione della raccolta. Tuttavia, «con l’arrivo delle prime fioriture primaverili, gli insetti hanno mostrato una buona capacità di recupero» spiega Coldiretti Lombardia.

Oltre un terzo del miele arrivato in Italia nel 2025 è di origine extra Ue
Le frequenti piogge e gli sbalzi termici hanno limitato le rese, ma le prime rilevazioni mostrano quantitativi di miele di acacia migliori rispetto allo stesso periodo del 2024, pur non essendo ancora a livelli ottimali.
Importazioni in crescita e concorrenza al ribasso
Oltre al clima, a preoccupare il comparto apistico è il fenomeno delle importazioni a basso costo. Nei primi due mesi del 2025 sono arrivati in Italia 5,4 milioni di chili di miele straniero, di cui oltre un terzo provenienti da paesi Extra Ue. «Si tratta spesso di prodotti di bassa qualità - sottolinea Coldiretti - che finiscono per esercitare una pressione al ribasso sui prezzi del miele italiano, mettendo in crisi i produttori locali».
Etichettatura più chiara, ma non ancora sufficiente
Una possibile difesa per i consumatori e i produttori arriva dalla nuova Direttiva Ue, che introduce etichettature più trasparenti sul miele, rendendo più facile riconoscere l’origine del prodotto. Tuttavia, «manca ancora l’obbligo di indicare la provenienza del miele impiegato nei prodotti trasformati», un punto critico che limita la tutela del miele nazionale.
Consumo ancora basso, ma grande biodiversità
Il consumo medio di miele in Italia è di circa mezzo chilo pro capite all’anno, secondo Coldiretti, al di sotto della media europea di 600 grammi e ben distante dal consumo tedesco, che si attesta su 1,5 kg pro capite (dati Centro Studi Divulga). Tuttavia, l’Italia primeggia in termini di biodiversità: si contano oltre 60 varietà di miele, tra cui molte tipicità monoflora e Dop, come il Miele Varesino. «Abbiamo una ricchezza ineguagliabile - conclude Coldiretti - che va tutelata promuovendo il miele italiano, sostenendo le aziende del territorio e favorendo un consumo più consapevole e informato».