Conte: 4,3 miliardi ai Comuni e altri 400 milioni in buoni spesa

Via libera con un decreto a uno stanziamento per i Comuni, in anticipo rispetto alla scadenza di maggio. In un'ordinanza della Protezione civile i soldi che serviranno per assicurare il cibo a tutti . Scuole chiuse anche dopo il 3 aprile. Dura contestazione per il no della Voon Der Leyen alla richiesta di attivare dei coronabond per sostenere il rilancio

28 marzo 2020 | 19:26
«Abbiamo firmato un Dpcm per girare ai Comuni 4,3 miliardi a valere sul fondo di solidarietà, in anticipo rispetto alla scadenza prevista a maggio e con un'ordinanza aggiungiamo a questo fondo altri 400 milioni, un ulteriore anticipo destinato ai Comuni con il vincolo per cui questa cifra va utilizzata per le persone che non possono fare la spesa».

Giuseppe Conte

Sono questi i contenuti del nuovo decreto firmato dal Presidente del Consiglio e annunciato questa sera in conferenza stampa. «Non vogliamo lasciare nessuno da solo – ha detto Conte – anzi, dobbiamo aiutare chi è più in difficoltà». I 400 milioni di euro messi a disposizione per i cittadini più bisognosi saranno erogati dai Comuni attraverso buoni spesa, già a partire dalla prossima settimana. Serviranno per acquistare generi alimentari di prima necessità.

Il Premier ha anche rivolto un appello alle catene della Grande distribuzione, chiedendo di applicare uno sconto fino al 10% a coloro che acquistano generi alimentari con i buoni spesa.

«La ministra Catalfo e l'Inps stanno lavorando senza sosta - ha detto poi Conte -  Vogliamo mettere tutti i beneficiari della Cassa integrazione di accedervi subito, entro il 15 aprile e se possibile anche prima».

Sulla riapertura delle scuole, Conte ha confermato che non avverrà dopo il 3 aprile: «Non c’è una prospettiva di tornare all’attività didattica», ha detto. Per quanto riguarda la ripresa delle attività produttive, è ancora troppo presto, invece, per fare previsioni.

Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, anche lui in conferenza stampa a Palazzo Chigi, è tornato invece a parlare dei Coronabond, commentando seccamente le dichiarazioni della presidente della commissione Ue Ursla Voon Der Leyen. Le sue parole sui Coronabond, ha detto, "sono sbagliate". Quella indicata nella lettera dei nove capi di Stato europei «è la risposta più adeguata per uno shock simmetrico sull'economia e tutti devono essere all'altezza della sfida, anche la presidente della commissione europea».

Un gravissimo aytto dquella della presdiente della Commisisone euroepea che, allineandosi alle posizione di tedeschi e olandesi, potrebbere meettere di fatto in disucssione lo stesso equilibro istituzionale dell'Unione europea, nonchè la logica stessa dell'Unione. Nella crisi del coronavirus la Commissione europea, secondo la presidente, non pianificherebbe l'emissione di bond propri sui debiti,. In un'intervista così avvea detto: «Su questo ci sono chiari confini giuridici, e non c'è un piano. Non lavoriamo a questo». Von der Leyen dice anche che «il termine corona bond è attualmente uno slogan. Dietro ad essa c’è la questione più grande delle garanzie. E qui le riserve in Germania, ma anche in altri Paesi, sono giustificate». E scoppia il caso. Parole che fanno trenare alle fondamenta l'Unione.




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Alberto Lupini


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